CAPITOLO 10 - Il Marchio

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Il Marchio


_ Miguel _

Era notte fonda.
Nell'aria aleggiava una leggera nebbiolina gialla, sordida e maleodorante che, alla luce dei lampioni sembrava densa come crema. I vecchi vicoli dell'East-End brulicavano di gente poco raccomandabile: persone di malaffare, tra cui mendicanti, ladri, ubriaconi e prostitute.
Sul ciglio della strada, si ergeva un antico palazzo ormai in rovina con i muri sgretolati e gli infissi rotti.
Portai una mano nel taschino interno e tirai fuori quel maledetto foglio di carta. Lo fissai disgustato, poi, alzai lo sguardo verso la catapecchia che avevo di fronte.
No, evidentemente non c'erano dubbi.
Sulla porta d'ingresso, si levava un'insegna rossa con la scritta gialla, danneggiata e sbiadita dalle intemperie. "Black Widow" così c'era scritto, e così era riportato anche sul biglietto che mi aveva consegnato Lamia qualche ora prima. Ritornai a guardare l'insegna fatiscente, e sì... doveva sicuramente trattarsi di un bordello.
Sospirai, riponendo con calma la lettera al sicuro. Dopo qualche secondo di esitazione, entrai nel locale, coprendomi il volto col colletto del mantello. C'era puzza di tabacco, rum e oppio. Ma bene, circolava anche del costoso laudano.

<< Ehi! Bel tenebroso! >> vociò una donna seduta placidamente sul ciglio della porta.

Nella confusione mi aveva afferrato il braccio.

<< Per due scellini, sono tua tutta la notte!>>

La guardai per un secondo. Poteva avere più o meno quarant'anni ma li portava male: del grasso misto a sudore e sporciza gli colava fra le pieghe del doppio mento, finendo fra l'avvallamento dei grossi seni scoperti.
No, decisamente non era lei che stavo cercando.

<< Mi dispiace madame, non posso aiutarvi.>> dissi scrollandomela di dosso.

<< Oh! Ma per te, bel tenebroso posso anche darmi gratis!>> urlò alzandosi faticosamente in piedi, ma la ignorai e passai oltre.

L'odore di alcol e sesso impregnava l'aria come una pestilenza, costringendomi a non respirare.
Notai con sorpresa che il locale era piuttosto spazioso; si sviluppava in lunghezza ed era diviso in vari scompartimenti da logori separé in legno.
Ovviamente ciò non bastava a mantenere la privacy.
Una macchia nera e dalla forma indistinta, catturò la mia intenzione. Due uomini ebbri, se ne stavano distesi a terra, provi di sensi, afflosciati l'uno sull'altro come abiti dismessi. Nessuno si curava di loro. La gente gli passava accanto senza accorgersene: alcuni finivano per calpestarli, mentre altri si tenevano semplicemente a distanza.
Sui tavoli quattro donne mezze nude ballavano a suon di quattrini e ovunque, si sentivano gemiti e rumori gutturali. Alla gente non importava di copulare in pubblico, anzi, ad alcuni piaceva e molto. Un'allegra canzonetta sconcia cominciò a rimbombare nell'aria col suo ritmo monotono ed incalzante. Rimpiansi le melodie di Mozart, Hendel e Schubert. Infatti, al pianoforte - mezzo sconquassato e non accordato - se ne stava un ometto calvo, sudicio, con la barba lunga e un occhio di vetro, accompagnato dal canto stonato di tre ragazze coi seni scoperti.
Girovagai per il locale, mimetizzandomi tra gli altri frequentatori. Per la maggior parte si trattava di uomini facoltosi, ricchi borghesi, avvocati, padri di famiglia... anche aristocratici. Mi correggo: soprattutto aristocratici.
Nel riconoscere la maggior parte delle facce, feci fatica a trattenere le risate. Che paradosso esilarante! Proprio loro che disprezzavano le donne di malaffare, decantando le lodi della virtù e della purezza, la notte andavano a rifugiarsi tra le cosce di una corpulenta meretrice. Passai oltre, guardandomi bene intorno.
Dopo un po' mi decisi ad avvicinare una ragazza dai capelli corvini che poteva avere all'incirca l'età di Amelie.

<< Vogliate perdonarmi signorina, ma sapete dirmi dove posso trovare Clarice?>> le sussurrai suadentemente nell'orecchio.

Non appena la ragazza sentì fare il nome dell'altra prostituta, fece una lieve smorfia.

Rosso Scarlatto - Prima Parte: Virgo IntactaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora