"La vita ha quattro sensi: amare, soffrire, lottare e vincere. Chi ama soffre, chi soffre lotta, chi lotta vince. Ama molto, soffri poco, lotta tanto e vinci sempre."
(Oriana Fallaci)-Insomma, quale film avevate in mente?- Continuò Lorenzo, sorridendo sotto ai baffi. Non mi degnò nemmeno di un'occhiata, era concentrato sullo squadrare per bene Ettore, che se ne stava impettito davanti a lui con aria divertita. -Forse Alice nel paese delle meraviglie.- Gracchiò il ragazzone dai capelli biondi. Strabuzzai gli occhi, sicuramente non avrei mai pensato che volesse vedere un film del genere. Lo avrei visto più un tipo da "Bastardi senza gloria" o "Dunkirk", non certo da "Alice nel paese delle meraviglie", anche se era una delle storie che più amavo. Lorenzo ridacchiò. -Ti ricordi di quando la tata ci leggeva quella storia almeno un migliaio di volte a sera? Alla fine sapevo le battute a memoria.-
La tata? Loro due avevano condiviso ben più di qualche allenamento insieme. -Sì e Francesco che urlava ogni volta che spuntava lo Stregatto. Ti eri vestito per carnevale proprio in quel modo per fargli paura.- Lorenzo rise a quelle parole ed Eloise ed io rimanemmo abbastanza scioccate da come quei due si odiassero e si volessero così bene contemporaneamente. Era un rapporto molto strano, ma, nel suo insieme, risultava quasi dolce.
Mi schiarii la voce e tentai di intromettermi in quella conversazione particolare. -Non possiamo andare tutti a casa mia, i miei genitori si accorgerebbero sicuramente di qualcosa di strano.-
Lorenzo ci pensò su, picchiettandosi l'indice sul mento. Si morsicò l'interno della guancia e poi spalancò gli occhi. -Potete venire alla tenuta di caccia della Regina. È completamente isolata e nessuno sa la strada se non pochissime persone.- Eloise mi guardò, ma i suoi occhi non mostrarono sicuramente bontà nei miei confronti, anzi sembravano ispirare pura furia. Le accennai un sorriso, ma lei non ricambiò, storcendo la bocca in una smorfia inquietante. Ed ecco che si era trasformata di nuovo nella stronza di turno, Lorenzo era il suo territorio e lei cercava di tenerselo stretto il più possibile. -Forse non è una buona idea...-Tentai di dire, ma Ettore mi diede una leggera spintarella. -Dai! Ti accompagno io, ci sarò io a proteggerti.- E mi strizzò l'occhio. Avvampai in mezzo secondo, ma non feci in tempo a rendermene conto che Eloise prese la parola. -Sono d'accordo con Luce. Questa storia non mi piace. Se ci beccano, rischiamo davvero di finire nei guai. Tu, Lorenzo, non potresti nemmeno farti vedere in giro!- Il ragazzo roteò gli occhi verso il cielo, sbuffando. -Che noiose che siete. Avete due dei cavalieri più forti del Reame e state qui a lamentarvi di poter finire cotte come due polli al forno.- Ettore rise alla battuta dell'amico e annuì. -Non c'è niente di cui preoccuparsi.- Aggiunse, poi.
Scambiai un'occhiata veloce con Eloise, che sembrò essersi arresa all'idea che non sarebbe stata sola, quella notte, con Lorenzo.Raggiungemmo la casa, dove la Regina si recava a cacciare con le sue amiche e i suoi amici, che avevano dubbi gusti in fatto di sport. Vedere quella tenuta in mezzo al bosco mi fece capire finalmente come mai la Regina spesso venisse chiamata l'Artemide del Reame. Io, in realtà, non approvavo minimamente la pratica della caccia, anzi la odiavo proprio. Io e le mie amiche avevamo più volte aderito alle proteste durante il periodo dell'apertura della caccia, ma il Re le aveva soppresse tutte, mandando l'esercito in persona a cacciarci via. Rabbrividii entrando nella dimora, completamente in legno. La prima cosa che mi colpì fu un enorme camino, grosso quasi quanto la parete che lo ospitava. Aveva un tronco di un albero incastonato, su cui erano fissati dei chiodi, dove la Regina aveva appeso chiavi, fazzoletti di seta, portafortuna e altre cose. Guardai in alto e le travi in legno scricchiolarono, facendomi tremare. Eloise ci fece accomodare sul divano in simil camoscio e ci servì della cioccolata calda. Afferrai la tazza e annusai la bevanda, sia mai ci avesse messo qualche veleno mortale. -Dov'è Lorenzo?-
-Si era dimenticato che sareste venuti, si sta facendo una doccia.- Poi distolse lo sguardo. Tipico di Lorenzo, dimenticarsi delle persone. Dimenticarsi di me. Da quando era successo quel casino nel bosco, lui non aveva più provato ad avvicinarmi o a parlarmi. Era freddo e distaccato con me, anzi pareva cercasse lo scontro, come se la colpa di ciò che era accaduto fosse soltanto mia. Io già mi davo le colpe per tutto, se poi ci si metteva anche lui era finita.
Deglutii a fatica e poggiai la tazza bollente sul tavolino in legno lavorato davanti a me, sistemandolo sopra ad un posa bicchiere di carta. -Eloise, mi potresti mostrare la cucina? Vorrei preparare qualche tazza di pop corn da sgranocchiare davanti al film.- Esordì Ettore, raggiungendo la ragazza con due falcate. Lei annuì e lo portò con sé, svanendo entrambi dietro ad un arco in legno. Io restai seduta con le mani sulle ginocchia e gli occhi frenetici intorno a me. Per fortuna non c'era nessuna traccia di teste di animali uccisi appese sulle pareti, come ero abituata a vedere nei film. Picchiettai le dita e un leggero sospiro, non mio, mi fece accapponare la pelle. Girai la testa verso la mia sinistra e mi accorsi che Lorenzo aveva appena sceso le scale e mi stava fissando. Aveva i capelli ancora umidi e indossava una tuta grigia. Deglutii e portai lo sguardo davanti a me, senza proferire parola. -Sei comoda?- Disse, con la voce roca. Mi vennero i brividi. Annuii, senza guardarlo. Lui schioccò la lingua sul palato. -Dove sono quell'altri due?-
-A preparare i pop corn.-
-Odio i pop corn.- Ribatté subito. Poi si mise a sedere di fronte a me, su una poltroncina in velluto verde. Si distese e si mise comodo, allungando una gamba in avanti e portandosi la mano sotto al mento. L'anello in argento brillò sotto alla luce della lampada vicino a lui. -Che mi racconti?- Continuò. Alzai lo sguardo immediatamente, aprendo la bocca. Aveva quella faccia tosta? Dopo avermi trattata come quella che gli aveva messo in pericolo la vita?
-Stai scherzando, spero.- Dissi a denti stretti. Lui scosse la testa. -Sto soltanto cercando di fare conversazione.-
-Non importa, grazie.- Ripresi in mano la tazza bollente e bevvi un sorso di cioccolata calda, sperando che quella bevanda mettesse a tacere la mia rabbia.
Lui sospirò rumorosamente. -La lingua lunga non ti manca.- Rise. -Mi mancavano un po' le tue risposte acide.-
Roteai gli occhi al cielo. -Senti, Lorenzo, se hai voglia di giocare con me, io non ho voglia.- Strinsi la tazza. -Pensavo fossi morto e ho pianto tutte le lacrime che avevo in corpo, dandomi anche la colpa di quello che ti era successo.- Alzai il tono della voce. -Poi scopro che sei vivo, ma tu mi dai davvero la colpa di essere stata la causa del tuo rapimento e della tua presunta morte. Sei distaccato, freddo e nemmeno mi guardi negli occhi.- Mi vennero le lacrime, ma le rigettai indietro. Lui non si smosse. Non cambiò espressione né si intenerì nel sentire la mia voce spezzarsi per l'emozione, era come un pezzo di ghiaccio. Poi si inclinò con la schiena in avanti. -Io non ti incolpo per quello che mi è successo, ma per la tua ingenuità. Cosa pensavi di fare? Wonder Woman? Hai messo a rischio la tua di vita e questo non lo posso accettare.-
Mi si chiuse lo stomaco e le orecchie mi fischiarono. -Cosa intendi?-
-Che non può funzionare tra noi. Io sarò sempre il ricercato da fare fuori, perché io sono il legittimo Re. Io avrei vinto la sfida ed io avrei regnato sul nostro Reame. E tu? Vuoi davvero passare brutti guai per colpa mia?- Si passò una mano tra i capelli. -Non ne vale la pena.- Concluse, rigettandosi indietro sulla poltroncina. Quelle ultime parole mi risuonarono nella testa dolorosamente: "non ne vale la pena". Io non valevo la pena per lui.
-Decidi tutto tu. Chi te lo dice che abbia cercato di salvarti per amore? L'ho fatto per la giustizia.- Lorenzo rise, ironico. -E avresti messo la tua vita in gioco perché era "giusto"?-
Io annuii, convinta. Lui rise, scuotendo la testa. -E allora perché te la prendi se sono freddo con te? Tra noi due non c'è stato niente se non qualche bacio di troppo.-
Sbuffai, in preda all'ira. -Qualche bacio di troppo? Mi hai sempre cercata te! Non mentire a te stesso, non cercare di sminuire quello che hai voluto anche tu.-
-Lo faccio con tutte, non sei speciale.-
Spalancai gli occhi. Sentii la rabbia risalire ogni singola vena per darmi la forza di urlargli contro. Avrei voluto alzarmi in piedi e scappare via, ma non gliel'avrei data vinta. -Smettila con questi discorsi adolescenziali. Non ci credi nemmeno te. Ammetti che ti attraevo.-
Lui annuì, picchiettandosi il mento con le dita inanellate. -Sì e quindi?-
Abbassai lo sguardo. -Quindi nulla.-
Ettore ed Eloise entrarono in sala, con due tazze piene di pop corn. Il loro sorriso si spense non appena si accorsero della tensione tra me e Lorenzo. Ettore fece qualche passo incerto verso di me. -Stai bene? Hai la faccia tutta rossa.- Dopo quella domanda divenni ancora più paonazza. L'atteggiamento di Lorenzo mi faceva perdere anni di vita, ogni volta risvegliava in me quella rabbia e quella forza che nemmeno credevo di avere. -Devo soltanto prendere una boccata d'aria.- Bisbigliai, alzandomi in piedi. Mi lisciai i pantaloni spiegazzati ed Ettore fece per venirmi dietro, ma lo fermai con una mano alzata. -Vado da sola, tra cinque minuti sarò qui di nuovo.- Sorrisi appena. -Intanto scegliete un film.- Lui mi guardò allontanarmi e uscire sul retro, senza fiatare.Alzai gli occhi verso il cielo stellato e presi un bel respiro di aria pulita. Non tirava nemmeno un briciolo di vento, vi era proprio calma piatta. Ripensai alle parole di Lorenzo e il solito nodo alla gola mi impedì di buttare giù la saliva. Dovevo togliermelo dalla testa, dimenticarlo definitivamente. Non avevo speranze di piacergli in quel senso, per lui ero stata un gioco. Io ci avevo creduto e avevo sbagliato, mi meritavo di meglio. Non potevo restare attaccata con le unghie e con i denti ad una cosa che non mi avrebbe portato a niente, ad una persona che diceva che non ero speciale. Io volevo qualcuno che mi volesse davvero, non che giocasse con i miei sentimenti. Improvvisamente sentii un ramo troncarsi. Strizzai gli occhi nell'oscurità, mentre il cuore cominciò a battere forte. Sentii altri rami spezzarsi. C'era qualcuno lì fuori. Poi i cespugli si mossero e fu strano, visto che non c'era nemmeno della leggera brezza da poterli smuovere. Mi voltai e rientrai in casa, correndo verso la sala principale. I rumori dietro di me si fecero sempre più vicini e nitidi. -Sta arrivando qualcuno!- Urlai. Entrai nel soggiorno ed erano già tutti scattati in piedi. Ettore e Lorenzo si guardarono e poi annuirono all'unisono. Ettore si lanciò verso di me e mi prese per mano. -Dobbiamo andarcene.-
Boccheggiai, in preda all'ansia. -Perché? Chi sono?-
Lui scosse la testa e mi condusse con lui verso l'auto con cui eravamo arrivati lì. Lorenzo ed Eloise erano dietro di noi. -Noi prendiamo la Jeep parcheggiata lì, voi prendete il Suv e andate per il sentiero nascosto.- Gridò Lorenzo, facendo oscillare un mazzo di chiavi. Io mi voltai indietro e feci appena in tempo nel vedere il terrore nello sguardo di Eloise. Poi fui letteralmente lanciata in auto. Ettore partì con una sgommata e si infilò nel bosco. Lorenzo era dietro di noi. Ad un certo punto la Jeep sparì e ci ritrovammo soli io ed Ettore in quel sentiero. Guardavo la strada che ci lasciavamo dietro costantemente, sperando di rivedere l'auto dove erano Lorenzo ed Eloise, ma ad un certo punto scorsi due fari in lontananza. Ettore imprecò, sbattendo le mani sul volante. -Sarà difficile seminarli.-
-Sono gli uomini del vecchio Re, vero?- Domandai con la voce tremante. Ettore non rispose, ma quel silenzio fu la conferma di ciò che temevo. Avevano aspettato che fossimo soli per attaccarci. -Non dovremmo chiamare la Regina e avvisarla?-
Lui scosse la testa. -Ha dato a me il compito di proteggerti. Lei non può formalmente intervenire nelle faccende del Re.- E sterzò, prendendo una curva stretta e grattando la portiera sul tronco di un albero. Io rotolai dalla parte opposta e picchiai la testa. -Scusa, ma se non faccio così, ci staranno alle calcagna fino alle cascate.-
Cascate? Quali cascate? Vivevo da ben ventitré anni in quel paese e mai avevo sentito parlare di cascate, se non delle cascate della Morte. Improvvisamente una lucina si accese nel mio cervello. Le cascate della Morte si trovavano proprio fuori al bosco Grigio, quel bosco che stavamo percorrendo a tutta velocità con il suv. Pregai soltanto che non si trattasse proprio di quelle cascate maledette.
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Eppure fuggo •A royal love story•
Lãng mạn{COMPLETATA} {Scene esplicite} Il mondo non è come lo immaginate. Così simile al nostro, eppure così principesco, che farci un salto dentro sarebbe un sogno. Ma siete sicuri di voler incontrare anche il lato oscuro di questa realtà? Luce è una stude...