CAPITOLO 20 - Tra Le Braccia Delle Tenebre

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Tra Le Braccia Delle Tenebre


_ Miguel _

L'intero mondo stava andando in malora, ed io con lui, trascinato sul fondo del baratro dai miei stessi deliri.

D'un tratto qualcosa nell'aria cambiò.

Trattenni il respiro e con il cuore in gola, udii la porta al di là della tenda schiudersi e cigolare. Qualcuno entrò all'interno del locale, i piedi nudi contro il pavimento ruvido, e un'acuta fitta di dolore mi colpì alla bocca dello stomaco. Tutto si tinse di rosso e come un veleno mortale, l'irresistibile profumo di Amelie si sparse nell'aria, incendiandomi i sensi.

Oh, maledizione!

Lei era lì, con me, e niente avrebbe più potuto salvarci.
Sentii l'eccitazione salire a dismisura, annientare la mia volontà, fino a che, accecato dalla fame, mi lanciai furiosamente verso la tenda che ci separava.
Il freddo metallo delle catene bloccò i miei movimenti, una, due volte, ma al terzo tentativo sentii gli anelli di ferro stridere ed incrinarsi.
Le catene si spezzarono, frantumandosi in mille pezzi.
Udii le schegge di metallo cadere a terra, slittare sul pavimento fino a raggiungere l'altra parte della stanza.
Amelie sussultò spaventata, io sorrisi biecamente.

Finalmente potevo muovermi.

Con un solo gesto, mi liberai il petto da quei fastidiosi parassiti ematofagi, dopodiché mi sporsi in avanti; i muscoli tesi e le gambe piegate, pronte a scattare verso la mia preda.

"Non hai scampo..." pensai in balìa del desiderio, assuefatto dall'odore del suo sangue.

L'aria che mi circondava sembrava aver preso fuoco.
Stavo quasi per avventarmi su di lei, per afferrarla e squarciarle a morsi la tenera carne sulla sua gola; quando all'improvviso ritrovai la lucidità e tornai in me.

Ma cosa stavo facendo?

Dannazione... non doveva andare così!

Volevo gridare, minacciarla, intimarle di andarsene e fuggire il più lontano possibile da me, ma non feci in tempo ad aprir bocca che nella frazione d'un secondo, Amelie tirò via la tenda.

Poi venne il caos: la stanza cominciò a girare, le pareti ad afflosciarsi su se stesse mentre l'intero universo si addensava all'interno dei suoi occhi ricolmi di lacrime.
Ora nulla aveva più importanza, né il dolore, né la fame. Solo lei.
Il tempo sembrava essersi fermato del tutto .
Ci fissammo reciprocamente, la bocca aperta per lo stupore.
Il solo guardarla, bastava a spiazzarmi il respiro. Era così bella, così fragile... semplicemente irresistibile.
Se ne stava scalza, con i capelli arruffati e la camicia da notte spiegazzata. Al disotto della stoffa s'intravedevano le morbide curve del seno, dei fianchi, delle gambe; tutto in lei sembrava esser stato creato apposta per stregarmi e tormentarmi.

Ma perché?

Per quale motivo ero così visceralmente attratto da quella creatura?

D'un tratto, al centro del suo petto, una luce rossastra catturò la mia attenzione.

Era la Mimesis.

Possibile che riuscisse ad indossarla?

Il bagliore che emanava dal mezzo era quasi accecante: sembrava impazzita, il colore della pietra oscillava convulsamente dal rosso al nero senza mai stabilizzarsi.

Ma cosa le stava accadendo?

Non si era mai comportata in quel modo.

Poi capii.

Rosso Scarlatto - Prima Parte: Virgo IntactaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora