CAPITOLO 8 - Masquerade

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Masquerade


_ Miguel_

Quella mattina, Lamia mi fece convocare nell'ufficio di suo marito.
Quando entrai l'odore di Amelie divenne quasi insostenibile, ma feci spallucce e sigillai il turbamento dietro ad un'inflessibile maschera di calma e compostezza.

<< Buongiorno, contessa...>> dissi baciando la mano di Lamia, ma come suo solito fece una smorfia di disgusto.

Aspettai che Amelie mi guardasse, ma niente. Se ne stava col capo girato dall'altra parte fingendo di esaminare i complicati arazzi settecenteschi appesi alla parete.

<< Buongiorno anche a voi, milady.>> dissi con finta riverenza, dirigendomi verso di lei.

Non appena mi vide avanzare per afferrarle la mano, scattò in piedi, lo sguardo che non superava la soglia delle mie scarpe.

<< B- buongiorno!>> borbottò senza alzare gli occhi.

Le afferrai la mano e - sfidando la voglia di affondarle le zanne nel polso - le sfiorai delicatamente il dorso con le labbra. Una piccola scossa elettrica attraversò la mia pelle e a giudicare dal sussulto, anche la sua. Non appena le lasciai la mano, lei se la portò meccanicamente vicino al volto. Si vergognava, lo si capiva dai battiti accelerati del cuore e dall'espressione facciale... come se avesse scritto il logo "imbarazzo" sulla fronte, a caratteri cubitali.

<< Ora basta, Miguel. Siediti, per cortesia.>> intervenne Lamia in tono arcigno.

Feci come diceva e una volta seduto, divaricai le gambe per rilassare un po' i muscoli.
Guardai verso Amelie.
Era semplicemente adorabile quella mattina. Indossava un vestito molto semplice, di soffice mussola azzurra, che ben s'intonava al colore della sua pelle. Un nastro del medesimo colore le incorniciava i capelli sciolti, facendola sembrare una bambolina di porcellana.
Mi lasciai sfuggire un ghigno divertito.
Se ne stava tutta impettita, dritta come un fuso a pasticciare nervosamente con le dita. Era tesa, agitata, completamente nel pallone.
D'un tratto, Lamia simulò alcuni colpi di tosse per richiamare la mia attenzione.
Evidentemente, la irritava parecchio il fatto che indugiassi più del dovuto su Amelie.

<< Perché mi avete fatto convocare, contessa?>> dissi rivolgendole il più glaciale degli sguardi.

<< Beh... Miguel, credo che tu sappia del ballo che questa sera si terrà a Sapphire Hill, la residenza dei Woodville. >> feci segno di sì con la testa, era ovvio che ne fossi al corrente, ma non avevo la benché minima voglia di andarci.

<< E con ciò?>> domandai, sferzandole un sorriso tagliente. << Cosa dovrebbe importarmene?>>

Amelie strinse i pugni.

<< Madre, lasciate stare! Sapete benissimo che non sono d'accordo! Anche Eva è senza cavaliere, quindi non vedo il perché di questa riunione! Vi prego! Non voglio avere niente a che fare con quest'individuo!>> supplicò con voce tremante.

Mi fu quasi impossibile non sorridere.

<< Quindi, volete che questa sera vi faccia da cavaliere, eh... milady?>>

<< No! Assolutamente no!>> gridò terrorizzata, guardandomi in faccia per la prima volta da quando ero entrato.

<< Si, Miguel... per favore>> s'intromise Lamia.

<< Signore, decidetevi! >> proruppe il conte James entrando nella stanza.

Di scatto guardai l'uomo imponente con i baffi e la barba castani che si avvicinava alla moglie per salutarla con un bacio.
Dalla notte in cui ero sceso nei sotterranei, quella porta semi invisibile non si era più riaperta.
Avevo cercato di investigare sulla faccenda, ma sia il dottor Ravaléc che il conte, erano stati ben attenti a non lasciare tracce.
Non c'era nulla che potessi fare, almeno per il momento.

Rosso Scarlatto - Prima Parte: Virgo IntactaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora