CAPITOLO 52 - Tra Bugie E Verità

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Tra Bugie E Verità

_ Miguel_

Bizzarro, davvero.
Mi guardai intorno con aria divertita, fingendo, persino con me stesso... che in fin dei conti, le cose non erano andate poi così male.
O almeno, ci provavo.
Era estremamente difficile restare ottimisti, quando il resto del mondo ti crollava addosso, inesorabilmente, come tonnellate di neve e roccia nel bel mezzo una valanga.
Ma cos'altro potevo fare?
I piagnistei disperati non avevano mai fatto per me; era inutile, quantomeno improduttivo abbattersi di fronte alle difficoltà... arrendersi.
Eppure, sembrava quasi che il Destino provasse una sadica soddisfazione nell'accanirsi contro di me.
Tentava in ogni modo di piegarmi, di spezzarmi... di ridurre in frantumi la mia volontà, senza mai riuscirci del tutto.
Perlomeno, fino ad ora.
Stanco di stare in piedi, mi lasciai cadere a terra, tra tintinnii di catene e putridume.
Le ferite alla schiena bruciavano come l'inferno; le pugnalate infertemi dalla telecinesi di Irys erano state calibrate bene, nei minimi dettagli, sommandosi agli innumerevoli squarci che avevo un po' su tutto il corpo a causa della battaglia.
Ma contrariamente a quanto avessi mai potuto immaginare, gli stessi Molossis che si erano premuniti d'imprigionarmi, avevano provveduto nel ripulirle accuratamente.
A fondo.
Il sangue mi era stato totalmente lavato via di dosso, mentre degli abiti asciutti e puliti, avevano preso il posto degli ormai vecchi e consunti stracci che portavo da circa una settimana.
<< A cosa devo questo onore?>> avevo chiesto al comandante del piccolo gruppo di Molossis.
<< Ordini della Regina.>> si era limitato a rispondere, << Vuole che tu sia presentabile, in modo da poterti sfoggiare durante il Rito della Luna Scarlatta.>>
<< Sai già quando si terrà?>> gli avevo domandato col cuore in gola.
Il Molossis si era stretto nelle spalle, per poi guardarmi con aria truce e scuotere la testa.
<< No, non ancora. Ma si vocifera che il momento sia vicino... Secondo la Regina, la luna è quasi in posizione e quando il cerchio verrà completato, finiranno anche i tuoi giorni su questa terra, Sterminatore.>>
Così aveva detto prima di andarsene, seguito dal modesto plotone dei suoi uomini.
<< Figlio di puttana!>> gli avevo inveito contro, senza però ricevere alcuna risposta.
Quel bastardo mi aveva lasciato solo, a marcire, preda della rabbia, della frustrazione e della fame.
Sì, la fame.
Sebbene mi fosse stata offerta una quantità esigua di sangue umano al solo scopo di rimettermi in forze, come era prevedibile... lo avevo rigettato tutto dopo pochi minuti, incapace di assimilarne anche solo una goccia.
" Che spreco..." pensai affranto, ritornando con la mente al presente, mentre un'ulteriore fitta mi colpì inevitabilmente alla bocca dello stomaco.
Senza il prezioso sangue di Amelie, ero perduto.
Non esisteva nient'altro in questo mondo capace di placare la mia fame come quel rosso nettare profumato.
Assolutamente niente.
Solo lui... e quella sua consistenza unica, ammaliante, colma di... forza.
Mi costava caro doverlo ammettere, ma Cassandra aveva ragione.
C'era un potere immenso custodito al suo interno, un potere tanto grande ed inebriante, da diventare venefico.
Pericoloso.
Morte allo stato liquido.
E lo sapevo, maledizione!
Nel profondo della mia mente... l'avevo sempre saputo!
Ma proprio come aveva specificato la nuova "Regina" dell'Ailthium, avevo mentito a me stesso fin dall'inizio, catalogando il tutto come una bizzarra anomalia, un'alterazione delle mie percezioni.
Ed ora mi ritrovavo a bruciare, sì... come lava incandescente nel cratere di un vulcano; ero preda della smania, della fame e di un desiderio incessante, talmente grande da stritolarmi le viscere in una morsa letale.
Tuttavia, era diventato un dolore persistente, quello... con il quale avevo imparato a convivere.
Sì, ma per quanto ancora?
Non avendo finestre ed orologi a disposizione: ignoravo completamente quanto tempo fosse passato da quando i Molossis, nel pieno della loro "delicatezza" mi avessero "gentilmente" trascinato nelle prigioni; potevano essere trascorse ore, come giorni.
Non avrei saputo dirlo con esattezza.
Ma nonostante tutto quello che era accaduto, l'odore senza pari di Amelie riecheggiava ancora nelle mie narici.
Mi stuzzicava, m'inebriava, mi torturava.
Come la più terribile delle maledizioni, mi si era incollato addosso per mai più abbandonarmi.
Mai più...
Oh, no... no!
Quello era decisamente troppo, persino per me!
<< Dannazione!>> imprecai con tutta la disperazione che avevo in corpo.
In un raptus improvviso, presi a graffiarmi le braccia con le unghie, scavando in profondità, nella pelle, fino a creare solchi vermigli... ricolmi di sangue.
Ma ciò non bastava, no.
Allora cominciai a lacerarmi il petto, l'addome, i fianchi... volevo che quella sensazione svanisse!
Che evaporasse via, nell'aria... ma niente era abbastanza.
Più ferivo le mie carni, più il calore del suo corpo contro il mio era evidente, vivido, ustionante.
Non riuscivo a scrollarmi di dosso il suo ricordo.
Eppure eravamo così lontani, adesso... maledettamente troppo lontani!
" Cassandra l'avrà già portata nelle sue stanze..." pensai, mentre il dolore del tutto fisico che provavo a causa della sua distanza, mi contorceva lo stomaco con spasmi violenti.
" Non la lascerà mai andare."
Ma non era quello, a preoccuparmi.
Non quanto l'imminente arrivo della Luna Scarlatta.
Se solo Amelie non fosse riuscita a scappare...
No, no, no!
Per me era impossibile anche solo immaginarlo!
<< Fatemi uscire!>> gridai al nulla, scaraventandomi contro le sbarre con immane potenza.
Le catene che mi legavano i polsi trillarono come campanelli d'allarme, ma il rumore da loro emesso si perse nel vuoto delle celle, fino a scemare in un pallido sussurro.
Dopodiché, il silenzio dell'abbandono tornò ad impregnare l'aria, rendendola secca, arida... insopportabilmente soffocante.
Non c'era più nessuno adesso a fare baccano.
Le numerose gabbie erano state svuotate; i prigionieri mandati a morire come Gladiatori nell'Arena, mentre le loro postazioni erano rimaste vuote, incustodite, preda dei ratti, della polvere e della ruggine.
Se non fossi stato certo dell'effettiva gravità della situazione, sarei scoppiato a ridere fino a lacrimare.
"Ed eccomi qui!" pensai, "Esattamente al punto di partenza... Ma molto più solo."
Mi guardai distrattamente gli innumerevoli graffi che mi ero da poco auto-procurato, senza però riuscire a trattenere una risata.
Diventerò pazzo...
Oh, sì.
I segni della follia non erano mai stati così evidenti in me.
Ben presto, la mancanza di sangue nell'organismo avrebbe azzerato non solo le mie forze, ma anche ogni capacità cognitiva e celebrale.
Mi avrebbe reso un mostro privo di coscienza, pronto a tutto pur di accaparrasi un po' di nutrimento... arrivando persino a fare uso del proprio sangue pur di rimanere in vita.
Ma l'idea di giungere in qualche modo all'autofagia bastava a nausearmi.
Quindi, se volevo sopravvivere... non potevo far altro che aggrapparmi all'illusione che qualcuno, da un momemto all'altro... potesse arrivare in mio soccorso.
Magari con una lama ben affilata tra le mani e la voglia di porre fine alle mie sofferenze.
Per sempre.
Non feci in tempo a figurarmelo nella mente, che una presenza umana si manifestò in quel deserto di morte e desolazione in cui si erano ormai trasformate le prigioni.
Dapprima non riconobbi quell'odore, scambiandolo per quello di uno sconosciuto... ma poi, le note acute ed inconfondibili dell'acqua di colonia di Ryan mi resero l'identificazione un gioco da ragazzi.
<< Sei venuto a farmi compagnia, signor Blackwood?>> domandai con tono sarcastico.
Un'ombra indefinita si materializzò oltre le sbarre, prendendo poi forma nella figura asciutta e slanciata di quell'imbecille.
<< Non è il momento di fare tanto il sarcastico!>> si affrettò a dire lui, guardandosi intorno con aria circospetta.
Era agitato, col fiatone, il cuore in fiamme e la fronte imperlata di sudore; ad occhio e croce, sembrava aver corso ininterrottamente fino ad allora.
Ma perché?
<< A cosa devo la tua visita?>> lo interrogai, coprendomi le ferite sulle braccia meglio che potevo.
Per mia fortuna non le notò, quantomeno non in quel momento; era troppo impegnato a recuperare il fiato per fare attenzione ai dettagli.
<< Sono corso immediatamente qui, Miguel... non appena sono venuto a conoscenza del luogo in cui ti avevano imprigionato!>>
<< Perché tanta premura, Blackwood? Non è da te... soprattutto dopo quello che hai fatto.>>
<< Tu non capisci, Miguel!>> proruppe di botto, aggrappandosi con forza alle sbarre.
Forse tempo addietro avrebbe anche potuto convincermi, ma non ora.
Il suo tradimento aveva cancellato ogni cosa, qualsiasi legame fosse mai esistito tra noi due.
Per me era come se fosse morto.
<< Cosa non capisco?>> lo istigai, << Quanto siano stati bene architettati i tuoi imbrogli? Beh, amico! Puoi starne certo... è l'unica cosa che fin ora mi è chiara. Sei sempre stato un'infame doppiogiochista, un bugiardo, un traditore... e nell'Arena, finalmente... hai scoperto le tue carte! Sei stato agli ordini di Cassandra fin dall'inizio non è vero? Ammettilo!>>
Lui scosse la testa, stringendo le sbarre con forza, come se avesse voluto spezzarle.
<< No, Miguel!>> s'impuntò, << Non è come pensi! Posso assicurartelo!>>
Sbuffai spazientito, stufo del fastidioso ciarlare della sua bocca!
<< Non ti credo. Sei solo un lurido bastardo, un figlio di puttana!>>
<< È vero, Miguel. Non mi sono comportato correttamente con te; ho tradito la tua fiducia così tante volte che ormai ho perso il conto. E sì, le mie intenzioni non sono mai state chiare. Ma c'è un motivo a tutto questo! Te lo giuro! Almeno prova ad ascoltarmi!>>
Il suo sguardo si fece cupo, lucido, quasi grondante di lacrime... ma non mi feci impietosire.
Anzi...
Le mie dita vennero scosse da un tremito, alla sola idea di cavargli gli occhi dalle orbite con le mie stessa mani.
<< Perché dovrei farlo?! Perché dovrei ascoltarti?!>>
Il suo labbro inferiore tremò.
<< Perché devi conoscere la verità, Miguel! Tu devi sapere...>>
<< Sapere cosa?>> ringhiai, << Latua Verità? Suvvia, Camaleonte!Quella parola non è mai esistita sul tuo vocabolario!>>
Lo vidi assumere un'espressione sconsolata e scuotere la testa.
Cercava negare, il bastardo...
<< Non è così. E se solo mi farai parlare... te lo dimostrerò! Ma prima...>> disse frugando nel suo soprabito, << Permettimi di aiutarti.>>
Estrasse dalle sue tasche una fialetta trasparente, in vetro... contenente del liquido color amaranto.
<< Se cerchi di comprarmi, sappi che non ci riuscirai.>> affermai infuriato.
Lo vidi far cenno di "no" col capo, mentre mi porgeva il piccolo oggetto tra le sbarre di acciaio.
<< Non fare lo stupido, Miguel. Li ho visti quei segni che hai addosso... e non te li hanno provocati i Molossis. Sei stato tu stesso a farli! Non puoi negarlo...>> sentenziò saccente, << Hai perso troppo sangue quest'oggi, inoltre è dalla tua cattura che non ti nutri adeguatamente... presto o tardi finirai per perdere il senno!>>
<< Devo ringraziare te per questo, non credi?>> sibilai a denti stretti.
Vidi chiaramente che avrebbe voluto ribattere a tono, ma il buon senso e l'istinto di sopravvivenza fecero sì che desistesse dal parlare.
<< Sbaglio o non eri tu, quello sul tetto di Slyvermon, giunto da incredibilmente lontano solo per catturarmi? E qui nei sotterranei? In questa stessa cella? Non eri forse tu, Ryan Blackwood... ad incitare la frusta di Angus? O non lo ricordi?>>
<< Lo ricordo perfettamente, Miguel...>> disse con tono estremamente contrito, << Ma ho dovuto farlo. Il Consiglio me l'aveva ordinato, volevano la tua testa... ed io non potevo oppormi al loro volere! Non sai quanto ho sofferto, nel vederti trattato così ingiustamente... ma se non avessi fatto come desideravano, avrei fatto la tua stessa fine! Ed io non potevo permetterlo... mi avrebbero ucciso, con le loro torture! E questo perché siamo diversi io e te: non appartengo alla tua razza, non ho un minimo della tua forza e della tua resistenza... sono solo un essere umano! Quindi ho pensato in primo luogo a garantirmi la sopravvivenza! Sono stato un codardo, questo è vero... ma tutto quello che ho fatto è perché non ho avuto scelta! Devi credermi!>>
Lo trapassai da parte a parte con un'occhiata tagliente, assaporando con crescente soddisfazione l'espressione di puro panico che Ryan si era dipinto sul viso.
<< Posso anche crederti, cosa che ovviamente non ho intenzione di fare. Ma quello che mi hai appena raccontato, non giustifica neanche in parte il tuo comportamento. Non hai messo solo a repentaglio la mia vita, Ryan... ma soprattutto quella di Amelie e io questo... non posso proprio perdonartelo. Se non fosse stato per te... ora, Cassandra non sarebbe mai arrivata a possedere tanto potere e non terrebbe Amelie prigioniera nell'attesa della Luna Scarlat->>
Ma non feci in tempo a terminare la frase, che il Camaleonte scoppiò a rumorosamente a ridere.
<< Oh, Miguel...>> ghignò divertito, << Credi davvero che sia stato tutto un caso? Credi che Cassandra non avesse programmato tutto già da tempo? >>
Fece una pausa, nella quale mi scrutò intensamente per poi riprendere a parlare.
<< Era stato tutto calcolato, fin dall'inizio!>>
<< Cosa vuol dire?>>
<< Perché la lettera della Contessa Von Kleemt è capitata proprio nelle tue mani, te lo sei mai chiesto?>> fece sporgendosi in avanti, << È vero, vi eravate conosciuti entrambi tempo addietro, ma non è questo il motivo del tuo incarico. Lei non aveva richiesto i tuoi servigi, ma per qualche misterioso motivo.... gli ordini di protezione nei confronti della piccola Von Kleemt, sono finiti proprio tra le tue mani.>>
<< Vuoi dire che...>>
<< Sì, esatto. C'era Cassandra dietro tutto questo. La richiesta della Contessa Lamia era stata affidata unicamente all'Ailthium. Chiunque avrebbe potuto assolvere quel compito, ma Cassandra ha fatto in modo che la lettera venisse indirizzata solo ed esclusivamente a te.>>
<< Quindi l'aveva sempre saputo, di Amelie...>> mormorai quasi tra me e me, << Ancor prima che venisse trascinata a forza qui all'Ailthium.>>
Vidi Ryan asserire col capo, mentre il fioco bagliore delle torce si rifletteva in modo assai traballante sulle lenti tondeggianti dei suoi occhiali.
<< Proprio così, Miguel. Cassandra aveva fatto le sue ricerche da tempo, organizzando tutto nei minimi dettagli.>>
Quella notizia ebbe il funesto potere di spiazzarmi.
<< Ma come?>>
Ero semplicemente incredulo.
<< Credevi di aver capito tutto, di lei... ma se c'è una cosa che ho imparato lavorando in questo posto, è mai fidarsi della strega bianca!>>
<< Se le cose stanno veramente così... mi viene quasi da pensare che sia stata lei a manovrare Ravaléc, affinché tutti quei Ghuldrash attaccassero Amelie.>>
Ryan annuì.
<< Infatti e proprio quello che è accaduto. Il caro dottor Ravaléc era sempre stato ai suoi comandi, fin dall'inizio. Infatti, è stato lui ad informarla sulle particolarità del sangue di Amelie... e poi, da dove credi che provenissero tutti quei Ghuldrash?>>
<< Le nostre prigioni...>> sospirai, << Ma certo! L'ultimo girone ne è pieno!>>
Dovetti per un attimo poggiarmi a qualcosa di soldo per non cadere.
Era tutto così caotico, disordinato, un vero dedalo senza fine... ma finalmente ogni cosa sembrava andare al proprio posto.
Possibile che fosse stato tutto calcolato da quella puttana vestita di bianco?
C'era lei, dietro ad ogni cosa.
Eppure, non tutti i pezzi del puzzle erano stati ricomposti.
Mancava ancora qualcosa...
<< Anche Nigel? E per quanto riguarda E.?>> domandai a bruciapelo, << Cassandra ha a che fare anche con loro?>>
Gli occhi color cobalto di Ryan scattarono dritti ad inchiodare i miei.
<< No, non con Nigel. Lui ha agito da solo. Per quanto riguarda E., invece... non saprei cosa risponderti.>> affermò con aria decisa, << Può darsi di sì, che abbiano dei legami... ma chi può dirlo? La strega dell'Ailthium è una maestra nel tessere inganni... e tu lo sai meglio di chiunque altro.>>
Ryan aveva preferito tenersi sul vago, eppure era palese quanto anche lui non credesse alle proprie parole.
Stavo quasi per interrogarlo ancora a proposito di E., quando un'intensa fitta al ventre mi fece accasciare a terra.
<< Miguel!>> gridò lui, armeggiando con le chiavi per entrare.
Sentii la serratura scattare e i suoi passi rimbombare come tuoni nei miei timpani.
<< Prendi questo! Presto!>> disse porgendomi la boccetta ricolma di sangue.
La spinsi via con un gesto della mano, cercando in tutti i modi di rimettermi seduto.
<< Non fare lo sciocco! Ne hai bisogno!>> mi rimproverò lui, cercando di togliere il tappo che la chiudeva ermeticamente.
<< No...>> biascicai, << Non servirebbe a niente!>>
<< Ma cosa dici! Hai bisogno di nutrimento!>>
<< Credi che non lo sappia? La fame mi sta divorando le viscere dall'interno... ma quel sangue non servirà niente. È inutile. Per quanto sia fresco o di ottima qualità...>> boccheggiai, << Il mio organismo finirà per rigettarlo!>>
Fu in quel momento che un sorriso accecante gli piegò le labbra verso l'alto.
<< Non questo, amico mio.>> fece stappando la fialetta, << Ne sono sicuro!>>
E non appena l'odore del liquido si sparse nell'aria, sentii lo stomaco rivoltarsi al contrario, la gola bruciare e gli occhi assumere il colore delle fiamme.
<< Non è possibile...>> mormorai, << Questo è...>>
<< Il sangue di Amelie... esatto. Conservavo questa boccetta da tempo, per studiare i suoi effetti a livello microscopico...>> spiegò, << Ma credo che in questo momento, tu ne abbia più bisogno di me. È poco, lo so. Inoltre, per quanto conservato bene... è stato prelevato da molto tempo. Quindi dubito che colmerà la tua fame... ma basterà per non farti impazzire. Beh, almeno per qualche giorno.>>
Detto questo, mi porse nuovamente la fialetta di vetro, e senza alcuna esitazione ingollai il suo contenuto voracemente, fino all'ultima goccia.
Il fuoco liquido contenuto il quel sangue mi esplose nelle vene, nelle arterie, nei capillari... donandomi per qualche secondo, una sensazione di pura estasi.
<< Grazie...>> dissi ad occhi chiusi, cercando di prolungare il più possibile quell'istante colmo d'appagamento.
Ma come ormai sapevo fin troppo bene... quel lieve torpore dei sensi durò assai poco, per poi esaurirsi velocemente in una smania ancora maggiore.
Non mi bastavano quelle poche stille, ne volevo di più.
Di più.
Ancora di più.
<< Cerca di calmarti...>> s'intromise Ryan, << Era l'unico campione in mio possesso.>>
Riaprii gli occhi per guardarlo in faccia, ma gli effetti dell'eccitazione erano ancora troppo visibili su di me.
Avevo il fiato corto, le zanne totalmente snudate e gli occhi rossi a causa della brama di sangue.
<< Perché sei venuto qui, Ryan?>> ansimai, << Qual'é il tuo vero scopo?>>
Il suo sguardo si fece plumbeo, e con espressione funerea scrollò teatralmente le spalle.
<< Volevo fare ammenda, Miguel. Come un peccatore, che inorridito dalle sue innumerevoli colpe chiede l'assoluzione al prete. E anche se i miei peccati non potranno mai essere cancellati, desideravo che almeno tu conoscessi la verità. Soprattutto ora ch->>
<< Soprattutto ora che la mia fine è segnata.>> finii di parlare al suo posto.
Incapace di reggere la vista del mio volto, il Camaleonte distolse lo sguardo.
<< Ti senti responsabile...>> affermai, << Ed in parte è così.>>
<< Mi dispiace così tanto Miguel! Se solo potessi fare qualcosa per te... pervoi! Ti giuro che lo farei senza esitazioni!>>
<< Per come stanno le cose adesso, dubito che riuscirai nel tuo intento. E lo sai anche tu. Avresti potuto fare qualcosa prima, qualunque cosa... ma non l'hai fatto. Ed ora, è impossibile frenare l'ingranaggio che ha messo in moto Cassandra.>>
I miei occhi si posarono su di lui, impietosi.
<< Ma se davvero vuoi fare ammenda... una cosa che potresti fare ci sarebbe....>>
<< Che cosa?!>> si rianimò.
Con una certa fatica, mi sporsi in avanti, in modo da potermi avvicinare alla sua figura.
Tesi le labbra vicino al suo orecchio destro, inspirai, dopodiché cominciai a parlare.
<< No... è troppo pericoloso! Per me significherebbe morte certa!>> esplose poco dopo.
Mi scansai quel tanto da poterlo guardare negli occhi, mentre un sorriso beffardo prese ad illuminarmi il volto.
<< Forse sì o forse no.>> decretai, << Ma è l'unica soluzione che hai per redimerti, amico. Ne va della salvezza della tua anima. E di tutte le anime del mondo.>>

Rosso Scarlatto - Prima Parte: Virgo IntactaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora