CAPITOLO 50 - La Chiave

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La Chiave

_ Miguel_

Ero sotto lo sguardo di tutti.
Sentivo le occhiate degli spettatori scavarmi solchi alla base della schiena, sulle scapole, lungo le vertebre... nel centro esatto della nuca.
Potevo percepire la loro incredulità e il loro terrore anche da quella distanza.
Mi temevano, come la morte stessa.
Ed ora mi guardavano dagli spalti, dalla loro personale "bolla" di protezione, chiusi in una sorta di spaventato mutismo.
Non osava volare una mosca.
Anche il mio Piccolo Tarlo era inorridito di fronte alla mia ferocia.
Avevo decimato una trentina di uomini e decapitato i tre membri più importanti dell'Ailthium, e tutto sotto il suo sguardo attonito.
Sarebbe mai riuscita a perdonarmi?
<< Miguel.>> mi chiamò, avanzando d'un passo.
Ma non la guardai. Non osavo farlo.
D'un tratto, ero diventato il peggiore dei codardi; avevo paura di incontrare i suoi occhi, di perdermi in quelle pozze contornate dalle lacrime, di leggervi dentro nient'altro che disprezzo.
<< Miguel, ti prego...>> m'implorò, << Guardami.>>
Come potevo resisterle?
Morivo dalla voglia che avevo di lei, nonostante tutti e nonostante tutto... ma la portata di simili pensieri mi spiazzava completamente.
Avevo appena ucciso degli uomini, maledizione!
Mi ero nutrito da loro, avidamente, facendo il bagno nel loro sangue... eppure, non riuscivo a ragionare lucidamente.
La presenza di Amelie mi destabilizzava, impedendo al mio cervello di funzionare correttamente.
Girava tutto intorno a lei.
L'aria era pregna del suo odore, che come una brezza profumata, spazzava via la stomachevole cappa di morte che invadeva ogni angolo dell'Arena.
" Ignorala!" mi ripetevo in continuazione, " Devi ignorarla!"
Con molta fatica, congelai il turbamento dietro una spessa corazza di ghiaccio, limitandomi ad alzare la testa e tendere le labbra in un sorriso strafottente.
Concentrai la mia attenzione altrove, o almeno... ci provai.
<< Sto aspettando di ricevere la mia parte.>> fronteggiai Cassandra.
Tuttavia, la perfida strega sembrava avere tutta l'intenzione di nonrispondere alla mia domanda.
Come un gufo impagliato, se ne stava ritta e immobile, avvolta nel suo elegante vestito argentato; gli occhi di tenebra che spaziavano da una parte all'altra, dal mio volto a quello di Amelie.
Aveva un'aria divertita, soddisfatta... eppure, non prestava la minima attenzione al moncone sanguinolento che le sporcava di rosso 'orlo dell'abito.
<< Miguel, ti scongiuro!>> continuò dall'altra parte Amelie.
La sua voce era debole, incrinata, distorta dallo sgomento e dal dolore.
Risuonava nell'ambiente come vetro spezzato.
Sentii un calore improvviso esplodermi alle spalle, come una carrellata di fuochi pirotecnici.
Corpo contro corpo, pelle contro pelle.
Percepivo lo scorrere impetuoso del suo sangue attraverso i lievi palpiti della cute, i singhiozzi strozzati del suo cuore a contatto con il mio. Finalmente fusi, uniti, sincronizzati.
<< Piccolo Tarlo...>>
<< Shhh...>>
Le sue braccia mi avvolsero delicatamente, come un manto protettivo, scivolando sul lerciume e sul sangue altrui.
Non le importava di sporcarsi, né dei terribili peccati da me commessi.
La sua unica preoccupazione, era che fossi vivo, che stessi bene.
Quell'improvvisa consapevolezza mi gonfiò il cuore di gioia.
<< Dovresti allontanarti...>> sussurrai, maledicendomi mentalmente per una simile affermazione.
<< Come puoi chiedermi una cosa del genere?>> singhiozzò, << Non ti lascerò mai andare! Non ora che sei qui... tra le mie braccia.>>
Incapace di resistere oltre, la tirai per un polso, facendola roteare come una trottola.
L'attirai a me, la strinsi con forza, fino ad avere l'impressione di perdermi all'interno del suo corpo.
Ma c'erano troppe barriere: vestiti, strati di pelle, muscoli... ossa.
Desiderai che svanisse tutto, lasciando le nostre anime libere di sciogliersi l'una all'interno dell'altra.
Così da poter diventare un unicum.
Un tutt'uno.
Spinto da quel desiderio bruciante e spasmodico, affondai con maggiore violenza le dita nella sua carne, dopodiché le catturai le labbra, fino a perdermi in un dedalo intricato di emozioni.
I nostri baci non erano mai stati così... avidi, smaniosi, roventi.
Ci divoravamo a vicenda, con la stessa famelica voracità di una belva costretta al digiuno per tanto, troppo tempo.
Ma più mi nutrivo di lei, del suo profumo, della sua soffice bocca... più la fame accresceva, lasciandomi insoddisfatto.
Senza fiato.
Mi sembrava di non averne mai abbastanza.
Volevo... oh, volevo...
<< Ma che bella scenetta...>> proruppe una voce alle nostre spalle.
Era unica nel suo genere.
Avrei potuto riconoscerla anche tra un milione di voci diverse.
<< Ryan...>> sibilai, staccandomi da Amelie quel tanto per poterlo vedere in volto.
<< Oh, vi prego. Continuate pure. Non era mia intenzione disturbarvi... >> ridacchiò divertito, << Sono un inguaribile romantico!>>
Con passo celere, si avvicinò a Cassandra, che nel frattempo se la rideva sotto i baffi.
<< Mia Signora...>> la salutò, chinandosi in una riverenza e facendole il baciamano.
<< Mi chiedevo che fine avessi fatto,Camaleonte! >> gorgogliò lei, << Ti sei perso il meglio dello spettacolo!>>
<< Chiedo venia, mia Signora.>> disse inchiodandomi con lo sguardo, << Urgeva che i preparativi fossero portati a termine.>>
<< Ottimo.>> sentenziò la strega.
Lanciò uno sguardo a Lizzy, poi ad Amelie... che sebbene tentasse di nasconderlo, stava tremando come una foglia per la nuova entrata in scena di Blackwood.
<< Tienila ferma.>> disse rivolgendosi a Ryan.
Per un attimo, m'irrigidii pensando che volesse strapparmi dalle mani il mioPiccolo Tarlo, ma l'ordine di Cassandra non riguardava Amelie... bensì, la scaltra Lizzy che nel frattempo aveva estratto dalle sue tasche un pugnale... e, senza esitazione, lo stava puntando in direzione della stessa strega.
<< Sta buona...>> l'ammonì Ryan, comparendo alle sue spalle.
<< Traditore!>> gli ringhiò contro Lizzy.
Si dimenò come una gatta selvatica, fendendo l'aria alla cieca, ma Ryan sapeva il fatto suo e dopo una breve lotta, ebbe la meglio sulla ragazzina vestita da uomo, intrappolandole i polsi tra le sue mani.
<< Ci tieni o no alla pelle?>> le sussurrò lui contro un orecchio.
<< Lasciami andare, figlio di puttana!>> gridò lei, << Ti taglierò i testicoli, lo giuro! E te li farò mangiare per colazione, se non mi lasci andare!>>
<< Oh, oh... ma che gattina guerrafondaia!>> la stuzzicò, << Sarebbe un vero peccato ucciderti!>>
<< Lasciale stare!>> si fece avanti Amelie.
I pugni serrati per la rabbia che tentava di contenere.
<< Sta ferma...>> le intimai, bloccandola per le spalle.
Non potevo permettere che si facesse del male, non ora che potevo di nuovo stringerla tra le mie braccia.
<< No...>> cercò di ribellarsi, << Lizzy... lei è in pericolo!>>
<< Lo siete tutti.>> disse una vocetta stridula, comparendo dal nulla.
La fida Irys, le cui tracce si erano dissolte come fumo nell'aria, era ora ricomparsa, portandosi dietro il corpo acefalo di Bartholomew Parrish.
Quella vista, per un attimo, fu in grado di farmi contorcere lo stomaco dal disgusto.
Mosso dal potere telecinetico della ragazzina, il cadavere senza testa camminava un passo alla volta, ciondolando da una parte all'altra in modo lento, sostenuto, mentre flotti purpurei di sangue lasciavano la loro scia sul pavimento.
<< Ben fatto, mia cara!>> esultò Cassandra.
Irys fece un ossequioso inchino rivolto alla sua padrona, costringendo quello che rimaneva del giudice Parrish a fare altrettanto.
La scena fu orribile e grottesca.
Raramente avevo visto Irys all'opera, ma vederla utilizzare il corpo ancora caldo di un morto come burattino, metteva decisamente i brividi.
Più guardavo quel fantoccio senza fili, più avevo la sensazione di trovarmi nella sua stessa situazione.
Non eravamo poi così diversi, anzi.
Cassandra mi teneva in pugno proprio come Irys faceva con lui, ma senza l'artificio della telecinesi.
<< Mia Signora, ora che Bartholomew Parrish è qui, possiamo dare inizio alla cerimonia.>> mormorò la ragazzina.
Vidi Cassandra sorridere, girare intorno alla testa del defunto Giudice Supremo e chinarsi in avanti per raccoglierla.
Il sangue le colò lungo le mani, per poi sporcarle i polsi sottili e gli orli argentei delle lunghe maniche.
La sollevò in aria, sporgendosi dalla balaustra del suo palco affinché tutti potessero vederla.
<< Secondo la legge dell'Ailthium...>> enunciò a voce alta, << Il futuro capo dell'organizzazione deve essere votato all'unanimità dai membri del Consiglio Ristretto. In assenza di tale evenienza, sta alla persona più importante per rango e gerarchia, nominare verbalmente e pubblicamente colui - o colei- nelle cui mani risiederà l'intero potere decisionale per quanto riguarda la nostra comunità.>>
Il silenzio era talmente fitto da sembrare un'entità solida, quasi materiale.
Gravava sulle nostre teste come una sentenza di morte.
<< Ma cosa sta succedendo?>>
Amelie era stanca, nauseata, avvilita.
Si aggrappava al mio corpo come se il terreno si stesse sgretolando sotto i nostri piedi, e le mie spalle fossero state l'unico appiglio a cui reggersi per non precipitare.
<< Vuole consacrarsi Regina...>>affermai, inorridendo alla sola idea.
Non c'erano stati regnanti all'interno dell'Ailthium da almeno tre secoli.
L'ultimo a fregiarsi di tale titolo, era morto in casi misteriosi, probabilmente avvelenato dai membri del Consiglio Ristretto.
<< Non puoi auto-incoronarti Regina!>> strillò Lizzy, scalciando a destra e manca per liberarsi dalla stretta di Ryan.
Cassandra la degnò a malapena di uno sguardo, mentre con passo lento e deciso, raggiungeva la marionetta senza vita tenuta in piedi da Irys.
<< Non mi sto auto-incoronando, infatti.>> sghignazzò la strega, << Vedi, mia cara Elizabeht... sono una serva fedele dell'organizzazione. Un membro onorato. E ho tutta l'intenzione di rispettare il protocollo.>>
<< Ah, sì?>> fece la ragazza, sputandole addosso tutto il suo disprezzo.
<< Non lo vedi?>> replicò Cassandra.
Lizzy scosse la testa.
<< Bartholomew Parrish è morto, stringi la sua testa tra le mani... non è in grado di pronunciare alcuna parola. Non potrà farlo mai più.>>
"Non esserne troppo sicura, ragazza..."pensai fra me e me.
E come volevasi dimostrare, Cassandra smentì le sue parole, adagiando il capo mozzo sul collo insanguinato del vecchio Giudice.
La carne sfrigolò leggermente, le ossa combaciarono, e spinta dal potere di Irys, la testa di Parrish tornò al suo posto, in un precario, quanto agghiacciante, equilibrio.
<< Chi l'ha detto che il mio caro amicoBartholomew non potrà più parlare?>> ghignò, << Sentiamo!>>
Le sue risate si librarono come gracidii nell'aria, riempiendo gli spalti di angoscia e terrore.
Pensavano di aver assistito al peggio... quegli sciocchi, purtroppo le sorprese per noi non erano affatto finite.
<< Cassandra.>>
Un tuono sordo, lugubre e distorto.
Come l'annuncio di una tempesta, sentii quel'unica parola risuonare dalla labbra violacee di Parrish.
Quella era la sua voce, indubbiamente... ma ora appariva diversa, del tutto storpiata dal macabro timbro della morte.
<< Cassandra...>> continuò a dire, << Figlia della luna, guardiana dellescritture e Somma Sacerdotessa della notte. Io, Bartholomew Parrish...>>
Strinsi Amelie tra le braccia, mentre i brividi percorrevano violentemente ogni centimetro del suo corpo.
<< Lo so che è orribile...>> le sussurrai all'orecchio, cercando di tranquillizzarla.
<< Miguel... io...>> balbettò.
Era nel panico più totale.
Quindi l'abbracciai ancora più forte, con maggiore intensità. Doveva smetterla di tremare.
<< Devi resistere.>> la spronai, << Lo so che non è facile. Ma presto sarà tutto finito e Cassandra ci concederà la libertà.>>
<< Come fai a dirlo?>> mormorò.
<< Me l'ha promesso.>>
La sentii irrigidirsi e scuotere la testa.
<< Come fai a fidarti di... lei?>>
<< Non mi fido, mio Piccolo Tarlo.>> le confessai, la voce talmente bassa da risultare inudibile persino alle mie orecchie.
<< Ma lo stai facendo.>> sibilò, frustrata.
<< Ho forse alternative migliori?>>
Posai gli occhi su di lei, poi su le labbra raggrinzite del cadavere "vivente".
La sua bocca si muoveva a sincrono con quella della piccola Irys, che come un ventriloquo di grande abilità, faceva sì che il suo burattino inanimato parlasse con la propria voce.
<< ... Conferisco i miei poteri a te, nominandoti mia erede e capo indiscusso dell'Ailthium.>> diceva, << Il Consiglio è pertanto abolito: nessuna legge e nessun individuo, potrà mai interporre il suo potere al tuo. Ogni tua volontà, verrà accettata e rispettata come legge. La tua parola sarà legge!>>
<< Lunga vita alla Regina!>> tuonò Ryan.
Un vociare smorto e scoordinato si unì con malavoglia alle grida delCamaleonte.
<< Lunga vira alla Regina!>>
<< Sì!>> urlò Cassandra.
Alzò le braccia al cielo in un gesto d'onnipotenza, mentre come un giocattolo rotto, il corpo di Parrish crollava a terra.
<< Ho aspettato questo giorno da secoli! E finalmente è arrivato!>>
Non avevo mai visto brillare i suoi occhi scuri in quel modo.
Parevano screziati da mille frammenti di specchio.
Nell'impeto del momento, si lasciò andare ad un grido liberatorio.
<< Sì!>> strepitò, << L'Ailthium è mia! Ed ora anche la chiave!>>
A quelle parole, mi sentii mancare il fiato.
<< Che cosa intendi dire?>> ringhiai.
L'esaltazione doveva averle annebbiato momentaneamente il cervello.
Ma il suo enorme sorriso non si spense, anzi. Si allargò a dismisura, finché la sua dentatura nera e marcia non fu del tutto visibile.
<< Ti avevo promesso la libertà.>> dichiarò, << Ed io sono una Sovrana giusta e magnanima. Sei libero di andare, se vuoi... nessuno ti fermerà. Ma non ricordo di aver barattato insieme alla tua, anche la libertà della fanciulla che stringi con tanta passione tra le braccia.>>
<< No!>> ruggii incollerito, << Lei viene con me! È mia!>>
<< Oh, no... Ti sbagli. Lei è mia.>>
Cominciai a vedere tutto rosso, le zanne fuoriuscirono fulmineamente dalle gengive, fino a farle sanguinare.
<< Cassandra...>> sibilai a denti stretti, << Non osare toccarla!>>
Vidi gli occhi della strega illuminarsi di gioia, come se stesse già pregustando il sapore della vittoria.
<< Io posso fare quello che voglio... ragazzino.>> fece avvicinandosi di un passo, due, tre. Dopodiché svanì nel nulla, ricomparendo subito dopo di fronte a noi.
Non ebbi il tempo di fare niente.
Una forza sconosciuta mi entrò nelle vene, bruciando come lava incandescente legamenti, tessuti connettivi ed ossa. Dall'interno.
Mi accascia a terra, incapace di fare qualsiasi altra cosa se non urlare.
Amelie mi prese tra le braccia, cullandomi a sé, tuttavia niente riusciva a calmare le mie sofferenze. Nemmeno la sua vicinanza.
<< Questo è solo un assaggio, Miguel.>> ridacchiò divertita.
Ma da dove le veniva, tutto quel potere?
Non riuscivo a spiegarmelo.
Cassandra era sempre stata dotata di grandi capacità magiche, vero... eppure non aveva mai posseduto una simile forza. Era qualcosa di anormale, dirompente... completamente estranea ai suoi usuali trucchetti.
Si trattava quindi di un nuovo "acquisto"... se così possiamo definirlo.
Un quantitativo di energia smisurato, che da un giorno all'altro l'aveva resa invincibile.
Tuttavia troppe cose non quadravano.
Altrimenti... avrebbe potuto conquistare l'Ailthium per conto suo, senza aver bisogno del mio aiuto e di così tante diaboliche macchinazioni.
Poi capii ogni cosa...
<< Maledetta!>> le inveii contro, tra una fitta di dolore lancinante e l'altra.
<< Tu lo sapevi... dannazione! Lo sapevi! E non hai detto niente!>>
La sentii sghignazzare senza alcun ritegno, come la perfida strega che era.
<< Già...>> confessò, << L'ho capito non appena i miei occhi si sono posati su di lei. L'ho sentito. Come un fuoco prorompente al centro del petto. Ma quello che mi sorprende, mio caro... è come tu non ti sia reso conto di niente...>>
Le fitte s'intensificarono, facendomi sputare sangue.
<< Vi scongiuro, Cassandra!>> gridò Amelie, sporgendosi verso di lei.
<< Che cosa c'è bambina?>> la blandì con finta dolcezza, << Vuoi che smetta di fargli del male?>>
<< Sì!>> replicò disperata, << Prendi me al suo posto... ma ti prego! Basta con questa tortura!>>
<< Lo vorrei tanto mia cara... ma vedi? Se lo lasciassi andare, lui proverebbe a portarti via da me... e questo io non posso proprio permetterlo.>>
<< Perché?>> chiese lei, << Perchè non volete che me ne vada?>>
I pensieri cominciarono a vorticarmi chiassosamente nella testa.
Il dolore era tale da farmi scoppiare le tempie, ma vividi come non mai, i ricordi di quella notte si frapposero fra me ed il presente.
Vedevo con gli occhi della mente il buio del giardino della residenza di campagna dei Von Kleemt, la luna riflessa sul pelo dell'acqua, la fresca brezza della sera... poi lei, il suo odore.
I miei sensi erano completamente impazziti, come il rubino dellaMimesis, che da fredda pietra totalmente morta, si era tramutato in un tizzone ardente.
Non avevo mai provato nulla del genere, prima di allora.
Mai.
Eppure, l'arrivo tempestivo dei Ghuldrash aveva fatto sì che non mi concentrassi a fondo su quella reazione insolita.
Mi ero accanito contro quei mostri con una violenza incontrollabile, e una volta sconfitti, non ero stato in grado di ragionare lucidamente.
Il suo profumo era troppo forte, troppo dolce, troppo inebriante.
Mi aveva liquefatto il cervello in un battito di ciglia, rendendomi null'altro che una belva assetata di sangue.
E come la più famelica delle bestie, mi ero avventato su di lei... su quel collo di seta, fino a sprofondare le zanne con immane voracità nella sua carne.
Sempre più giù, in profondità, fino a dissanguarla quasi del tutto.
Eppure Amelie non era stata l'unica a rimetterci qualcosa, quella notte. Io avevo perso me stesso.
Ciononostante l'avevo sentita anche io quell'attrazione, quell'elettricità,quella forza irrefrenabile... ma l'avevo ignorata.
Semplicemente.
Catalogando il tutto come il frutto perverso della mia immaginazione.
Anche in seguito, quando gli indizi non facevano altro che portare in quell'unica direzione, la parte razionale del mio cervello si era rifiutata categoricamente di accettare quella realtà come tale.
Era impossibile, per me.
Ed ora che avevo l'evidenza proprio davanti a me, sotto agli occhi... ero inconsciamente portato a credere il contrario.
<< "Perchè", mi chiedi?>> ripeté con studiata lentezza Cassandra, strappandomi così dalla ressa disordinata dei miei pensieri.
Amelie annuì debolmente, provocando nella strega un'ulteriore eccedenza di risa.
Di punto in bianco, sentii le scosse di puro dolore attenuarsi un poco, forse a causa dell'eccessiva ilarità provocata dalla domanda di Amelie.
<< È semplice, bambina.>> s'inumidì le labbra, << Non posso lasciarti andare perché sei troppo importante per me. Per l'Ailthium. Tu sei colei che stavamo cercando da decenni, ormai.>>
<< Io?>> domandò esterrefatta, << Perché proprio io?>>
Vidi Cassandra aprire bocca per risponderle, tuttavia, non le diedi il tempo di emettere alcun suono che la sovrastai con la voce.
<< Proprio così Amelie...>> mormorai a denti stretti, << Sei tu il punto di congiunzione... la chiave.>>

Rosso Scarlatto - Prima Parte: Virgo IntactaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora