CAPITOLO 2 - Incubo

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Incubo

_ Amelie_

Non mi erano mai piaciuti eventi mondani come balli, ricevimenti e feste.

Li trovavo noiosi e frivoli, proprio come le persone che vi prendevano parte.

Un vociare di gente si alzò dalla sala da ballo quando un paggio, da sopra la sontuosa scalinata, annunciò ad alta voce i nostri nomi con eccessiva enfasi.

Intimorita, mi strinsi al braccio del mio cavaliere, quasi per dimostrare a me stessa ancora una volta che era tutto vero. Scendemmo le scale e non appena Adam sostò sull'ultimo gradino, molti giovani gentiluomini e belle dame dai vestiti costosi lo circondarono di complimenti e di lusinghe.

Cosa analoga, accadde a me.

Non avevo mai avuto così tanta gente intorno, una miriade di persone che volevano congratularsi e stringermi la mano.

E mentre io mi sentivo come un pesce fuor d'acqua, Adam sembrava completamente a suo agio.

Fummo inghiottiti dalla folla.

Nella confusione, il mio fidanzato si scusò dicendomi di aspettarlo poiché aveva alcune faccende da sbrigare.

Mi salutò con un casto bacio, posando le labbra sulla mia fronte. In quel momento, sentii le guance avvampare e il cuore scoppiare d'orgoglio.

Lui era mio, ed io non riuscivo a capacitarmene.

Nel frattempo Eva se ne stava al centro della sala, circondata dalle mille attenzioni di aitanti gentiluomini, mentre Lamia e James, brindavano insieme ai loro amici e conoscenti, in prossimità del maestoso camino in alabastro che il precedente conte von Kleemt, Sir Edmund, fece importare direttamente dall'Austria.

Mi guardai intorno.

Davanti a me si apriva quel mondo sfavillante e fiabesco con un arcobaleno di colori brillanti mossi a suon di musica.

La sala era immensa, decorata da affreschi cinquecenteschi e arazzi preziosi.

Enormi vetrate dipingevano la stanza di un blu notte, mentre il pavimento di marmo lustro e splendente rifletteva la luce bianca dei tre grandissimi lampadari di cristallo posti sul soffitto affrescato da un artista italiano del XIV secolo.

Mi sentivo tremendamente inopportuna, fuori luogo... eppure quella era casa mia.

Stufa di aspettare, cominciai a vagare senza meta per la sala.

Ero preoccupata: tutti gli invitati erano arrivati, ma di Adam nessuna traccia.

Sembrava essere svanito nel nulla.

Dileguato nell'aria.

Presi coraggio e cominciai a chiedere in giro, dapprima ai suoi genitori, poi ai suoi amici e successivamente ai conoscenti, ma nessuno sembrava averlo visto dopo che se n'era andato.

Fu proprio quando gettai la spugna, che una cameriera dal sorriso sfavillante mi si avvicinò con passo incerto.

Era Marie.

- Mademoiselle Amelie, ho ricevuto l'ordine di portarvi questo messaggio. È da parte di Mr. Faberschneider. - ridacchiò.

Afferrai il biglietto che mi porgeva, aprendolo con impazienza.

- Raggiungetemi al più presto. Vi aspetterò con ansia nella vecchia biblioteca, dove da bambini giocavamo a nascondino.

Adam -

- Davvero posso andare? - chiesi imbarazzata a Marie che doveva aver già letto il contenuto del bigliettino prima di consegnarmelo.

Mi sembrava inappropriato lasciare la festa così su due piedi, per poi andare a incontrare il mio fidanzato in un luogo buio e isolato come la biblioteca.

Rosso Scarlatto - Prima Parte: Virgo IntactaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora