Per la prima volta, da che ne aveva memoria, tornare a Kemer non provocava in Can quel senso di soffocamento che lo aveva portato ad andarsene, anni prima, per realizzare il suo sogno, o almeno quello che credeva fosse il suo sogno, perché, in realtà, non ne aveva tratto nessuna gioia autentica e, adesso che quel sogno era finito, non gli dispiaceva affatto.
Adesso, finalmente, si sentiva libero e forte come mai prima e sapeva che questo era merito di Sanem. Lei lo faceva sentire davvero importante, unico e prezioso e questo lo gratificava e lo appagava. Il suo unico desiderio era stare con lei, viverla ogni istante.
Avrebbe voluto essere la sua pelle, il suo respiro, ogni singolo battito del suo cuore. Voleva in qualche modo "risarcirla" per tutti gli anni durante i quali lei lo aveva amato in silenzio, sperando in un suo ritorno, per nulla scontato e, tuttavia, credendo sempre nella forza di quell'amore nato durante un'estate di tanti anni prima, confessato nelle righe di una breve lettera e custodito nel profondo del cuore.
Nessuna donna, mai, gli aveva mostrato una simile dedizione senza però che questo significasse sottomissione e rinuncia di se stessa.
Forse era proprio quello che lo aveva stregato. Era consapevole dell'effetto che le faceva quando le si avvicinava, della confusione, dell'agitazione che si impadronivano di lei rendendola semplicemente irresistibile eppure, nonostante ciò, riusciva sempre a tenergli testa. Insomma per quanto fosse innamorata non sarebbe mai riuscito a manipolarla o a farle fare qualcosa che lei non desiderasse.
Aveva detto di volerla sposare, sorprendendo anche se stesso, che nel matrimonio non aveva mai creduto. Ma con lei era diverso. Tutti dovevano sapere che si appartenevano, che lei era sua e che la loro unione era inviolabile.
Con una fede al dito dichiaravano al mondo intero che si erano scelti tra mille e testimoniavano il loro impegno a scegliersi di nuovo, ogni giorno della loro vita.
Seduto accanto a Sanem sull'aereo che li avrebbe riportati in Turchia, la guardava dormire, la mano stretta nella sua.
Non aveva voluta lasciarla partire da sola, così aveva affidato ad Emre il compito di mettere in vendita il suo appartamento e al suo avvocato l'incarico di proseguire nella ricerca delle prove che dimostrassero la responsabilità di Allison in tutte quella storia.
Lui, adesso, voleva solo pensare a quella splendida creatura che era al suo fianco.
Aveva già in mente come chiederle, ufficialmente, di diventare sua moglie: l'avrebbe portata, al tramonto, nel loro posto magico, sulla spiaggia di quella piccola insenatura, dove le aveva confessato di essersi innamorato di lei e lì, inginocchiandosi con un anello in mano, le avrebbe chiesto di condividere con lui il resto della sua esistenza!.
Se anni addietro qualcuno gli avesse detto che si sarebbe comportato così, un giorno, gli avrebbe riso in faccia, ma ora sentiva che era la sola cosa giusta da fare non solo per Sanem ma, soprattutto, per se stesso.
Con un leggero bacio a fior di labbra la svegliò: "Sanem, tesoro, siamo arrivati, a momenti atterriamo...certo che sei una dormigliona! Spero di non essere io a farti questo effetto"
Lei lo guardò con uno di quei sorrisi che lo facevano capitolare "No stai tranquillo...ma tu sei responsabile della mia stanchezza Can Divit...non so se mi spiego" aggiunse arrossendo leggermente.
"E questo non è niente...aspetta di diventare mia moglie..."la punzecchiò ancora lui guardandola intensamente negli occhi.
Quello era decisamente troppo per Sanem che preferì battere in ritirata e cambiare argomento.
Arrivarono a villa Divit che era tarda sera. Fecero un veloce spuntino e andarono a dormire.
Can vinto dalla stanchezza e dallo stress degli ultimi giorni scivolò subito in un sonno profondo, mentre Sanem rimase sveglia tra le sue braccia. Amava stare così, rannicchiata al suo petto, ascoltando il battito regolare del suo cuore ed il suo respiro che le solleticava il viso. Le sue braccia che la circondavano le infondevano sicurezza. Lì non poteva capitarle niente di brutto.
Sorrise. Ancora faceva fatica a credere che quella fosse la realtà e non un sogno. Possibile che quell'uomo bello da togliere il fiato, brillante, intelligente si fosse innamorato proprio di lei, una donna certo carina, ma abbastanza ordinaria?
Eppure era accaduto.
Quando le aveva detto di guardare dentro i suoi occhi ogni dubbio era scomparso.
In quegli occhi vi aveva letto lo stesso amore che provava lei, lo stesso timore di non essere abbastanza e lo stesso bisogno di lasciarsi andare e di fidarsi. E lei lo aveva fatto: aveva abbassato tutte le sue difese e aveva deciso di credere in quell'amore e di viverlo senza ma e senza se. Non voleva avere rimpianti. Se non avesse funzionato avrebbe almeno avuto dei ricordi a cui aggrapparsi.
Improvvisamente le venne in mente una promessa che aveva fatto al dott. Aziz. Questi le aveva chiesto di consegnare una lettera a Can quando fosse tornato a casa.
Lentamente facendo attenzione a non svegliarlo si alzò e si diresse verso lo studio. Nell'ultimo cassetto della scrivania c'era un doppio fondo che, solitamente, veniva usato come una specie di cassaforte. Qui era conservata la lettera indirizzata a Can.
Sanem non ne conosceva il contenuto, il sig. Aziz non glielo aveva rivelato, ma gli aveva giurato che l'avrebbe consegnata e le pareva che quello fosse il momento giusto. Sperava che Can, leggendola, trovasse un po' di conforto perché, anche se non lo dava a vedere, sapeva che quanto gli era accaduto lo aveva segnato.
Stava per tornare in camera quando se lo trovò sulla porta dello studio che la stava osservando con un'espressione interrogativa: "Che ci fai alzata a quest'ora della notte?"
"Ecco, non riuscivo a dormire e mi sono ricordata di una cosa che mi aveva chiesto tuo padre...mi disse di darti questa, quando tu fossi tornato..."gli spiegò Sanem porgendogli la busta " io ti aspetto a letto.." aggiunse lasciandolo poi solo.
"Aspetta..." la fermò Can "potremmo leggerla insieme"
"Tuo padre l'ha scritta per te....Credo sia meglio che tu lo faccia da solo...poi, se vorrai condividerla con me, io ci sarò"
"D'accordo...grazie!"
Mosso dalla curiosità Can si sedette alla scrivania, aprì la busta ed iniziò a leggere...
STAI LEGGENDO
L'Essenza delle Cose
RomanceLui per realizzare il suo sogno ha abbandonato la famiglia, lei per la famiglia ha abbandonato il suo sogno. Non potrebbero essere più diversi, ma forse proprio per questo si completano a vicenda...