Capitolo 40

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 E' una cara amica, niente di più, niente di più..." Sanem si ripeteva quelle parole come un mantra mentre, in fretta, lasciava la conferenza stampa.

 Aveva bisogno di aria, di respirare, di allontanarsi da tutti e da tutto, di starsene un po' da sola per pensare e ritrovare la calma. Se fosse stata a Kemer sarebbe andata sulla spiaggia, ma lì a New York non conosceva nulla, così cominciò a camminare senza una meta precisa, un passo dopo l'altro, ascoltando soltanto il proprio respiro ed il battito del cuore, mentre lacrime silenziose, per troppo tempo trattenute, scendevano lungo le sue guance e si confondevano con la pioggia che sottile aveva cominciato a cadere. Avrebbe voluto essere anche lei una goccia che, toccando il suolo, veniva assorbita dal terreno per poi scomparire.

Era stanca, tanto stanca....quando a Can, la sera della cena, aveva detto che non avrebbe sopportato di perderlo di nuovo, era stata sincera.

E la cosa peggiore era che aveva fatto tutto da sola!

Si era lasciata influenzare dalle malelingue che cercavano lo scandalo a tutti i costi e non si era fidata di lui, né del proprio istinto che, pure, le suggeriva di credergli.

Aveva rovinato ogni cosa e ora si meritava tutto il dolore che provava, si meritava di rimanere da sola. Chiuse gli occhi e si lasciò andare. Si sentì cadere, ma era una bella sensazione; come se volasse leggera, libera....

"Signorina, signorina....si sente bene?" voci lontane la chiamavano mentre due forti braccia la afferravano prima che toccasse il suolo.

Perché non la lasciavano andare via? Perché volevano riportarla indietro?

Lentamente riaprì gli occhi e vide due volti, un uomo ed una donna, chini su di lei con espressione preoccupata. Si fece forza ed abbozzò un sorriso "Sto bene, grazie...solo un lieve capogiro, ma ora passa..." mormorò.

"Sono un medico" disse l'uomo tastandole il polso "forse è meglio se andiamo in ospedale..."

"No, la prego, non è necessario. Si è trattato solo di uno sbalzo di pressione..."

" Allora le chiamo un taxi che la riporti a casa. E' tutta bagnata e ha bisogno di cambiarsi. Mi dia l'indirizzo" insistette l'uomo.

Sanem non voleva presentarsi da Can in quelle condizioni, così diede l'indirizzo dell'albergo dove alloggiava Emre.

La donna intanto continuava a scrutarla attentamente finché disse "Adesso la riconosco: lei è quella scrittrice turca ...Sanem Aydin! Ma come è arrivata fin qui?" poi accorgendosi del suo smarrimento continuò rivolta all'uomo, che doveva essere il marito, " credo che le sia capitato qualcosa, caro, è meglio se non la lasciamo sola e la accompagniamo."

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La conferenza stampa era finita e Can ed Emre si stavano chiedendo che fine avesse fatto Sanem.

Quando l'avevano vista uscire pensavano fosse andata alla toilette, poi, visto che era passato troppo tempo, avevano controllato e lei non c'era ed ora cominciavano a preoccuparsi. Sembrava fosse sparita nel nulla. Avevano provato a chiamarla al cellulare ma risultava spento.

Can aveva una brutta sensazione. Sapeva di averla ferita dicendo che era solo una cara amica, glielo aveva letto in volto e  dopo quelle parole lei si era alzata ed era uscita in fretta. Perché era stato così meschino? E se le fosse capitato qualcosa?

"Io vado a cercarla" disse risoluto.

" Can non essere assurdo. Cerchiamo di mantenere la calma e ragioniamo. Sanem non è una sprovveduta e parla inglese. La cosa migliore che possiamo fare è tornare a casa e aspettare. Se entro questa sera non abbiamo sue notizie, valuteremo il da farsi." cercò di convincerlo Emre.

"D'accordo. Hai ragione andiamo a casa" acconsentì alla fine Can.

Durante il tragitto verso il loft di Can, Emre ricevette una chiamata dal suo albergo "Signor Divit. mi dispiace disturbarla, ma qui si è presentata una donna che non sembra stare molto bene, accompagnata da una coppia e hanno chiesto di lei. Sembra sia urgente.."

"Una donna???" chiese dubbioso Emre fissando suo fratello " e saprebbe dirmi il suo nome?"

" Pare si tratti di quella scrittrice turca..."

"Ho capito arrivo subito, grazie" disse Emre chiudendo la chiamata e poi, rivolto a Can " Sanem è da me, ma pare che le sia capitato qualcosa."

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