Quando Can rientrò in albergo era quasi l'alba. Dopo la chiacchierata con Emre era rimasto seduto in riva al mare a guardare il riflesso della luna sull'acqua e a pensare.
Seduta sul letto, accanto alle valigie pronte per la partenza, Sanem lo stava aspettando. Di lì ad un paio d'ore dovevano essere in aeroporto per prendere il volo che li avrebbe riportati a casa.
"Vado a farmi una doccia e poi andiamo" le disse lui avviandosi verso il bagno.
"D'accordo"
Cosa ne sarebbe stato di loro? Si chiese Sanem. Non l'aveva neppure guardata...
Sotto il getto dell'acqua calda Can chiuse gli occhi e lasciò che quel calore lavasse via tutta la rabbia, la delusione e la frustrazione che provava. Ma quei sentimenti non erano rivolti a Sanem ma a se stesso. Ancora una volta Emre aveva ragione.
Lei non aveva colpe. L'unico da biasimare era lui che, anche se inconsapevolmente, l'aveva gettata fra le braccia di un altro con tutto quello che ne era seguito.
Ma c'era ancora un dubbio che lo tormentava.
Chiuse l'acqua, si asciugò, si rivesti ed uscì.
Sanem era ancora lì nella stessa identica posizione. Sembrava una statua di marmo, fredda e senza vita.
"Serdar...lo amavi?" le chiese a bruciapelo.
"No" gli rispose senza esitare "ma amavo la creatura che portavo dentro di me. Lei non aveva chiesto di venire al mondo, era innocente e non era giusto che pagasse per un mio errore. Avrei fatto di tutto per prendermene cura...ma ho fallito. Se questo ti ferisce mi dispiace, ma io non posso e non voglio far finta che non sia successo. Lei non c'è più, è vero, ma fa parte di me"
"Perché non ne hai mai parlato con nessuno?"
" E con chi avrei dovuto parlarne? Con mio padre? La malattia lo faceva già soffrire abbastanza, che senso avrebbe avuto aggiungere dolore a dolore? Non avrebbe aiutato né me né lui. E poi ero già abbastanza delusa di me stessa."
"Dopo Serdar....ecco... dopo di lui ci sono stati altri uomini?"
Sanem lo guardò. Davvero le stava domandando questo?
"No, e prima che tu me lo chieda te lo dico io: è successo una volta sola. Poi non ho permesso a nessun altro di avvicinarsi a me in quel modo....finché non sei arrivato tu".
Di nuovo silenzio. Si scrutavano a vicenda desiderosi ciascuno di fare un passo verso l'altro, ma allo stesso tempo, timorosi di essere rifiutati. Nella mente le promesse che si erano scambiati la sera in cui Can aveva dato l'anello a Sanem e le aveva chiesto di sposarlo. Perché era così difficile mantenere quelle promesse?
"Uniti supereremo anche la peggiore delle tempeste" aveva detto Sanem.
"Prometto di non lasciare mai la tua mano ma di tenerla sempre stretta nella mia" le aveva risposto Can.
E ora erano già arrivati al capolinea? Si chiese Can. No, non avrebbe permesso al suo stupido orgoglio di separarli.
Lentamente le tese la mano e lei cautamente l'afferrò, poi rafforzò la presa e la fece alzare attirandola a sé. Le sue forti braccia la circondarono e lei non oppose resistenza.
"Tu non hai nessuna colpa per quello che è successo Sanem...quel bambino non lo hai ucciso tu, è stato il destino o la volontà di Allah...il tuo unico errore è stato fidarti della persona sbagliata.." le sussurrò tra i capelli mentre la stringeva al petto. Quelle parole suonarono come un'assoluzione di cui aveva un disperato bisogno. Si lasciò andare ad un pianto disperato, liberatorio e Can lasciò che si sfogasse continuando a cullarla, accarezzandole delicatamente il capo finché piano piano si calmò.
"Lo pensi davvero? " gli chiese.
" Assolutamente sì. Saresti stata una mamma fantastica ... e lo sarai, se vorrai...." le rispose prendendole il viso tra le mani e puntando gli occhi nei suoi in una richiesta silenziosa.
" Certo che lo voglio. Desidero con tutta me stessa darti un figlio Can e avere un figlio da te".
"D'accordo, allora non parliamo più del passato ..."
"No aspetta.. c'è ancora una cosa che devi sapere.."
Lui si irrigidì.
" Quando ero rimasta incinta ...e sola... mi ero rivolta ad una associazione che aiuta le ragazze madri ed è a loro che destino gli introiti derivanti dalla vendita del mio libro...ecco volevo che tu lo sapessi..."
Il dottor Azia l'aveva descritta coma una perla di rara bellezza e Can in quell'istante ne capì il motivo. Per quanto dolore provasse il suo primo pensiero erano sempre gli altri: lui, poi Nihat, quindi lo stesso Aziz e adesso quell'associazione.
"Sei meravigliosa Sanem... ti prego non cambiare mai" le disse baciandola dolcemente per poi sciogliersi da quell'abbraccio, prendere le valige ed avviarsi fiducioso, con lei, verso il loro futuro.
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L'Essenza delle Cose
RomanceLui per realizzare il suo sogno ha abbandonato la famiglia, lei per la famiglia ha abbandonato il suo sogno. Non potrebbero essere più diversi, ma forse proprio per questo si completano a vicenda...