Rientrato a casa, Can prese da bere e si diresse nello studio di suo padre.
Seduto alla scrivania continuava a rimuginare sulle parole di Sanem, che non riusciva a togliersi dalla mente: "Ho provato a cercarti, ma eri sempre impegnato e tu non hai mai richiamato ,neppure una volta..."
Come aveva potuto comportarsi così?
Conosceva la risposta, ma era difficile da accettare.
Il desiderio di affermazione e di successo lo aveva portato a concentrarsi solo su stesso, allontanandolo, poco a poco, da tutti coloro che gli erano vicini, primi fra tutti la sua famiglia e gli amici. Aveva dato per scontato che ci sarebbero sempre stati, che ci sarebbe stato tempo ed invece non era così.
Suo padre se n'era andato e lui non lo aveva neppure salutato e detto che gli voleva bene.
Ricordò la conversazione che avevano avuto anni addietro in quella stessa stanza.
Can aveva annunciato di voler andare all'estero per studiare legge, pur sapendo che il desiderio di suo padre era quello che diventasse medico e rilevasse lo studio che lui aveva avviato. Ma Can non sopportava l'idea che fosse qualcun altro a decidere per lui ed aveva scelto un'altra strada.
Suo padre non lo aveva ostacolato in nessun modo, anzi, se questo era quello che voleva e che lo avrebbe reso felice lui lo avrebbe sostenuto. E così aveva fatto.
Il sig. Aziz non aveva mai interferito con le scelte di Can, anche se queste avevano finito col dividerli, fino a farli diventare quasi due estranei.
Non aveva pianto al funerale, ma ora che conosceva la verità, o almeno una parte della verità, Can si sentiva in colpa ed un senso di vuoto si impadronì di lui. Chiuse gli occhi nel tentativo di recuperare il controllo e rivide il volto di Sanem, rigato di lacrime, e suo fratello che la stringeva a sé. Gli parve di riudire i suoi singhiozzi soffocati, testimoni di un dolore autentico che lui non riusciva a provare anche se avrebbe dovuto e voluto.
Rivide Allison, in piedi accanto a lu,i con un'espressione impassibile sul volto. Non aveva fatto nulla per fargli sentire la sua vicinanza: né un abbraccio, una stretta di mano, un sorriso di incoraggiamento, niente di niente.
Perché era venuta? Perché aveva voluto accompagnarlo? Per salvare le apparenze? Che rapporto era il loro? Non c'era nessun tipo di complicità, di empatia, eppure erano una coppia invidiata, chiacchierata, fotografata...Si frequentavano, è vero, ma non si erano mai interrogati sui loro reali sentimenti, non si erano mai detti "ti amo", o parlato del loro futuro insieme.
Semplicemente si "usavano" a vicenda..
Can riaprì gli occhi e serrò la mascella. Non capiva cosa gli stesse succedendo. Quei sentimentalismi non erano da lui. Si alzò e uscì da lì, convinto che una volta tornato a New York tutto sarebbe passato. Doveva solo resistere ancora qualche giorno.
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Era stata una giornata stancante per Sanem.
La morte del sig. Aziz l'aveva colpita più di quanto si aspettasse, ma se ne era resa conto solo nel momento dell'estremo saluto quando era crollata, scoppiando in singhiozzi.
Quello che aveva detto ad Emre era la verità.
Aveva voluto bene al dott. Aziz come ad un padre, ne aveva apprezzato la saggezza e aveva fatto tesoro dei suoi insegnamenti. Tutto questo le sarebbe mancato.
Sanem si sentiva sola perché ERA sola. I suoi genitori non c'erano più, non aveva fratelli o sorelle, né un marito. C'era solo lei con un negozio da portare avanti ed il sogno di diventare scrittrice, chiuso in un cassetto.
A 30 anni tutte le sue coetanee ed amiche si erano, in qualche modo, sistemate, mentre lei si ritrovava al punto di partenza.
Aveva sempre pensato agli altri prima che a se stessa e adesso che avrebbe avuto bisogno di una spalla a cui appoggiarsi e di una mano dalla quale trarre forza, vicino a lei non c'era nessuno.
Aveva sperato, anzi, creduto che Can sarebbe stato felice di rivederla, invece lui si era mostrato freddo e scostante e, cosa peggiore, si era presentato con la sua fidanzata.
Era stata una stupida illusa a pensare che dopo tutti quegli anni lui ancora si ricordasse di lei o, addirittura, che provasse ancora qualcosa per lei!
Per tutto quel tempo aveva difeso un amore che era solo nella sua immaginazione e nel suo cuore, perché il cuore di Can l'aveva dimenticata da un pezzo, se mai ci era entrata.
Era cambiato...e tanto!
Ogni suo gesto sembrava studiato, meditato. Aveva perso quel sorriso spontaneo e sincero che tanto le piaceva e che la induceva a sorridere a sua volta.
Durante il tragitto fino a casa, vicino a lui, si era sentita in soggezione e per tutta la giornata il suo sguardo su di lei aveva pesato come un macigno. Sembrava cercasse delle risposte a delle domande inespresse ed aveva la sensazione di essere giudicata per delle colpe che lei ignorava.
Voleva parlarle, aveva detto. Ma di cosa? Voleva davvero sentirsi dire che era stato un ingrato verso suo padre? Che si era comportato nei peggiori dei modi verso di lui e anche verso di lei?
Se era questo che voleva lo avrebbe accontentato. Sarebbe stato un bene anche per lei, finalmente, togliersi qualche sassolino dalle scarpe!
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L'Essenza delle Cose
RomanceLui per realizzare il suo sogno ha abbandonato la famiglia, lei per la famiglia ha abbandonato il suo sogno. Non potrebbero essere più diversi, ma forse proprio per questo si completano a vicenda...