CAPITOLO 26 - Come Un Fantasma

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Come Un Fantasma


_ Miguel_

I rumori della città appena destata filtravano attraverso le spesse pareti del piccolo studio londinese, mentre all'altro capo della stanza, la contessa Lamia esaminava con attenzione i rapporti della Scotland Yard in merito all'incendio.

<< "Catastrofico incidente" dicono! "Malfunzionamento delle caldaie!">> esclamò irritata, << Quante sciocchezze in una sola pagina!>>

Richiusi silenziosamente la porta alle mie spalle, facendo un lieve inchino che venne prontamente ignorato.
Alla mancata risposta da parte sua, feci spallucce e senza chiederle il permesso, mi sedetti di fronte a lei.

<< Vi trovo in forma.>> la salutai, incrociando le braccia al petto.

Lamia si limitò ad alzare gli occhi dal foglio, facendo un segno d'assenso col capo.
Era tesa e di pessimo umore. Sembrava quasi che il suo corpo, involontariamente, emanasse energie negative visibili ad occhio nudo. Lascia vagare liberamente lo sguardo in quell'ambiente così estraneo, asettico, ostile.
I bei mobili erano stati coperti da lunghi teli bianchi, mentre gli oggetti d'arredamento più costosi e delicati erano stati diligentemente imballati in teche di legno. Solo qualche dipinto a sfondo paesaggistico o floreale era rimasto dov'era; ultimo stendardo di ricchezza volto a decorare le spoglie pareti dello studio.
Infine, cumuli di vecchi libri contabili erano stati abbandonati a terra, nella costante attesa di essere imballati anch'essi.
Il tutto, si ripeteva più o meno costantemente in ogni stanza, contribuendo ad accentuare fino all'inverosimile il senso di desolazione ed abbandono che abbracciava l'intero edificio.
Eravamo in partenza, quindi a cosa serviva tirar a lucido la casa londinese di May Fair?
Ormai erano passate due settimane da quella maledetta notte, eppure c'era ancora molto lavoro da sbrigare a riguardo: le indagini della polizia andavano depistate, le banche rassicurate e le numerose spese mediche saldate il prima possibile.
Non c'era tempo da perdere.
Non quando si doveva lasciare Londra in fretta e furia.
Nel frattempo la gente bisbigliava, lavorava di fantasia, inventando storie e congetture riguardo a quello che era accaduto, ma tutti concordavano su un unico punto: sembrava che l'intera famiglia von Kleemt stesse fuggendo, come se avesse il diavolo alle calcagna.
Beh... riflettendoci bene, era proprio così.
Strinsi i pugni e trattenni il fiato; ripensare a quella faccenda mi faceva ribollire il sangue di rabbia, ma non potevo permettere a me stesso di ricadere in quel baratro oscuro, senza fondo... non quando c'era in gioco la sicurezza del mio Piccolo Tarlo.

<< Allora?!>>

La contessa aveva tossito più volte per richiamare la mia attenzione, ma solo in quel momento mi ero reso conto che mi stava parlando .

<< Dicevate?>> dissi con aria annoiata.

<< Ravaléc! Cos'hanno trovato i poliziotti a riguardo?>>

<< Niente.>> risposi con calma, << Ancora non hanno identificato il corpo. Non potevo permettere che lo trovassero... non con il petto in quelle condizioni e la gola squarciata. La scoperta di un omicidio finirebbe per attirare troppe attenzioni sulla vostra famiglia, quindi mi sono premurato di farlo sparire.>>

<< L'hai carbonizzato?>>

Annuii con la testa.

<< Quella stessa sera, contessa. Non ve ne ho parlato per rispetto alle vostre condizioni.>>

Lei sbuffò, poi inclinò la testa leggermente di lato. I bei lineamenti del suo volto erano contratti da un'espressione interrogativa.

<< E dov'è ora?>>

Rosso Scarlatto - Prima Parte: Virgo IntactaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora