Capitolo 48

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 Trascorsero la luna di miele alle isole Cicladi.

Non volevano allontanarsi troppo e per troppo tempo da casa. Desideravano al più presto iniziare i lavori di ristrutturazione della villa.

Emre aveva accolto con entusiasmo l'idea del B&B e, come regalo di nozze, aveva donato la sua quota di proprietà a Can che ora deteneva il 100% e ne poteva disporre come meglio credeva.

Era giusto, però, che si prendessero un po' di tempo solo per loro.

Gli ultimi avvenimenti: lo scandalo, il loro perdersi e ritrovarsi, il fidanzamento ed infine il matrimonio, si erano susseguiti alla velocità della luce e dovevano ancora metabolizzarli. Li avevano cavalcati come le onde del mare, cercando di non farsi travolgere, ma, adesso, dovevano capire cosa quegli avvenimenti avessero lasciato in loro.

Sanem temeva che Can, prima o poi, avrebbe sentito la mancanza di New York e della vita che conduceva lì, per non parlare del suo lavoro, e aveva paura che questo avrebbe finito con l'allontanarli.

Più volte ne aveva parlato con lui e lui l'aveva sempre tranquillizzata, dicendole che tutto quello che desiderava era lei ed era la verità. 

Non ne era ancora assuefatto, non era mai stanco di fare l'amore con lei, di parlare, di ridere, di giocare con lei. Sanem era capace di farlo sentire bambino, uomo, amico, complice. Con lei si era scoperto passionale, tenere, paziente, arrendevole come non avrebbe mai pensato di poter essere.

Nessuna giornata era uguale alla altre con Sanem. La parola noia, per lui, era sconosciuta.

Anche se stavano stesi sulla spiagge senza fare nulla, il solo guardarla era uno scoperta continua. Ogni volta nuovi particolari si svelavano ai suoi occhi: un gesto della mano, il modo in cui i capelli le ricadevano sul viso ,le labbra che si stendevano in un sorriso o si arricciavano a simulare sorpresa. Tutto in lei lo affascinava ed era certo che sarebbe stato sempre così.

Per Sanem, d'altronde ero lo stesso.

L'attrazione che provava per lui era tangibile. Quando si trovavano insieme in una stessa stanza, lui era come una calamita che la chiamava a sé. Non riusciva a stargli lontano. Aveva bisogno di toccarlo, quasi per accertarsi che non fosse un sogno o una sua fantasia.

Le capitava spesso di rimanere imbambolata a guardarlo facendo scorre gli occhi sulla sua figura imponente che tanto contrastava con la dolcezza del suo sguardo e la tenerezza dei gesti che le riservava. E quando lui se ne accorgeva le si poneva davanti, faceva schioccare le dita e le diceva divertito, ma segretamente lusingato :"Ehi bella addormentata...se continui così mi consumerai..."

Lei, allora, si riscuoteva e arrossiva e lui godeva del suo imbarazzo.

La loro prima destinazione fu Santorini, Rimasero incantati dalla bellezza del luogo. Le sue cittadine, composte dalle tipiche case bianche, abbarbicate alla scogliera, con le stradine strette, a gradinate ,sulle quali si aprivano piccole botteghe artigiane, li conquistarono letteralmente.

Poi fu la volta di Paros dove godettero delle splendide spiagge di sabbia e ciottoli ed, infine, giunsero a Milos con le sue rocce bianche a strapiombo sul mare blu.

Ognuno di questi posti lasciò dei ricordi indelebili nei loro cuori e nelle loro menti.

Era la loro ultima notte, l'indomani avrebbero fatto ritorno a Kemer e Sanem stretta tra le braccia di Can gli confessò: "Non credo di poter essere più felice di così. Mi hai fatto toccare il cielo con un dito, Can. Ti amo immensamente.." Lui le baciò il capo, appoggiato al suo petto e, per tutta risposta le sussurrò: "Facciamo un bambino, Sanem..."

La reazione di lei, però, fu del tutto inaspettata. Si irrigidì e si scostò e, farfugliando delle scuse incomprensibili fuggì, in bagno lasciandolo completamente spiazzato.


A QUESTO POMERIGGIO PER IL SEGUITO.....

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