Capitolo 2

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 Con una tazza di tè stretta tra le mani, Sanem si lasciava cullare dal lento ondeggiare dell'altalena, timido ricordo della sua infanzia.

Si trovava nel piccolo giardino di casa , quella stessa casa che aveva condiviso per tanto tempo con il padre Nihat morto alcuni anni prima.

Nihat era stato il proprietario di un minimarket del centro di Kemer. Quando si era ammalato Sanem era rientrata da Istanbul, dove si era stabilita al termine dell'università, per assisterlo ed aiutarlo nella gestione del negozio e alla fine era rimasta, rinunciando a quello che era sempre stato il suo sogno: scrivere un romanzo e diventare famosa!

Vivere a Kemer, in fondo, non le dispiaceva affatto.

Non aveva mai amato il caos ed il traffico di Istanbul, l'indifferenza della gente che a stento ti salutava al mattino, quel guardarsi l'un l'altro con circospezione. No, lei amavo il contatto umano, amava dedicare qualche minuto del suo tempo ad ascoltare le chiacchiere di chi incontrava lungo la strada, senza però spettegolare, regalando a tutti un sorriso. Quei semplici gesti la facevano stare bene e non costavano nulla.

Era sempre stata solare ed allegra, ottimista per natura e queste qualità l'avevano aiutata ad affrontare le difficoltà della vita, prima fra tutte, la separazione dei suoi genitori, avvenuta quando lei era poco più di una bambina.

Era molto legata al sig. Aziz che per lei era stato un secondo padre. Lui l'aveva aiutata a superare il dolore del lutto e lei, standogli accanto, sperava di avergli regalato un po' di compagnia e di serenità dopo che entrambi i figli l'avevano lasciato solo.

Emre aveva la sua stessa età ed erano stati compagni di scuola ai tempi del liceo. Lo ricordava come un ragazzo pieno di vita, che non si tirava mai indietro quando c'era da divertirsi. Can, invece, aveva cinque anni più di lei ed era ....bellissimo. Si erano anche frequentati, per un breve periodo, ma poi lui era partito per gli Stati Uniti e la loro relazione, se così si può definire, perché tranne qualche casto bacio non c'era stato nulla, era finita sul nascere. Ora dopo quasi dieci anni l'avrebbe rivisto ed era davvero curiosa di scoprire com'era diventato.

Il sig. Aziz, pur essendo molto orgoglioso di lui, ne parlava raramente. Non condivideva il suo stile di vita, che, diceva, essere troppo "occidentale".

Sanem invece sospettava che dietro ad un tale comportamento, si nascondessero un desiderio di libertà e anticonformismo atipico per la cultura turca.

Can, in fondo, era sempre stato "una pecora nera", "uno spirito libero" e lei lo aveva sempre ammirato per questo.

Ora, con lo sguardo rivolto verso il mare, si chiedeva cosa ne sarebbe stato della villa Divit. Sorgeva su un piccolo promontorio dal quale si godeva una vista stupenda della città di Kemer e del suo porto turistico. Sanem amava particolarmente quel posto, perché pur essendo vicino alla cittadina rimaneva un luogo tranquillo ed isolato, un'oasi di pace nella quale rifugiarsi quando la stagione estiva raggiungeva il suo apice e le frotte di turisti invadevano il piccolo centro ed il lungomare, ma era improbabile che Emre e Can la tenessero visto che entrambi ormai vivevano all'estero!

Peccato si disse, un altro pezzo del suo passato che se ne andava...

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