CAPITOLO 37 - Incontro All'Oscurità

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Incontro All'Oscurità


_ Miguel_


C'era silenzio nell'aria, fin troppo.

Tanto da far sembrare i miei passi assordanti, pesanti come macigni, ed ogni mio respiro un boato frastornante.

Con la Mimesis stretta in mano e la lama sguainata, svoltai l'angolo a ridosso del fienile, lentamente, contando uno ad uno i battiti del mio cuore.

Mi trovavo nella fattoria dei Collins, una graziosa famigliola di contadini nella periferia sud-occidentale di Slyvermon.

Una zona tranquilla, senza dubbio, ma affetta da un morbo invisibile, che decimava notte dopo notte il numero di abitanti della tenuta.

Secondo le informazioni di Nigel, infatti, l'intero perimetro della fattoria era pericolosamente a rischio.

Negli ultimi tempi, c'erano state delle sparizioni misteriose, da quelle parti.

Non solo erano svaniti nel nulla i due figli adolescenti del fattore, ma anche alcuni braccianti: John e Patrick Collins, Hugh Peterson, Frank Redfild e Richard Danson.

Il primo a far perdere le proprie tracce, era stato John, la settimana precedente, dopodiché gli eventi si erano accavallati e nel giro di sette notti, erano scomparse altre quattro persone.

Seppur sospetta, la vicenda non avrebbe suscitato tanto clamore, se non fosse stato per degli strani ritrovamenti nelle vicinanze del fienile.

Si trattava di abiti dismessi, strappati, inzuppati di sangue... e carcasse di animali orribilmente dilaniate.

La maggior parte della gente, vedeva in quei rinvenimenti le prove inconfutabili delle fauci assassine di una bestia di grossa taglia... un orso o un lupo, mentre io temevo ben altro.

Ma ovviamente, preferivo tenere quelle idee per me e sperare di non aver ragione.

Passai qualche secondo restando immobile, come una pietra, i muscoli tesi e pronti a scattare in qualsiasi momento; poi mi guardai furtivamente alle spalle, puntando gli occhi oltre il portone spalancato, sul paesaggio circostante.

Le mura merlettate del castello erano visibili anche da un punto così lontano; le torri, talmente alte e tozze, si ergevano sulla cima della montagna come massicci giganti.

Cosa stava facendo il mio Piccolo Tarlo?

Mi bastava pensare a lei per fremere d'impazienza.

Volevo vederla, abbracciarla, sprofondare il volto tra i suoi capelli e ubriacarmi del suo odore.

La volevo... tanto, troppo.

Ma ero anche in apprensione per lei.

Temevo che potesse accaderle qualcosa, lì, sola, tra le grinfie di quell'uomo dai mille volti.

Non sapevo nemmeno io il perché, eppure non potevo farne a meno.

C'era come un senso d'allarme, in me.

Una sorta di richiamo, un formicolio, un peso opprimente sulla bocca dello stomaco.

Lasciai che la preoccupazione mi scivolasse addosso, momentaneamente, poi mi concentrai sull'ambiente circostante.

Eppure non sentivo niente: era come se quel posto fosse totalmente asettico, abbandonato, privo di ogni forma di vita. Presi fiato, dopodiché mi spostai verso sinistra.

La via era libera, il fienile spoglio ed io ero solo.

O forse no.

Ci fu un lieve fruscio, uno spostamento d'aria... e d'un tratto, all'odore di paglia e bestiame si aggiunse un puzzo nauseabondo, tutt'altro che sconosciuto.

Rosso Scarlatto - Prima Parte: Virgo IntactaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora