CAPITOLO 42 - Cassandra

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Cassandra

_Amelie_

Varcai con timore la soglia, dopodiché uno spiraglio di luce accecante mi ferì istantaneamente gli occhi.

- Entra, bambina. Sei la benvenuta.- disse una bellissima voce di donna, da lontano.

Eppure avevo la tremenda sensazione che fosse vicina.
Forse troppo.

- Cassandra?- domandai al nulla.

Avanzai di un passo, verso l'ignoto, poi mi fermai.

- Ti aspettavo.- fece lei.

Ed una sagoma opaca si materializzò all'interno del mio campo visivo.
I contorni erano sfocati, le forme confuse, ma lentamente, ogni cosa tornò al suo posto, acquistando colore, nitidezza ed un'apparenza tridimensionale.
Finalmente, i miei occhi si erano abituati a quell'eccessiva quantità di luce, tanto da farmi distinguere alla perfezione ogni angolo dello spazio che mi circondava.
Si trattava di uno studio: uno di quelli caotici, disordinati, ricoperti da mensole e scaffali ricolmi di libri.
Al centro della stanza, svettava una grossa scrivania verniciata di bianco, mentre la parete orientale, era del tutto costituita da immense vetrate trasparenti.
Era quella la fonte di disturbo, la causa di tutta quella fastidiosissima luce.
Ne entrava troppa.

- Ti da fastidio la luce dell'alba, mia cara?- esordì la donna, comparendo alle mie spalle.

Che strano, per una frazione di secondo, mi ero quasi dimenticata della sua presenza.

- Non più.- ammisi, voltandomi a guardarla.

- È solo questione di abitudine.- finì lei per me.

La donna che mi stava di fronte era imponente, statuaria, elegantemente avvolta da una abito traslucido, color panna.
Lunghi capelli lisci le ricadevano dietro le spalle, in un chiarore innaturale, niveo, che sembrava mescolarsi del tutto al colore della veste.
Di contrasto, però, i suoi occhi erano neri come la pece e la sua pelle aveva una malsana sfumatura grigiastra.
Per un attimo, mi persi all'interno di quelle iridi scure, senza fondo... tantoché ebbi l'impressione di affogare in un mare d'inchiostro.
Era la donna più strana che avessi mai visto.
Vecchia e giovane al contempo: sottili rughe le increspavano il volto, il collo, le mani, ma simultaneamente, l'epidermide sembrava tonica e trasparente, come quella di un bambino.

- I-io...- cominciai esitante.

Tuttavia, un dito affusolato e leggermente ricurvo si posò sulla mia bocca.

- Lo so, bambina. Non devi dirmi niente... so già perché sei qui.-

Inspiegabilmente, non fui sorpresa da quella risposta.
Tutt'altro.
A quel pensiero, percepii il sollievo gonfiarmi i polmoni ed il cuore riprendere il suo regolare battito.
Solo allora, mi resi conto di aver trattenuto il respiro.

- Amelie von Kleemt...- sussurrò languidamente, - La nipote di Nigel.-

Nel sentir pronunciare quel nome, un conato di vomito mi attorcigliò lo stomaco, stritolandolo.

- I-io e... quell'individuo, signora, non avevamo alcun legame di sangue.- la corressi.

Lei parve scrollare le spalle in modo disinteressato.

- Dettagli, mia cara. Dettagli.-

Con un movimento del tutto aggraziato, la donna sfiorò le mie guance.
Il suo tocco era freddo, gelido, come al posto delle dita avesse avuto degli aghi ghiacciati.
Ed infatti, a contatto con la sua pelle, non potei far altro che sussultare ed indietreggiare di qualche passo.
Stavo rabbrividendo.

Rosso Scarlatto - Prima Parte: Virgo IntactaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora