CAPITOLO 24 - Cibo Per Demoni

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Cibo Per Demoni


_ Amelie_

Improvvisamente, udii in lontananza l'eco di una voce femminile.

"Amelie..." m'implorava, carezzandomi mellifluamente l'orecchio. " Svegliati! "

Oh... era così maledettamente famigliare!

Dov'era che l'avevo già sentita?

Chiamai a raccolta tutti i miei ricordi, trovandovi all'interno null'altro che un'enorme distesa desertica.

Possibile che non riuscissi ad identificarla?

Eppure era una voce così fuori dal comune, dal timbro deciso, squillante, soave...

"Amelie!" insistette ancora una volta.

Feci per risponderle, ma d'un tratto avevo perduto la facoltà di parlare: le mie labbra si muovevano a stento, senza emettere alcun suono, mute, come l'inesorabile scorrere del tempo.
Poi ogni cosa mutò.
Da lieve e sommesso, il suono di quella voce si fece sempre più acuto, stridulo, insistente... finché non sentii quel rumore assordante rimbombarmi nelle orecchie, aspro come il fragore di un vetro spezzato.

<< Amelie! Riapri gli occhi... coraggio! Devi svegliarti!>> urlò con forza, cambiando improvvisamente sia il tono che il timbro.

Era diversa. Non sembrava nemmeno appartenere alla stessa persona.

<< Ti prego!>> supplicò, scuotendomi le spalle quasi con violenza.

L'immediato spavento mi fece sussultare, mozzandomi il respiro in un battito di ciglia.

Ma cos'era successo?

Senza rendermene conto avevo spalancato gli occhi, ma la mia vista era debole e offuscata. Davanti a me non vedevo niente, se non il contorno poco definito di una sagoma scura.

<< Ce la fai ad alzarti?>> mi chiese, prendendo forma nel volto di Eva.

Guardai mia sorella per alcuni secondi, stentando quasi a riconoscerla: aveva la vestaglia stropicciata, sporca di fuliggine, i capelli spettinati e il viso terreo.
Tremava di paura.
Con molta fatica piantai le dita nel terreno umido, facendo leva sulle braccia per alzarmi.
Lei mi diede una mano, sorreggendomi prontamente quando le ginocchia ancora troppo deboli per sopportare del tutto il mio peso, cedettero.

<< Stai bene?>> fece preoccupata, gli occhi verdi leggermente lucidi.

Annuii senza parlare.
Avevo la netta sensazione che se l'avessi fatto, la mia gola sarebbe andata a fuoco... proprio come la casa che bruciava davanti ai nostri occhi.
Poi, un pensiero mi folgorò all'istante, rubandomi il respiro.

Dov'era Miguel?

Con il terrore nel cuore, girai su me stessa, facendo vagare ansiosamente lo sguardo dappertutto. Ma ormai era notte e l'intenso bagliore emesso dalle fiamme, era la sola fonte d'illuminazione che avevamo. Le ombre ci avvolgevano come una soffice cappa, disegnando a terra macabri scenari di morte... e fu proprio allora che mi resi definitivamente conto della situazione.
Ci trovavamo nei giardini, in un accampamento provvisorio, circondate da urla, corpi mutilati e odore di carne bruciata.
Insomma, il caos più totale.
Chi era stato così fortunato da scampare all'incendio incolume, ora faceva quello che poteva per aiutare gli altri. Alcune cameriere accudivano i feriti, altre adagiavano i cadaveri sull'erba fresca, mentre dei valletti armati d'acqua cercavano inutilmente di domare le fiamme.
Ma di Miguel nessuna traccia.
Chiusi le mani attorno a quelle di mia sorella, guardandola con gli occhi ricolmi di lacrime.

Rosso Scarlatto - Prima Parte: Virgo IntactaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora