CAPITOLO 47 - L'Arena

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L'Arena

_ Miguel_

Lassù, in alto, oltre il buio delle prigioni e le stravaganti bizzarrie degli alloggi e delle camere di rappresentanza, si stagliava un lungo corridoio cosparso di porte.
Era un luogo buio, misterioso, illuminato a malapena dal tenue luccicore delle torce.
Le mura erano spoglie, verniciate di bianco, ed il soffitto incredibilmente basso; dava quel senso di claustrofobica chiusura, di tomba, come se da un momento all'altro le pareti dovessero crollare su loro stesse e seppellirci al disotto delle macerie.
Più mi guardavo in giro, più mi mancava l'ara.
In quasi centocinquanta anni di onorato servizio all'interno dell'Ailthium, avevo attraversato quell'androne in sole tre occasioni.
Tutte e tre finite inevitabilmente male.
Come da manuale, i processati erano stati dichiarati colpevoli e di conseguenza, puniti con la pena capitale: l'aquila di sangue.
Una tortura orrenda, inumana, che consisteva nel separare le costole della vittima dalla spina dorsale.
Le ossa erano spezzate in maniera tale da farle sembrare effettivamente un paio d'ali insanguinate, dopodiché, i polmoni venivano estratti dalla gabbia toracica per poi essere adagiati sulle spalle.
Il tutto, mentre il condannato era ancora in vita.
Il solo pensiero bastava a ghiacciarmi il sangue... ma l'avrebbero fatto anche con me?
All'improvviso, un tocco gelido mi riportò alla realtà.
Era Cassandra, che con la punta delle dita mi aveva appena sfiorato una guancia.

" Oh no... " parlò all'interno della mia testa, "Non solo..."

" Che c'è? Il Consiglio non si fida del suo boia?" le risposi.

Il suo sorriso si allargò impercettibilmente, e i suoi occhi d'onice scintillarono come diamanti.

" Tutt'altro, mio caro... Non si fidano di te. Non abbiamo mai processato uno della tua stirpe, quindi gli Anziani pensano che nonostante tutto... riuscirai a sopravvivere all'Aquila di Sangue.Quindi, vogliono accertarsi che la tua dipartita sia... definitiva."

La guardai con finto stupore, sollevando subito dopo le labbra in un sorriso sghembo, arrogante.

" Dipartita definitiva..." ripetei, " E come, di grazia?"

I suoi polpastrelli interruppero il contatto, ed in un turbinio di stoffe, la vidi voltarsi per poi accelerare il passo.

- Lascialo a me, Jorge.- intimò al Molossis che reggeva le mie catene.

L'uomo la fissò per un attimo interdetto, dopodiché obbedì agli ordini della strega, lasciandole in mano le redini della situazione.
Ma non appena gli anelli metallici sfiorarono la sua pelle, una violentissima scossa elettrica attraversò l'oggetto inanimato, facendomi dimenare e gridare al dolore.
Quello non era niente: solo un assaggio, un avvertimento.
Una gratuita dimostrazione di forza, volta unicamente a farmi comprendere chi fosse, tra noi due, ad avere il coltello dalla parte del manico.
Brutta stronza...
Se non avessimo stipulato quel patto, le sarei saltato al collo senza alcuna esitazione.
Che sapore disgustoso poteva mai avere... il sangue di una strega tanto vecchia?
Morivo dalla voglia di scoprirlo, ma più di ogni altra cosa al mondo, di cancellarle quel sorrisetto sardonico dalla faccia.
Non riuscivo a sopportarlo.

- Eccoci arrivati, Sterminatore...- tuonò lei, girandosi un'ultima volta a guardarmi.

I suoi occhi sembravano più scuri della morte, senza fondo... erano tenebra liquida.
Ci eravamo fermati, sì.
Proprio lì di fronte.
E non me n'ero minimamente reso conto.

- Ma bene...- mormorai tra me e me.

Alzai lo sguardo sull'enorme portone di bronzo che mi stava di fronte, notando immediatamente le affascinanti raffigurazioni che vi erano scolpite sopra.
Saltavano subito all'occhio, e in un certo qual senso... incutevano persino terrore.
Ma non mi lasciai spaventare dall'incredibile verosimiglianza del metallo fuso, né tantomeno dalla maestosità di quei corpi intrecciati.
Ogni cosa era finta, mera imitazione... nulla più che vuoto decorativismo.
La parte superiore del portone, si chiudeva con una forma ogivale, dalla quale spuntava un bassorilievo rappresentante un sole, con al centro l'imponente sagoma della Chimera, indiscusso araldo dell'Ailthium.
Poi, più in basso, si stagliava un intricato groviglio di membra intrecciate: c'erano angeli, diavoli, orrende belve alate e una moltitudine di fiamme recalcitranti.
Il tutto farcito da strani rilievi e simboli esoterici.

Rosso Scarlatto - Prima Parte: Virgo IntactaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora