CAPITOLO 38 - Golden Eyes

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Golden Eyes

_ Miguel_

Un flebile rumore, un cigolio e il portone del castello si aprì squittendo, come una moltitudine di ratti affamati.
Mi affrettai ad entrare, precipitandomi il più in fretta possibile al suo interno.
Non c'erano luci d rischiarare l'ambiente: nessuna lampada ad olio, lume o candelabro; i maestosi lampadari di cristallo pendevano dal soffitto come grossi ragni, le braccia impolverate, sporche, rese opache dai troppi anni d'incuria.
Ma cos'era successo?
C'era troppo buio, troppo silenzio.
Dov'era la servitù?
Mi guardai in giro spaesato, i sensi all'erta, pronti a captare il minimo movimento o spostamento d'aria... ma non avvertii nulla.
Solo una quiete stantia, falsa, innaturale.
Sembrava quasi un posto disabitato.
Eppure, il mio cervello registrò tutte quelle informazioni solo a metà.
La fitta al petto si acuì insopportabilmente, soffocandomi il respiro.
Dannazione!
Amelie era in pericolo, lo sentivo, ma allo stesso tempo non riuscivo a percepire la sua presenza.
Era ovunque e in nessun posto.
Aguzzai maggiormente i sensi, spingendomi più un là, oltre il perimetro del maniero... ma all'improvviso, avevo perso la cognizione del tempo e dello spazio.
Immensi banchi di nebbia mi ottenebravano la coscienza, mentrequalcosa d'incredibilmente potente, mi respingeva.
Ma cosa?
Mi sentivo strano, d'un tratto debole ed intontito.
Era come prendere a testate un muro massiccio, ripetutamente, fino a sentire le ossa del cranio cozzare le une contro le altre.
Avanzai faticosamente verso la scalinata, un passo dopo l'altro, ma le ginocchia cedettero al peso della gravità, facendomi stramazzare al suolo privo di energie.
Avevo l'impressione di trovarmi all'interno di un campo di forza, delimitato da barriere invisibili... talmente potenti da sembrare solide mura d'acciaio.
Dopodiché, fu tutto così veloce.
Sentii le orecchie fischiare, l'aria farsi di piombo e gli occhi bruciare intensamente, fino a lacrimare sangue.
Ma non ero io ad avere dei problemi, era qualcun'altro a causarmeli...qualcuno d'infinitamente forte.
Qualcuno della mia specie, ovvio... ma chi?
Solo i Primi possedevano dei poteri tanto smisurati... tuttavia, con la morte di mio padre si erano estinti del tutto.
O forse no?
Incapace di dare un senso ai miei pensieri, fui folgorato dalla vista di occhi violacei e luminescenti.
Ma certo... Lilith!
Chi altri poteva fregiarsi di una simile potenza, se non mia sorella?
Oh, sì... quella prigione elettromagnetica, era senza ombra di dubbio opera sua!
<< Lurida puttana!>> gridai, << Esci allo scoperto!>>
Ma invece che dalle sue risa sguaiate, l'aria fu lacerata da un urlo straziante, assordante, che rimbombò tra le pareti come l'eco di un tuono.
<< Nooooo!!!>> strillava la voce, << No!!!>>
Sentii il sangue raggrumarsi in scaglie di ghiaccio, mentre una furia cieca ed incontrollabile imperversava per tutto il mio corpo.
Non si trattava di Amelie, vero?
Il solo pensiero che quell'urlo agghiacciante provenisse dalle sue labbra, m'incendiò le viscere, donandomi una forza che io stesso ignoravo di possedere.
Percepii i miei muscoli distendersi, rilassarsi, i polmoni riprendere il loro funzionamento e la vista tornare normale.
Di botto, la gravità aveva smesso di schiacciarmi contro il pavimento, lasciandomi libero di muovermi, scattare in piedi e correre all'impazzata.
Non sapevo nemmeno dove stessi andando, seguivo l'istinto e l'impercettibile scia di sangue che aveva attecchito sui tendami e le pareti.
<< Amelie!>> gridai, irrompendo in una piccola stanza circolare.
Nuvole di vapore m'investirono in pieno volto, mentre l'odore ferroso del sangue mi solleticava le narici.
Adesso non era più una fievole traccia, ma una zaffata intensa, prepotente, tanto forte da frastornarmi per alcuni istanti.
Una miriade di specchi rettangolari restituì la mia immagine all'infinito, ma i miei occhi erano fissi su ben altro e per un attimo, dimenticai persino di respirare.
<< Amor mio...>> sussurrò la donna, stringendo tra le braccia il cadavere di Nigel von Kleemt.
Il corpo nudo e pallido dell'uomo spiccava come neve, in netto contrasto con l'abito scuro della cameriera.
<< Brigitte...>> la chiamai, usando il tono più sottile e delicato del mio repertorio.
Ma la ragazza m'ignorò, continuando a piangere convulsamente e cullare il suo padrone tra le braccia.
Le gonne della sua divisa da lavoro erano zuppe d'acqua e di sangue.
Solo in seguito, mi resi conto che c'era una vasca in ceramica, alle loro spalle... e seppur lieve, la scia di un profumo che conoscevo fin troppo bene.
Amelie.
<< Cos'è successo?>> interrogai la giovane.
La vidi deglutire a fatica, poi due occhi arrossati e neri come l'inchiostro si posarono su di me.
<< Non lo so...>> rispose in preda ai singhiozzi, << Ci... lui ci aveva detto di non intervenire... e che...>>
Si bloccò, tirando su col naso.
<< Che cosa?>> la incitai, facendomi ancora più vicino.
Il volto di Nigel era cereo, rigido, ma incredibilmente sereno.
Qualunque fosse stato il motivo del suo decesso, era morto col sorriso sulla labbra.
<< Se... se mai alle nostre orecchie f-fossero giunte delle urla... avremmo dovuto ignorarle.>>
<< Che cosa vuoi dire? >>
<< L-le urla...>> balbattò, << Le urla della ragazza...>>
Nell'udire le sue parole, non ci vidi più dalla rabbia.
Le strappai il cadavere dalle braccia, afferrandola per il colletto della divisa da cameriera.
Brigitte era un fiume di lacrime.
Leggevo nei suoi occhi la paura, lo sgomento, il dolore... ma non poteva importarmene di meno.
Lei sapeva... sì.
Sapeva cos'era accaduto in quella maledetta stanza... e avrebbe fatto meglio a vuotare velocemente il sacco, se non voleva davvero raggiungere il suo amato Nigel all'inferno.
<< Parla.>> dissi con voce perentoria, stringendo la presa sul suo collo.
Per quanto spaventata, la giovane serva scosse la testa, tenendo le labbra ben serrate.
<< Avanti, parla!>> ringhiai incollerito, << Cos'è successo ad Amelie?!>>
La ragazza tossì, distolse lo sguardo e cominciò a tremare.
<< I-io non so niente. Dico d-davero! Ho solo aiutato O-Olivia a preparare il bagno per la signorina. L-lei è... è entata e poi...>>
<< "Poi" cosa?>>
<< Il padrone l'ha seguita...>>
Le zanne mi pulsarono dolorosamente contro le gengive, mentre cercavo in tutti i modi di contenermi e non sgozzare quella piccola ragazzina seduta stante.
<< Cos'è successo... dopo?>> faticai persino a parlare.
Brigitte scosse la testa, disperata.
<< Non lo... so! Per alcuni minuti non si è sentito niente... poi la ragazza ha cominciato a gridare! Le sue urla erano assordarti, invocava aiuto, ma né io né Olivia potevamo fare qualcosa: il padrone ce lo aveva vietato.>>
Uno spasmo di panico e disgusto mi capovolse lo stomaco.
Poi guardai il corpo nudo di Nigel.
<< Le ha usato violenza?!>> ruggii, << Quel lurido bastardo... le ha...>>
Ma le parole mi morirono in gola.
No... non poteva essere vero.
Non potevo accettarlo.
Nigel... quell'essere schifoso, quel vile porco... aveva osato fare del male al mio Piccolo Tarlo!
Ecco perché quegli ordini tanto improvvisi, quel suo rivelarsi...
Aveva giocato le sue carte fino all'ultimo, approfittandosi della sua posizione di comando all'interno dell'Ailthium, della mia impossibilità di rifiutare e della mia assenza.
Aveva puntato tutto su quello!
A stento riuscii a reprimere un urlo furioso!
Quel figlio di puttana!
Mentre io combattevo contro i Ghuldrash, lui tentava di violare la mia fidanzata!
Guidato unicamente dall'ira, strinsi il collo di Brigitte fin quasi a spezzarlo.
<< C-così... m-mi... s-strozzate!>> farfugliò la giovane, in un rantolo quasi inudibile.
Avrei dovuto fermarmi, farla respirare, eppure la sua espressione di puro terrore e le sue grida di protesta, erano musica per le mie orecchie.
<< Com'è morto, il bastardo?>> le soffiai in faccia.
I suoi occhi affogarono nelle lacrime, mentre il suo corpo veniva scosso da violenti tremolii.
<< L'ha ucciso lei!!!>> strillò, con la voce che rasentava quasi la follia.
<< Chi altri, sennò? Erano soli... nessuno ha varcato questa soglia! ... Deve esser stata lei... per forza!>>
Le liberai la gola immediatamente, precipitandomi a controllare il corpo senza vita di Nigel.
Non era passato molto tempo dal momento del decesso, ma già cominciavano a notarsi i primi segni del rigor mortis.
<< Non è opera di Amelie...>> mormorai quasi a me stesso.
Toccai con la punta delle dita il grosso foro sulla schiena del cadavere, saggiando il calore e la vischiosità del sangue.
Era una ferita letale, inferta alle spalle, a mani nude... munite di artigli.
<< C-come fate a dirlo?>> ansimò Brigitte, riprendendosi dal mancato strangolamento.
<< Così...>>
Sotto il suo sguardo esterrefatto ed inorridito, infilai la mano destra all'interno del foro.
La ferita era grossa quanto in mio pugno, tanto da combaciarvi alla perfezione.
A quella vista macabra, la giovane cameriera sbottò a piangere.
<< No! Vi prego! Abbiate pietà del suo corpo!>>
<< Pietà? E per cosa?>> ghignai, estraendo la mano dalla carne di Niguel.
<< Il padrone ha sbagliato... ma non era un uomo cattivo. L-lui è sempre stata gentile con me... io l'amavo!>>
Una fragorosa risata fece tremare le mie corde vocali.
<< Era uno stupratore... un vigliacco!>> gridai, << E ha avuto la fine che si meritava. Gli hanno strappato il cuore...>>
Nel pronunciare quelle parole, un brivido ghiacciato mi corse lungo la schiena.
<< Dove si trova Amelie?>> le domandai con voce dolce, melliflua.
Vidi Brigitte scuotere il capo e strisciare all'indietro, sul pavimento allagato dal sangue.
<< Non lo so...>>
<< Sai troppe poche cose, mia cara...>> dissi sfiorandole una guancia, << Di questo passo, finirai unicamente per peggiorare la tua posizione.>>

Rosso Scarlatto - Prima Parte: Virgo IntactaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora