L'Inizio Della Fine
_ Amelie _
Quando Miguel ebbe finito la mattanza d'uomini, si ritrovò completamente ricoperto di sangue.
Metteva i brividi solo a guardarlo.
"Mio Dio... " pensai, inorridita.
Ma non era la prima volta, per me. L'avevo già visto in quelle condizioni... completamente zuppo, da capo a piedi; la pelle perfetta insudiciata di rosso, i capelli scuri appiccicati alle tempie, vischiosi, resi umidi da un miscuglio maleodorante di sudore e sangue.
Eppure, quel liquido denso e vermiglio era così diverso dalla putrida linfa vitale dei Ghuldrash.
Il loro sangue era scuro, nerastro... totalmente alieno.
Mentre quello che ora gli vedevo scorrere addosso, aveva la vivida crudezza del peccato mortale.
Era il frutto di una strage.
No. Non puoi averlo fatto... non per me!
Distolsi lo sguardo da quello scempio, incapace di sopportare oltre.
Era uno spettacolo raccapricciante.
" No..." continuavo a ripetermi.
Lui, il mio Miguel... non poteva averlo fatto davvero.
No...
Mi rifiutavo categoricamente di crederlo.
Tuttavia, mi bastava posare lo sguardo a terra, per rendermi conto della portata effettiva delle sue azioni.
Li aveva uccisi veramente.
Per me.
Un ondata di sconforto mi fece vacillare in avanti, col rischio di conficcarmi la lama del pugnale nel collo, da sola, senza l'aiuto della telecinesi di Irys.
Per un attimo, quell'idea malsana mi sfiorò la mente.
Allettandomi.
" È tutta colpa mia!" pensai, in preda alla disperazione.
Solo ed unicamente colpa mia.
Quegli uomini... oh, mio Dio!
Tutti quegli uomini, erano stati massacrati da Miguel affinché iopotessi salvarmi!
<< Miguel...>> provai a richiamare la sua attenzione.
Ma lui era muto, sordo, immobile.
Fissava con sguardo vacuo l'orrore che si stagliava ai suoi piedi, senza battere ciglio.
Nemmeno respirava.
Si limitava a rimanere in equilibrio sulle proprie gambe, ma la sua mente era altrove, i suoi occhi persi nel vuoto.
Poi giunse il rumore.
Il punto di rottura.
Lo scrosciante sciabordio di un applauso.
Dal soppalco centrale, si udii l'eco di una risata profonda, rauca, mentre appollaiato sul proprio trono rialzato, Bartholomew Parrish batteva vistosamente le mani.
Gli occhietti infidi scintillavano di pura soddisfazione.
<< Che meraviglia!>> esultò quest'ultimo, totalmente estasiato.
<< Non assistevo ad un simile massacro da tempi immemori. Lo vali tutto, il tuo soprannome, ragazzo.>>
La risata dell'uomo divenne assordante.
Ma Miguel non l'ascoltò.
Rimase semplicemente fermo dov'era, col volto abbassato, in religioso silenzio a contemplare il suo macabro operato.
<< Sterminatore...>> ridacchiò amabilmente, << Davvero appropriato...>>
Un tocco improvviso mi fece sussultare.
<< Muoviti.>> mi ordinò Irys, << La mia Signora ci attende nel suo palco.>>
<< No...>> mi rifiutai di seguirla, ma una leggera pressione della lama contro la giugulare, mi fece immediatamente cambiare idea.
Lanciai un ultimo sguardo a Miguel, tuttavia, non ricevetti alcuna risposta: non si era mosso di una virgola.
<< Ed ora... la sentanza!>> annunciò l'omone che sedeva alla sinistra del giudice.
Seguirono allora un'infinità di parole; una schiera di Molossis sopravvissuti alla ribellione dei detenuti, si affiancò alla figura immota di Miguel.
Lo circondarono completamente, legandogli i polsi con un nuovo filare di catene argentee.
Un ulteriore "regalo" di Cassandra, dicevano.
Immaginai di vedere l'Arena intrisa di altro sangue, ma con mia grande sorpresa, Miguel non oppose resistenza.
Si lasciò incatenare, senza remore... benché con risentita violenza, quegli uomini lo spintonarono di fronte al podio del Giudice Supremo.
Ma cos'aveva intenzione di fare?
Subire passivamente?
Avrei tanto voluto gridargli in faccia di non farlo, di non arrendersi, che non poteva fermarsi prorio ora... tuttavia, non potei farlo.
Fui infatti costretta a seguire i passi di Irys, che continuando a puntarmi il coltello alla gola, mi faceva strada attraverso gli spalti.
Adesso il pubblico si era calmato; l'idea che la ribellione potesse concretizzarsi in qualcosa di reale era sfumata del tutto, lasciando i membri dell'Ailthium rilassati, al sicuro, convinti più che mai che il peggio fosse passato.
Chissà se avevano ragione.
Io non riuscivo a darmi pace.
Avevo come l'impressione che di lì a poco, sarebbe scoppiato nuovamente il putiferio.
Quello vero, stavolta.
Come se l'orribile carneficina appena avvenuta, non fosse stata altro che la punta di un ice-berg.
Ed infondo avevo ragione.
Ora che Miguel era di nuovo alla mercé di quei pazzi, non osavo immaginare come sarebbe andata a finire.
Ero terrorizzata più che mai.
" Miguel, ti prego..." mi ripetevo a mo' di nenia, " Cerca di resistere... io... m'inventerò qualcosa! Lo giuro! Non lascerò mai che ti uccid-"
<< Entra, sbrigati.>> mi strattonò Irys.
Non appena misi piede nel piccolo palco riservato a Cassandra, il pugnale che avevo puntato alla gola cadde a terra, inanimato.
Mi portai immediatamente le mani al collo, quasi per accertarmi che fosse ancora lì, intatto.
Ma non del tutto.
Un grumo appiccicoso di sangue mi aveva macchiato i polpastrelli, tuttavia non me ne curai.
I miei occhi erano incollati sul volto senza età di Cassandra.
Seduta accanto a lei, c'era Lizzy.
Mi tranquillizzai nel constatare che almeno la mia amica stesse bene, ma l'espressione che aveva dipinto sul suo bel visetto mi sconcertò non poco.
Era l'esatto riflesso della mia: trasudava disperazione, rammarico, ed un infinito senso di colpa.
<< Mi dispiace così tanto...Io... non credevo che...>> bofonchiò timidamente, tendendomi le mani.
Ahimé non ebbi il tempo di afferrarle, che Cassandra si alzò in piedi.
Mi ordinò perentoriamente di prendere il suo posto, poi si sedette sulla sedia accanto alla mia.
<< Da qui si gode di una vista migliore, non trovi?>>
Avevo sulla punta della lingua una miriade d'insulti con cui ricoprirla, ma in qualche modo, riuscii a trattenermi.
Non ero affatto nella posizione adatta per potermi permettere un simile comportamento.
Non con lei.
Quindi mi ritrovai ad annuire senza proferir parola.
Irys, nel frattempo, era svanita nel nulla.
<< Ed ora?>> mi rivolsi a Lizzy, << Che cosa accadrà?>>
La ragazza fece per rispondere, ma Cassandra la precedette.
<< Il processo avrà finalmente inizio.>>
La guardai incredula.
<< E fin ora? Cos'è successo, fin ora?>> domandai, sempre più sconcertata.
<< Semplice, bambina. Miguel doveva pagare pegno. Certo, ci sono stati degli"imprevisti" ma ora che i Gladiatori sono deceduti, tutto potrà svolgersi secondo i piani.>>
Pronunciò le ultime due parole, con fin troppa enfasi.
Tanto da farmi rabbrividire.
Ma quali erano, questi famigerati "piani"?
Non feci in tempo a chiederglielo che il Giudice Parrish riprese a parlare.
La voce solenne, tonante, rauca.
Come il gracidare d'un grosso rospo.
<< È risaputo che nel corso degli ultimi centocinquanta anni, l'Ailthium ha potuto progredire grazie all'aiuto del nostro fidato mastino da caccia, il qui presente Miguel Meterjnick. Tuttavia, non è un segreto che costui nutra un odio profondo e spietato nei confronti del Sacro Consiglio Ristretto, per tutto quello in cui crediamo e per la nostra retta organizzazione, volta unicamente a salvaguardare la difesa del genere umano. Come tutti saprete, Miguel Meterjnick può vantare un retaggiospeciale all'interno dell'Ailthium. È l'unico discendente diretto del nostroFondatore, e per questo, si è potuto inserire nelle fila dell'organizzazione senza sottostare alle regole dei ranghi e delle gerarchie. Ciononostante, per ordine del nostro stesso Fondatore, il governo dell'Ailthium dovrà sempre e comunque risiedere nelle mani del Consiglio.>>
Fece una pausa, ed io approfittai dell'occasione per sporgermi in avanti.
Miguel aveva alzato la testa, adesso.
E lo fissava con indifferenza, come se a parlare non fosse stato altro che l'ululato del vento.
Il vecchio Giudice si schiarì la voce, poi riprese da si era fermato.
<< Ed è dunque per questo, per la sua insaziabile fame di potere, che appena possibile... Miguel Meterjnick si è allontanato dalla nostra comunità; e senza radici, né fede, né amore... si è gettato nel crogiolo di un nuovo incarico, non pertinente ai nostri ordini di sterminio. >>
Dalla platea, si levarono degli applausi.
<< Fu così...>> continuò Parrish, << Che il seme malvagio che aveva in sé, già forte ed innato, trovò terreno fertile in cui prosperare. Guidato dall'ambizione e dal cieco amor proprio, costui ha ignobilmente assassinato Nigel von Kleemt, uno degli anziani, nonché onorato membro del Sacro Consiglio Ristretto.>>
L'ennesima pausa.
Il respiro mi restò bloccato in gola.
<< Ed è per tanto...>> annunciò il Giudice, rivolgendosi direttamente a Miguel.
<< Che io...Bartholomew Parrish, Sommo capo di questa sede, in virtù dei poteri conferitimi... ti dichiarocolpevole di omicidio. Non solo ai danni del defunto Nigel, ma anche a fronte dell'orribile strage che si è svolta quest'oggi sotto i nostri occhi!>>
<< No!>> urlai con tutta la voce che avevo in corpo, << Non potete farlo!>>
Il sangue mi ribollì a causa della collera, fino a farmi scoppiare!
Sommo Giudice o meno... come poteva quel vecchio psicopatico accusarlo di una cosa del genere?!
<< Siete stati voi... voi maledetti bastardi ad incastrarlo!>> strillai, << L'avete costretto voi ad uccidere tutti quegli uomini! Voi! L'avete ignobilmente ricattato, ed ora pretendete di dargli la colpa?! Mi fate schifo!>>
Non ero più in me.
Strepitavo attaccata alla ringhiera del palco, sporgendomi in avanti affinché mi sentissero.
Non avevo paura del vuoto che si stagliava sotto ai miei piedi, né di cadere.
Il mio unico desiderio, era che finalmente qualcuno si decidesse ad ascoltarmi!
Come faceva tutta quella gente a rimanere fredda ed impassibile di fronte ad una simile barbarie?
No, no, no... dovevano pur prestarmi attenzione, quei figli di puttana!
<< Fatemi testimoniare! Vi prego!>> continuai imperterrita, << Io c'ero, quella notte! Ero lì, la sera in cui è morto Nigel! Ero con lui! E posso assicurarvi che non è stato Miguel ad assassinarlo! Non è stato lui! Ve lo giuro su quanto ho di più sacro! Dovete credermi!>>
Il pubblico era in fermento.
Alcuni si voltarono a guardarmi, altri m'indicarono con la punta delle dita, ma Parrish non mi degnò neanche di uno sguardo.
Si limitò ad accarezzare con gli occhi il volto di Miguel, assaporando la drammaticità di quel momento.
<< Quindi, mio caro Sterminatore... ti condanno a morte!>> proseguì, << Verrai
giustiziato domani mattina all'alba:l'aquila di sangue ti aspetta. Subito dopo, il tuo corpo verà assicurato alle fiamme. Non possiamo permetterci che tu sopravviva.>>
<< No!!!>> esclamai in preda alla disperazione.
Non poteva essere vero!
Mi dimenai come una pazza, urlando con tutte le mie forze di lasciarlo andare.
D'un tratto, qualcosa nell'aria mutò irreversibilmente.
Miguel si voltò a fissarmi brevemente, la frazione d'un secondo, poi spostò lo sguardo sull'espressione imperscrutabile di Cassandra.
Lei ricambiò l'occhiata, incurvando a malapena le labbra in un sorriso.
<< Vai...>> sussurrò con un filo di voce.
Miguel fece un segno d'assenso col capo.
Dopo, fu tutto tremendamente veloce.
Ci fu un acuto stridio metallico, e le catene che serravano i polsi di Miguel esplosero in aria come fuochi d'artificio.
La nebbiolina argenta sprigionata dallo scoppio, mise momentaneamente fuori gioco i Molossis che lo circondavano.
Gli uomini vestiti di porpora si accasciarono a terra, tra urla ed immani lamenti, mentre i mantelli costosi venivano macchiati dal sangue delle innumerevoli vittime lasciate lì a marcire, sul pavimento.
Ma che diamine...?
Una volta libero, Miguel cacciò in fuori gli artigli e saltando da una parte all'altra delle pareti, riuscì ad arrampicarsi fulmineamente sull'alto podio presidiato da Parrish e dai suoi compari.
<< Tranquilli, miei signori!>> enunciò con gelido sarcasmo, << Questo non è altro che l'inizio della fine...>>
Per un attimo, gli intravidi tra le mani un luccichio dorato; sembrava tenere tra le dita qualcosa di piccolo.
Forse un coltello?
Ma no, non poteva essere.
Poi capii.
Si trattava della Mimesis.
Un intenso bagliore rosso illuminò il volto terrorizzato di Bartholomew Parrish, dopodiché, null'altro che urla sguaiate.
Bastò un semplice movimento dell'avambraccio: un gesto netto, pulito, privo d'esitazione.
La lama frusciò a contatto con la carne e le teste dei tre uomini capitombolarono a terra con un tonfo sordo.
Il mio cuore mancò un battito.
No... non è possibile!
Eppure, fiumi di sangue sgorgavano con eccezionale potenza da quei cadaveri acefali.
Li aveva decapitati con un unico colpo.
<< Ma cosa...>> biasciai.
Ero letteralmente senza fiato.
Lo vidi chinarsi elegantemente, con la grazia di un felino, dopodiché l'Arena fu invasa da istanti d'inorridito silenzio.
Nessuno osava muoversi, né tantomeno parlare.
Avevano tutti troppa paura.
Dopo aver raccolto i tre monconi da terra, Miguel si voltò in direzione del pubblico.
Li sollevò in aria con un gesto teatrale, e con voce bassa e profonda, scoppiò in una fragorosa risata.
<< Amici miei!>> gridò, << Ecco a voi gli impostori!>>
Lanciò tra gli spalti le due teste appartenenti ai compari di Parrish.
Le vidi rotolare sui gradini, a poca distanza l'una dall'altra, mentre in un moto di paura e ribrezzo, il pubblico scattò in piedi, sussultando.
<< Ho pena di voi, sapete? Tutti questi anni al servizio di un'organizzazione fondata sulla menzogna. Siete stati ingannati. Da sempre. Siete stati agnellini sacrificali tra le grinfie dei lupi. Animali da macello.>>
Poi si strinse al petto la testa mozza di Parrish; il sangue gli aveva imbrattato il naso, le guance grinzose e la bocca, mentre gli occhi erano rimasti spalancati in un'espressione di puro terrore.
<< Ma è giunto il momento di farla finita, signori!>> proseguì, << È giunto il momento di guardare in faccia la realtà.>>
Trattenni il respiro.
Con un balzo leggiadro, si arrampicò sullo spalto superiore, quello completamente celato agli occhi da un fitto alternarsi di veli.
Sembrava nascondere qualcuno... sì, ma non appena Miguel squarciò quell'imponente quantità di stoffa, furono delle sedie vuote a catturare il mio sguardo.
Non c'era nessuno lì.
<< Vedete?>> enunciò, allargando il tetro sorriso a dismisura.
<< Non esiste alcun Sacro Consiglio Ristretto, qui. Non c'è mai stato. Lo stesso Nigel von Kleemt non era altro che una pedina nelle mani di Bartholomew Parrish. Non lo capite? Il Giudice e le sua congrega vi hanno ingannato per tutto questo tempo!>>
Un vociare incollerito si levò dalla platea.
Vidi Miguel annuire, lentamente, mentre il rosso rilucente del suo sguardo si spegneva nell'usuale color cielo.
Tuttavia, non c'era niente di terso, in quegli occhi. Solo una cupa e tempestosa distesa di ghiaccio.
<< Ed ora...>> sussurrò, << Godetevi lo spettacolo!>>
Fece un salto nel vuoto, atterrando al suolo con la leggiadria di un gatto selvatico.
Si accovacciò sulle ginocchia, allargò le gambe, dopodiché scomparve nel nulla.
L'ansia mi divorò le viscere come un branco di piragna, attaccandosi alle mie carni pezzo per pezzo, con famelica brutalità.
Ma che diavolo...?
All'improvviso un lieve rumore di passi scalfì l'aria e dal vuoto della ringhiera a cui ero aggrappata, intravidi un baluginare di iridi azzurre.
Per poco non persi i sensi.
Ma invece di'incontrare le mie braccia, Miguel scavalcò il parapetto e tirò dritto, ignorandomi.
I suoi occhi erano tutti per Cassandra.
<< Ecco qua.>> mormorò a denti stretti.
Un sorriso crudele gl'incurvò le labbra verso l'alto.
Non avevo mai visto niente di più bello e terrificante al tempo steso.
Con gli artigli ancora sfoderati, sollevò la mano destra in direzione di Cassandra, che impassibile, osservava la scena dal suo scranno imbottito di velluto.
Un luccichio maligno le illuminò il volto, mentre dall'altra parte, Miguel lasciò ruzzolare la testa di Bartholomew Parrish ai suoi piedi.
<< Come potete vedere... ho tenuto fede al nostro patto, signora.>> disse avanzando d'un passo.
La sua voce era bassa, iraconda, ma melliflua come zucchero.
Nel constatarlo il sorriso di Cassandra si allargò a dismisura.
<< Lo vedo.>> replicò lei.
Era raggiante.
Vidi gli occhi di Miguel esitare brevemente sul mio volto, accarezzarmi con lo sguardo, per poi tornare a focalizzarsi unicamente su quello di Cassandra.
<< Ora sta a voi...>> aggiunse sottovoce, << Mantenere la parola data.>>
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Rosso Scarlatto - Prima Parte: Virgo Intacta
Vampire"In principio ci furono le fiamme." Londra, 1882. Amelie von Kleemt è una giovane di buona famiglia, ed ha tutto ciò che una ragazza della sua età possa desiderare: un nome altisonante, una casa lussuosa, innumerevoli vestiti, gioielli e... un fidan...