Capitolo 35

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 Erano passati soltanto alcuni giorni da quando era scoppiato lo scandalo, ma a Can pareva molto di più. Aveva messo al corrente il suo avvocato dei suoi sospetti e quest'ultimo lo aveva assicurato che avrebbe indagato sul conto di Allison, ma senza prove certe non era opportuno parlarne con il Procuratore al quale era stato affidato il caso.

Non aveva ancora avuto il permesso di contattare Sanem, né suo fratello.

In compenso, tutta la sua vita era divenuta di dominio pubblico.

 I giornalisti avevano fatto a gara per scoprire quante più cose possibili sul suo conto e così, ora, tutti sapevano che era nato a Kemer, una piccola cittadina della Turchia, che era rimasto orfano di madre da piccolo, che suo padre aveva fatto il medico e che all'età di 25 anni aveva lasciato il suo paese per trasferirsi negli Stati Uniti, dove aveva frequentato l'università di Harvard per poi aprire uno studio tutto suo a New York. I giornali di informazione economica riportavano, più che altro notizie inerenti la sua carriera professionale, mentre quelli di gossip si erano accaniti sulla sua vita privata, che in verità non era nulla di che e gli avevano attribuito flirt di ogni genere facendolo passare per il playboy che non era.

Si augurava solo che Sanem non desse retta a simili sciocchezze e soprattutto che non venisse tirato in ballo anche il suo nome. Non se lo sarebbe mai perdonato!

Le indagini, lentamente, proseguivano. Dopo la minuziosa perquisizione del suo studio e del suo appartamento, anche il suo computer ed i telefoni erano stati attentamente controllati, ma nulla era emerso.

Can capiva la necessità di tutto questo, eppure sentiva che la propria privacy era stata violata oltre misura. Non c'era più nulla che gli altri non sapessero. Era stato spogliato di tutto: del suo lavoro ,della sua credibilità, della sua rispettabilità. In un attimo gli era stato portato via tutto ciò che aveva costruito in anni di sacrifici e rinunce. "Ne era valsa la pena? dov'era la sicurezza che pensava di aver raggiunto?" Si chiese.

La sua vita, ora se ne rendeva conto, era stata un'illusione, un castello di carte che era crollato, miseramente, al primo soffio di vento.

Cosa gli era rimasto?

Forse nulla, ma aveva ritrovato se stesso e aveva Sanem e quello non aveva prezzo. Finché lei fosse rimasta al suo fianco avrebbe potuto affrontare e superare ogni cosa. Lei era la sua forza, la sua ragione di vita. Avrebbe voluto averla lì, perdersi in lei, con lei, in una dimensione tutta loro, dove tutto quello schifo non poteva entrare, dove nessuno avrebbe potuto far loro del male, come in quell'unica notte che avevano trascorso insieme.

Ci ripensava spesso.

Fare l'amore con Sanem era stato diverso.

La timidezza e l'inesperienza, che erano trapelate dal rossore sulle sue guance e dalle carezze incerte, avevano suscitato in lui una dolcezza ed un senso di protezione che non pensava di possedere. Era una bella donna, questo era innegabile, ma c'era qualcosa, in lei, che andava oltre la bellezza e che lo aveva stregato. Una sorta di purezza ed ingenuità che non aveva mai trovato in nessun' altra. Con Sanem aveva scoperto che fare l'amore non era solo un atto fisico che dava piacere, ma un'unione di anime. Era un dirsi "ti appartengo, come tu appartieni a me, ti dono tutto me stesso, perché mi fido di te e so che ne avrai cura!"

E l'amore, questo tipo di amore, non era, forse, l'essenza della nostra esistenza? Quello che ognuno di noi, magari senza saperlo, rincorreva per tutta la vita?

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