CAPITOLO 21 - Promesse

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Promesse

_ Miguel_

I colori dell'alba filtrarono attraverso i vetri delle finestre, tingendo le pareti della mia stanza di calda luce dorata.
Mi richiusi la porta alle spalle, velocemente, stando bene attento a non emettere alcun suono.
In fin dei conti, erano pur sempre le cinque del mattino. Ed io non volevo essere scoperto, non quando la situazione era così delicata.
Scostai dal letto le pesanti coperte, adagiando dolcemente Amelie sul materasso.

"Maledizione!" imprecai a mente.

L'ansia mi divorava lo stomaco.
Con dita esitanti le accarezzai lievemente il volto cereo, esangue, soffermandomi per alcuni secondi sulle labbra.
Erano rigide, fredde... quasi violacee. Ma mi tranquillizzai nel vedere il suo petto alzarsi ed abbassarsi regolarmente, gli occhi chiusi, il respiro pesante.
Mi sedetti sul bordo del letto, non potendo fare a meno che provare un profondo odio per me stesso. Se davvero le fosse successo qualcosa, non me lo sarei mai perdonato!
Le afferrai una mano gelida, portandomela all'altezza delle labbra.
C'era ben poco da fare, ora. Non mi rimaneva che aspettare.
Prima di lasciare i sotterranei le avevo somministrato qualche goccia del mio sangue, che il "caro" dottor Ravaléc aveva provvidenzialmente dimenticato all'interno del laboratorio. Non ricordavo né quando, né come me l'avesse prelevato, ma fatto sta che trovarlo lì, ben nascosto fra le altre fialette di sangue... era stato un autentico colpo di fortuna.
Depositai un casto bacio sulle labbra di Amelie, che con il passare del tempo stava riacquistando sempre più colore.
Nel constatarlo, tirai un sospiro di sollievo.
Finalmente gli effetti curativi del mio sangue si stavano manifestando.
Tolsi lentamente le fasciature, facendo ben attenzione a non farle male. Non potevo rischiare di svegliarla, anche perché quelle ferite si stavano cicatrizzando bene... ancora un po' di riposo e sarebbero svanite del tutto.
Rimasi a guardarla a lungo, passando le dita tra le onde scompigliate dei suoi capelli.
Adoravo quella sensazione, i grovigli setosi, la morbidezza dei boccoli sotto i polpastrelli...  
Improvvisamente, il suo respiro da profondo e regolare com'era si fece veloce, agitato, pareva che stesse correndo. Il suo petto cominciò ad alzarsi ed abbassarsi convulsamente, mosso da spasmi spaventosi.

Ma che le stava succedendo?

Preoccupato dal suo comportamento, la strinsi a me, ancora di più, cercando di bloccare i movimenti involontari del suo corpo.

<< Chi sei?!>> urlò a squarciagola, senza però aprire gli occhi.

Stava sognando... ma era possibile che un incubo, potesse scuoterla così tanto?

<< Chi sei?!>> ripeté, la voce strozzata dal terrore.

<< Ti prego, lasciami in pace!>>

Si dimenò come un'ossessa, cercando di sfuggirmi dalle braccia. Glielo impedii, ma con le unghie graffiò parte del mio volto e del petto ancora nudo. 

<< Shh, va tutto bene...>> le sussurrai all'orecchio, cullandola dolcemente, avanti e indietro, come se stessi stringendo a me una bambina.

<< Va tutto bene...>> continuai a dire.

Con mani esitanti, le scostai i capelli dalla fronte madida di sudore.
La sua pelle scottava: era fuoco incandescente. Io provavo a domare quelle fiamme impazzite, ma solo dopo alcuni secondi i suoi movimenti divennero deboli, sempre più fiacchi, fino ad arrestarsi del tutto.

Che strano.

Eppure mi sembrava che tutto ciò non avesse avuto luogo, tanto che temetti di esser stato vittima di un'allucinazione. 
Non saprei dire con esattezza per quanto tempo restai in quelle condizioni, stringendola a me con forza, eppure rimanemmo così per delle ore.
Vidi i raggi del sole spostarsi sulle pareti, cambiar forma alle ombre, finché non fui certo di poter interrompere il contatto tra i nostri corpi.
Avevo l'impressione che se solo mi fossi separato da lei, Amelie sarebbe potuta svanire nel nulla, come una sagoma indistinta tra la nebbia.

Rosso Scarlatto - Prima Parte: Virgo IntactaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora