Capitolo 45

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 "Sanem, dai sbrigati, il tramonto non aspetta..."

Era passata una settimana dal loro rientro in Turchia e Can aveva deciso che era ormai giunto il momento di farle la proposta ufficiale.

Le aveva comprato l'anello, niente di troppo vistoso, ma con un grande di significato. Era una sottile fedina in oro bianco con intorno, avvolto, il simbolo dell'infinito. Quell'intreccio rappresentava le loro vite, legate da un amore che avrebbe resistito al tempo, senza conoscere limiti né confini se non quelli imposti da loro stessi. L'avrebbe portata sulla spiaggia, nello stesso posto dove le aveva confessato di essersi innamorato di lei e, lì, le avrebbe chiesto se voleva diventare sua moglie.

Quando Sanem apparve, il suo cuore perse un battito e la gola gli si seccò. Gli faceva spesso quell'effetto. Non si era ancora abituato ai suoi cambiamenti di "stile" così repentini. Nel giro di cinque minuti era in grado di passare da "femme fatale" a timida ragazzina, proprio come in quel momento. Indossava un paio di shorts che le arrivavano a metà coscia ed una camicetta annodata in vita. Ai piedi un paio di scarpe da tennis bianche ed i capelli legati in una morbida treccia.

"Eccomi...sono pronta!" trillò e poi aggiunse " perché mi guardi così?"

"E' meglio che non te lo dica, credimi" le rispose Can procurandole il solito imbarazzo e rossore sulle guance.

Dal momento che non voleva ci fossero segreti e malintesi tra di loro, Can le aveva fatto leggere la lettera che gli aveva scritto Aziz, sperando, così, di riuscire a capire se e cosa fosse successo ad Istanbul, senza doverglielo chiedere direttamente. Sanem, però, si era limitata a dirgli che un giorno gliene avrebbe parlato, ma non ora e lui non aveva insistito oltre. Aveva deciso di fidarsi di lei e aveva accettato la sua decisione.

Quando arrivarono, il cielo cominciava a tingersi di arancio. Si sedettero sulla spiaggia in prossimità del mare: Sanem tra le gambe di Can, la testa appoggiata al suo petto, le sue braccia che la circondavano quasi a racchiuderla in un bozzolo.

"Perché hai voluto che venissimo qui?" gli chiese dopo un po', quando il sole stava per tuffarsi nel mare

"Perché credo che questo sia il posto adatto."

"Il posto adatto per cosa?"

"Sanem, vuoi sposarmi?" le sussurrò all'orecchio mentre le infilava l'anello al dito.

Non era una domanda del tutto inaspettata, anzi! Eppure l'emozione che provò nel sentirla, lì, in quel momento e in quel modo, le tolse la capacità di parlare. Le pareva che il cuore potesse scoppiarle da un momento all'altro. Si girò quel tanto che bastava per guardarlo in faccia e fece cenno di sì con il capo perché, per quanto ci provasse, non riusciva ad emettere alcun suono.

Per Can fu comunque sufficiente. La fece alzare, le cinse i fianchi e la attirò a sé, appoggiando la fronte alla sua ed iniziando a ballare una melodia che era solo nella sua mente, ma che lei interpretò benissimo perché era dettata dall'amore che li univa.

"Ti amo Can. Ti amo più di quanto ami me stessa. Oggi ti sposo, testimoni le stelle, e ti prometto di esserti sempre accanto, nella gioia e nel dolore, perché uniti supereremo tutto, anche la peggiore delle tempeste"

"Ti amo Sanem. Ti amo più della mia vita. Oggi ti sposo, testimoni le stelle, e ti prometto di non lasciare mai la tua mano, ma di tenerla sempre stretta nella mia, così da camminare uniti e inseparabili nella quotidianità di questo mondo."

Quelle promesse, lo sapevano bene, non avevano nessun valore legale, ma a loro non importava. Per loro valevano molto, molto di più. Le avevano "pensate" con il cuore e non le avrebbero mai infrante.

Passarono il resto della serata a parlare del futuro, progettando il matrimonio, la luna di miele ed immaginando la loro vita insieme come marito e moglie.

"Posso farti una domanda Can?" chiese ad un certo punto Sanem

"Certo, tutto quello che vuoi"

"Cosa pensi di fare in futuro? Cioè, capisco che ora tu voglia prenderti una pausa, ma poi?"

"Hai fatti bene a chiedermelo. In realtà un'idea ce l'avrei, ma solo se tu sei d'accordo con me.."

"Ora mi hai incuriosita...dai racconta, non farti pregare.."

"Ecco pensavo di utilizzare una parte del ricavato dalla vendita della casa di New York per ristrutturare la villa e ricavarne due spazi indipendenti uno per noi e uno da destinare a Bad & Breakfast ....Tu che ne pensi?"

"Davvero?????? Ma è un'idea fantastica. Lo sai che ho sempre amato il contatto umano, stare con le persone.."

"E avrei anche in mente il nome..." la interruppe Can.

"Quale?"

"L'ESSENZA DELLE COSE...che ne pensi?"

"Penso che sia perfetto...e io ti amo alla follia Can Divit. Non mi stancherò mai di ripetertelo e di dimostrartelo ogni giorno della mia vita"

L'Essenza delle CoseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora