CAPITOLO 3 - Inizia Il Gioco

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Inizia Il Gioco

_Miguel_
Il dolce profumo del sangue si sparse nell'aria, mescolandosi malamente col rancido fetore emanato dal terreno.

Trattenni il respiro, dopodiché chiusi gli occhi. La mia mente iniziò a lavorare rapidamente, analizzando a fondo qualsiasi cosa i miei sensi fossero stati in grado di percepire oltre l'orizzonte in fiamme. Migliaia d'informazioni s'affollarono nella mia testa simultaneamente, come l'acqua dei fiumi che sbocca nel mare.

D'un tratto, trovai ciò che cercavo. Era la voce di una donna che gridava a squarciagola, disperatamente, quasi volesse lacerare l'aria che le stava intorno.

Poi le urla si fecero più forti, più penetranti, rimbombando tra il fumo e le fiamme, fin dentro le mie ossa. Rabbrividii e senza rendermene conto, cominciai ad inseguire quel suono disperato.

Chi era? Cosa le era accaduto?

Quella voce mi stava chiamando: invocava me, il mio aiuto... ed ormai non c'era più tempo. La sentii salire di tono e arrochirsi di botto, fino a svanire.

Ci furono altri due strilli, intensi, straziati, poi il silenzio s'impadronì dell'aria.

Le lingue di fuoco si attenuarono e mi ritrovai sotto gli occhi l'agghiacciante scena del massacro. Pensai immediatamente d'intervenire e di ucciderli tutti, uno ad uno ma dovetti desistere.

Inghiottii il groppo che avevo in gola, sottomettendo me stesso alla lucida e fredda razionalità del mio cervello.

Dovevo aspettare e non essere avventato.

Finii così per mascherare magistralmente la mia presenza dietro alle fiamme, mimetizzandomi con tutto il resto. Intanto, quei mostri infernali se ne stavano lì, in gruppo, ammassati l'un l'altro come un branco di cani rognosi, in lotta per aggiudicarsi il miglior pezzo di carne. La ragazza, di cui vedevo a malapena i capelli giaceva a terra, immobile, sotto il peso di quei corpi putrefatti in movimento.

"Eccola" mi dissi, "L'ho trovata".

Era lei la chiave, il pezzo mancante del puzzle. Ma lo dimenticai all'istante.

Senza rendermene conto, mi lasciai eccitare dall'odore dolciastro di quel sangue e come diretta conseguenza, abbassai le difese, rendendomi visibile agli occhi di quelle creature. Una volta fiutata la mia presenza, i Ghuldrash si dileguarono nel nulla, senza nemmeno attaccare. Rimasi un po' perplesso dalla loro strana reazione ma non me ne curai più di tanto, anzi, ringraziai il cielo per non esser stato costretto a sporcarmi le mani con creature di così basso livello. Dopodiché guardai a terra e sorrisi amaramente.

Ero arrivato troppo tardi?

Mi avvicinai lentamente alla pozza di sangue, quel tanto per verificare quanto fosse ridotto male il cadavere, ma con stupore, trovai la ragazza ancora intatta, viva e vegeta come se nulla le fosse accaduto. Non era ferita, ma aveva giusto qualche graffietto che si rimarginava a vista d'occhio sulla pelle nuda, ricoperta da strani marchi ricurvi, disegnati col sangue. Cominciai a fissarla con cupidigia, incapace di distogliere lo sguardo. I miei sensi erano in subbuglio, i nervi a fior di pelle e il flusso cardiaco accelerato. Non avevo mai visto nulla di più bello e allettante in tutta la mia vita.

Ed era mia. Lo sapevo, l'avevo sempre saputo e... anche lei lo sapeva. Cominciai a desiderarla ardentemente e non come un cacciatore faceva con la sua preda, no, ma in modo più basso, più terreno... come potrei dire?

Rosso Scarlatto - Prima Parte: Virgo IntactaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora