Capitolo 31

1.5K 128 22
                                    


 Dalla terrazza di villa Divit, Sanem si godeva il panorama di Kemer.

 Amava starsene lì da sola, a pensare, giovandosi di quella quiete che la faceva sentire in pace con se stessa ed il mondo intero.

Tante volte si era ritrovata lì per scacciare la malinconia e la nostalgia che si impadronivano di lei quando pensava a tutte le persone che l'avevano lasciata, ai sogni infranti, alle speranze mal riposte, ma questa volta era diverso. Questa volta era felice!

Can l'avrebbe raggiunta da lì a qualche giorno per fermarsi l'intera estate, fino a settembre. Non le pareva vero! Il loro ritrovarsi a New York era stato del tutto inaspettato, eppure così naturale, così "normale". Sanem si era accorta che perdonare Can, dargli una seconda possibilità e fidarsi di nuovo di lui non avevano richiesto riflessioni o sforzi particolari. Il suo cuore lo aveva già fatto da tempo, come se fosse scritto che doveva essere così, come se fossero destinati l'una all'altro. E non ci si poteva opporre al destino!

Aveva portato lì alcuni abiti ed effetti personali perché Can voleva che vivessero insieme.

 In un primo momento era stata tentata di rifiutare, poiché, non essendo sposati, la loro convivenza avrebbe sicuramente suscitato qualche pettegolezzo, ma poi si era detta che la gente avrebbe chiacchierato comunque, vedendoli sempre insieme e, quindi, che senso aveva rimanere divisi per salvare le apparenze? E poi desiderava stare con lui. Avevano già sprecato tanto tempo!

Quell'unica giornata trascorsa a New York, in occasione della BEA, era stata meravigliosa. Lui era stato meraviglioso. Dopo colazione l'aveva riaccompagnata in albergo perché si cambiasse e si preparasse per gli incontri che aveva in programma con altri librai insieme al suo editore. Quest'ultimo, vedendola così raggiante, ed intuendone il motivo, non si era opposto al fatto che Can si unisse a loro, tanto più che, essendo un abile avvocato, avrebbe anche potuto essere d'aiuto.

Ma Can non aveva interferito minimamente, limitandosi ad ascoltare ed osservare, con lievi cenni di assenso se per caso Sanem gli chiedeva un muto consiglio.

"Sei una donna intelligente Sanem ed il tuo editore, da quanto ho potuto vedere, è un tipo in gamba. Non devi sentirti in dovere di chiedere il mio parere solo perché stiamo insieme. Sei in grado di cavartela da sola. Ciò non toglie che, se lo vorrai e quando lo vorrai veramente, io ci sarò sempre per te" le aveva detto per tranquillizzarla sul fatto che non si sentiva escluso.

Era stata una bella dimostrazione di stima e fiducia nelle sue capacità, pensò Samen.

Il vecchio Can, probabilmente, avrebbe preteso di condurre lui la trattativa o quantomeno le avrebbe sconsigliato di firmare alcunché finché non lo avesse visionato lui stesso, sottintendendo, in questo modo, che non era in grado di badare a se stessa.

Per tutto il tempo trascorso insieme, inoltre, aveva tenuto il cellulare dell'ufficio spento e non aveva controllato mai, nemmeno una volta, se ci fossero chiamate. Tutta la sua attenzione era stata per lei.

Infine l'aveva accompagnata all'aeroporto ed era rimasto lì finché non avevano chiamato il suo volo. Durante quella giornata aveva conosciuto un Can diverso, decisamente migliore rispetto a quello che ricordava ed ora sperava davvero di avere la conferma di questo suo cambiamento.

Stava per lasciare la villa e tornare a casa sua quando squillò il cellulare. Guardò il nome sul display e quando vide che era Emre rispose allegra.

Il sui entusiasmo si spense non appena sentì la sua voce agitata: "Sanem, per caso, hai sentito Can oggi?"

"No, ma perché me lo chiedi? E' accaduto qualcosa?" chiese preoccupata.

"Non lo so, ma la NBC News ha appena trasmesso una notizia secondo la quale lo studio di Can sarebbe coinvolto in trattative finanziate con denaro proveniente dal traffico illecito di armi...."

"Coooosa" fece Sanem "questo non è possibile Emre. Can non farebbe mai una cosa simile..."

"Lo so, probabilmente si tratta di un errore....ho provato a mettermi in contatto con mio fratello, ma il suo telefono risulta spento, per questo ho chiamato te, per sapere se almeno tu ci avessi parlato.."

"L'ultima volta che l'ho sentito è stata ieri. Mi ha confermato il suo arrivo qui a Kemer e mi è parso tranquillo...non capisco" disse Sanem.

"Ho dei contatti a New York...cercherò di saperne di più e poi ti richiamo...stai tranquilla Sanem, vedrai che tutto si risolverà a breve!"

"Ve bene Emre. Grazie. Fammi avere presto notizie, ti prego!"

"Contaci. A presto" la salutò Emre per poi riattaccare.

L'Essenza delle CoseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora