CAPITOLO 33 - Sangue Del Mio Sangue

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Sangue Del Mio Sangue


_ Miguel_


Dov'era finita Lilith?

Un principio di congelamento dilagò all'interno del mio corpo.

Si sparse silente, sottopelle, fino ad irrorare di ghiaccio i miei vasi sanguigni.

Quella sensazione mi graffiò il respiro.

<< Ti amo...>>

Un suono fievole, sottile, delicato come il canto del vento.

Pareva arrivare da un posto remoto, lontano, trascinato dalla brezza della sera... ma al contempo, era tanto vicino da poterlo palpare con le dita, quasi fosse qualcosa di vivo, scalpitante... solido.

Ed infine, come in un sogno... mi sfiorò.

Un tocco, una lieve pressione, le mie spalle circondate da un paio di braccia esili.

E quel profumo.

Colto dal panico, un mi staccai dalla giugulare pulsante della mia vittima.

Un flutto scarlatto le scivolò dolcemente sulla sua pelle nivea, aggirò la clavicola e raggiunse la scollatura della camicia da notte, inzuppandola di rosso.

All'inizio non compresi pienamente la situazione; avevo la vista ancora offuscata dal desiderio e la mente in subbuglio, assillata da una miriade di sensazioni differenti.

Era come se l'energia dell'universo si stesse concentrando all'interno del mio corpo, rigenerandomi le cellule, il sangue, l'intero sistema nervoso.

Mi sentivo nuovo, rinato... onnipotente.

La fame si era estinta del tutto, lasciando spazio ad un totale senso di appagamento e beatitudine.

Quanto tempo era passato dall'ultima volta in cui mi ero sentito così bene?

Chiamai a raccolta i miei ricordi, trovando null'altro che l'immagine di Amelie tra le mie braccia, il suo collo disteso e i miei denti conficcati nella sua carne.

Ormai esisteva solo lei, nella mia testa... lei, e quel suo sangue così speciale.

Il sapore delizioso che mi riempiva il palato, lo ricordava terribilmente: stessa consistenza, stesso aroma, stesso gusto impareggiabile.

Sapeva di miele, ruggine e ambrosia: il nettare degli Déi.

Poi abbassai lo sguardo sul materasso, sulla ragazza che giaceva supina sotto il peso del mio corpo... ed impallidii.

Un brivido gelato mi attraversò la spina dorsale, vertebra dopo vertebra, istantaneamente, sortendo l'effetto di una doccia ghiacciata.

Oh, no!

Ma che cosa avevo fatto?!

<< Amelie...!>> gridai disperato, i polmoni in procinto di scoppiare.

<< Maledizione, Amelie! Sei tu?! Sei proprio tu?>>

Il mio Piccolo Tarlo cercò in tutti i modi di annuire, ma al minimo movimento, la ferita al collo cominciava a sanguinare copiosamente.

La vidi stringere i denti e strizzare gli occhi; le faceva male, talmente tanto da non riuscire nemmeno a piangere.

<< S-sì, Miguel. Sono io... >> mi rispose a stento, << Ma... perché mi hai chiamato in quel modo? Chi è Lilith?>>

Rosso Scarlatto - Prima Parte: Virgo IntactaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora