Lontano
_ Miguel_Avevo passato la notte insonne.
I locali malfamati dell'East-End pullulavano come sempre di gente; le calde luci a petrolio filtravano attraverso le imposte, proiettando all'esterno strani giochi ottici, fatti di ombre in movimento e sagome colorate.
I mendicanti si affollavano per le strade, parandosi stoicamente davanti le vetture in movimento, nella vana speranza di destare pietà in qualche facoltoso passeggero.
Ben pochi di loro riuscivano nell'intento; tutti gli altri erano costretti ad arrangiarsi da soli, a rubare di nascosto o, più semplicemente, a morire di fame. E questo perché agli occhi della società, quelle vite valevano meno di niente.
Sbuffai annoiato, fermandomi esattamente al centro della strada.
I passanti mi evitavano, mi stavano alla larga, cambiando direzione ogni qualvolta m'incrociavano sul loro cammino.
Ovviamente ignoravano chi fossi; ma i loro sensi, seppur poco sviluppati, percepivano qualcosa di sbagliato in me, qualcosa di anormale... da temere quanto la morte stessa.
E facevano bene.
Chiusi gli occhi per concentrarmi meglio, acuendo istantaneamente i sensi.
Poco dopo, giunse l'esplosione: una miriade di rumori, odori e sapori s'addensarono nella mia mente, pulsando come grosse arterie recise di netto.
Sentivo i gemiti gutturali dei clienti all'interno dei bordelli, le risate sguaiate delle prostitute, il fruscio dei loro abiti succinti e poi più lontano, oltre il quartiere, il vagito di un bimbo abbandonato.
Ma a che serviva sforzarsi così tanto?
Era inutile.
Dovevo semplicemente arrendermi all'idea che per quella sera non avrei concluso niente.
Ormai giravo a vuoto da ore e francamente, cominciavo a perdere la speranza.
Quante volte ero stato depistato?
Quanti scambi di persona?
E quanti falsi allarmi?
Avevo gozzovigliato in giro da una bettola all'altra senza mai giungere ad un indizio. Ed " E ." non era altro che un fantasma dispettoso, sadico, che si divertiva a disseminare Londra di tracce invisibili.
Infuriato, accartocciai il biglietto che mi aveva consegnato Lamia, buttandolo con malagrazia a terra.
Che si fottesse lei e quel dannato bastardo!
Eppure sentivo la pelle formicolare, i sensi costantemente in allerta, come se sapessi che prima o poi qualcosa di brutto sarebbe inevitabilmente accaduto.
Anche la Mimesis bruciava e la calma apparente di quella notte, non faceva altro che amplificare quella terribile sensazione.<< Buon'uomo... un po' di carità!>> gorgogliò un ometto sudicio, afferrando con tutte le sue forze un lembo del mio mantello.
Lo guardai con indifferenza, notando le sue vesti logore emanare l'odore dell'alcol.
<< Aiutatemi... sto morendo di fame!>> insistette.
Gli sorrisi amabilmente, facendogli intravedere appena i canini.
Il suo volto rubizzo e supplichevole di colpo sbiancò.<< No...>> mormorò, indietreggiando di qualche passo.
Gli occhi lucidi, pronti a scoppiare in lacrime da un momento all'altro.
<< N-no!>> continuò a dire.
Inutile specificare che la sua strana reazione m'incuriosì parecchio.
Non avevo snudato le zanne, né tantomeno mostrato il rosso luminescente dei miei occhi assetati dal sangue... ma nonostante tutto quell'uomo sembrava aver capito cosa fossi.
Avanzai di un passo, poi di un altro, intrappolandolo in un vicolo cieco.<< N-non ti avvicinare, mostro!>> mi urlò contro, la voce tremolante come la fiammella di una candela in balìa del vento.
<< Come, prego?>> gli sussurrai all'orecchio, evitando di inalare l'odore nauseabondo che emanava.
Il suo corpo venne scosso da un tremito piuttosto violento, e prima che potessi fare o dire qualsiasi altra cosa, l'uomo cominciò a piangere senza alcun ritegno.
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Rosso Scarlatto - Prima Parte: Virgo Intacta
Vampire"In principio ci furono le fiamme." Londra, 1882. Amelie von Kleemt è una giovane di buona famiglia, ed ha tutto ciò che una ragazza della sua età possa desiderare: un nome altisonante, una casa lussuosa, innumerevoli vestiti, gioielli e... un fidan...