Capitolo 50

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 La reazione di Sanem aveva gettato Can nella confusione più totale.

Che non si sentisse ancora pronta per diventare madre? Che non volesse figli? O c'era dell'altro?

In ogni caso voleva sapere la verità e la voleva sapere subito!

Si alzò e la raggiunse in bagno, ma lei si era chiusa dentro.

"Sanem, apri. Qualunque sia il problema, parliamone. Insieme lo possiamo risolvere.." le disse, cercando di mantenere un tono di voce calmo e rassicurante.

Dall'altra parte nessun suono solo, di tanto in tanto, dei singhiozzi soffocati.

"Dannazione Sanem, apri immediatamente questa porta o la butto giù!" ripeté Can controllando a stento l'agitazione e la paura che si stavano impadronendo di lui.

Dopo alcuni istanti sentì la chiave girare nella toppa e apparve Sanem, gli occhi arrossati dal pianto.

"Hai ragione, dobbiamo parlare....in realtà avrei dovuto parlarti prima...ma ho avuto paura e ho ancora paura che tu non mi possa perdonare. Io stessa non riesco a farlo..."gli disse con voce tremante e abbassando lo sguardo.

"Ma che stai dicendo? Per cosa dovrei perdonarti? Non puoi aver fatto nulla di grave.." replicò sicuro Can, senza però avvicinarsi a lei.

"E' successo mentre ero ad Istanbul.." proseguì Sanem.

Sentendo quelle parole a Can tornò in mente la lettera di suo padre e cominciò ad allarmarsi, ma non disse niente e la lasciò continuare.

"Avevo conosciuto un ragazzo, Serdar, e abbiamo cominciato a frequentarci...ma nulla di serio. Poi, una sera, al termine di una festa, mi ha riaccompagnata a casa ed è successo..."
"Cosa è successo Sanem?" chiese Can, intuendo già la risposta, di cui, però, voleva avere la conferma.

"Abbiamo fatto l'amore....e sono rimasta incinta..."spiegò in un sussurro, trattenendo il fiato in attesa della reazione di Can.

Lo vide serrare la mascella e stringere i pugni, rimanendo immobile. Poi, con voce fredda come il ghiaccio le chiese:" Puoi ripetere? Non credo di aver capito bene...sei rimasta incinta?"

"Sì"

"E poi?"

"Serdar non voleva il bambino e mi ha chiesto di abortire. Ho rifiutato e ci siamo lasciati. Da allora non ho più saputo nulla di lui."

" E il bambino dov'è adesso?"

"L'ho perso...un paio di mesi dopo mi sono svegliata nel cuore della notte con dei forti crampi ma quando sono arrivata in ospedale era ormai troppo tardi..."

Nella stanza calò il silenzio.

Can si passò le mani tra i capelli, poi la guardò e disse: "Ho bisogno di prendere aria..." le voltò le spalle e se ne andò chiudendo la porta della stanza alle sue spalle.

Sanem non fece nulla per trattenerlo. Cosa poteva dirgli? Lo aveva deluso, lo sapeva bene e adesso doveva solo aspettare e sperare che comprendesse.

Can, dal canto suo, si sentiva preso in giro: dov'era la donna che lo aveva conquistato per la sua spontaneità e ingenuità? D'accordo aveva intuito di non essere stato il primo uomo, ma addirittura rimanere incinta?! Non riusciva a crederci... Era certo quello, il fatto a cui accennava nella lettera suo padre e lei lo aveva tenuto nascosto a tutti e probabilmente non ne avrebbe parlato neppure con lui, se non l'avesse messa alle strette. Dov'era la fiducia di cui tanto avevano discusso? No, si disse, così non poteva andare, non aveva senso...

Doveva parlarne con qualcuno, altrimenti sarebbe scoppiato e il solo che poteva ascoltarlo era Emre.

Non fece neppure il conto del fuso orario, non gli importava se negli Stati Uniti fosse notte o mattina, doveva schiarirsi le idee prima di tornare da Sanem e così lo chiamò. Il telefono squillò per alcuni secondi facendolo trepidare, poi una voce femminile rispose: " Pronto, ciao Can, sono Elisabeth.

"Elisabeth, ciao...io cercavo Emre non c'è?"

"E' uscito un attimo, ma dovrebbe rientrare a momenti...è successo qualcosa? Hai una voce strana.."

"Sì, cioè no....potresti farmi chiamare appena torna? E' importante!"

"Certo, non ti preoccupare, lo avverto subito"

"Grazie Elisabeth"

"Di nulla.."

I minuti che seguirono furono interminabili. Can camminava avanti e indietro senza sosta finché il telefono squillò e sul display comparve il nome di Emre.

" Ciao fratello. Deve essere qualcosa di grave o di estremamente bello se mi chiami nel cuore della notte.." lo salutò Emre nel tentativo di essere divertente.

" Sanem quand'era ad Istanbul è rimasta incinta, ti rendi conto?" tuonò Can senza preamboli.

Dall'altra parte silenzio assoluto, poi" Can calmati e spiegati meglio, come sarebbe che Sanem è rimasta incinta...ed il bambino?" chiese attonito Emre.

Can fece un respiro profondo e poi, cercando di rimanere lucido e di trattenere la rabbia,  raccontò l'intera vicenda.

Al termine, quello che sentì da suo fratello lo lasciò esterrefatto :"Povera ragazza! Come ha fatto a superare tutto questo da sola?"

"Coooosa?? E tu la difendi?" lo aggredì Can.

" E perché non dovrei? Quali colpe ha commesso secondo te? Quella di concedersi ad un ragazzo che le aveva fatto credere di amarla? Oppure quella di assumersi le proprie responsabilità? No, aspetta, forse la cosa più grave è che voleva tenere il bambino, rischiando così di essere additata da tutti come ragazza madre! Spiegami Can perché io davvero non capisco..."

"Mi ha preso in giro Emre, per tutto questo tempo mi ha solo preso in giro e mentito spudoratamente"

"Ma ti senti?...Tu sei solo follemente geloso Can! Ma non puoi essere geloso del suo passato. Non ne hai nessun diritto. TU NON C'ERI. TU TE NE SEI ANDATO e, permettimi di ricordartelo, non l'hai MAI cercata, neppure una volta in dieci anni. Cosa pretendevi da lei? Che ti fosse fedele? Che ti aspettasse quando tu non le avevi promesso niente? Fammi il piacere..."

"Ma lei doveva dirmelo.." cercò di giustificarsi Can

"Dirti cosa? Che era stata ingannata, tradita ? Tu non hai forse fatto lo stesso? Oppure doveva dirti che quel momento di debolezza l'aveva pagato a caro prezzo?"

"Non lo so Emre....mi sento così confuso..."

"Tu tu stai arrampicando sugli specchi Can. Stai cercando di addossare a lei colpe che non ha, solo per lavare la tua coscienza, perché sai benissimo che se solo avessi letto le lettere che ti aveva scritto tutto questo non sarebbe successo. Ma lei ti ha perdonato Can ....fallo anche tu"

Sapeva che era la verità ma faceva male. "Hai ragione Emre, ci proverò"

"Un'ultima cosa fratello...nessuno di noi è perfetto. L'importante è esserne consapevoli. Giudicare gli altri senza guardare ai propri errori è pura presunzione. Anche se Sanem avesse sbagliato non hai nessun diritto di condannarla. Tu non eri lì con lei e non puoi sapere come si sentisse, cosa provasse, ma adesso ci sei...non lasciarla sola di nuovo, perché non troverai mai nessuna donna che ti ami tanto quanto lei."

L'Essenza delle CoseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora