Capitolo 41

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 Quando arrivarono nella hall dell'albergo, Can ed Emre scorsero Sanem seduta su un divanetto in compagnia di una coppia di mezza età. Si avvicinarono e quando l'uomo li vide si alzò e andò loro incontro. Disse di essere un medico e raccontò brevemente l'accaduto.

"Vi consiglio da farle fare una bagno caldo e poi di darle qualcosa per dormire. Non abbiamo capito cosa le sia successo ma sembra essere sotto shock".

Emre lo ringraziò mentre Can si precipitò da Sanem, che teneva strette tra le sue, le mani della donna, lo sguardo perso nel vuoto. Era bagnata e un leggero tremolio le attraversava il corpo.

"Povera ragazza, non capisco cosa le possa essere successo, ma pare sconvolta" spiegò la donna che poi si alzò per lasciare il posto a Can. Quest'ultimo non perse tempo, sollevò Sanem tra le sue braccia e tallonato da Emre la portò nella sua stanza.

"E' tutta colpa mia" disse " se le fosse capitato qualcosa non me lo sarei mai perdonato".

Emre preferì non commentare ma suggerì, per quella notte, di fare cambio di alloggio "Non credo sia opportuno portarla da te in queste condizioni. Rimani tu, qui con lei, mentre io passerò la notte nel tuo appartamento."

"Sì, credo sia la cosa migliore da fare. Grazie" concordò Can dandogli le chiavi di casa.

Rimasto finalmente solo con Sanem, cominciò a spogliarla per farle fare una doccia calda. Lei non reagiva, sembrava una bambola di pezza. Lo guardava, ma sembrava non riconoscerlo, mentre continuava a ripetere come una cantilena:" niente di più, niente di più, niente di più...."

Can cercava di tranquillizzarla con parole dolci come si fa con una bambina, ma lei pareva non udirlo persa in un mondo tutto suo.

 La lavò e le asciugò il corpo, che non aveva mai smesso di tremare, con movimenti lenti e delicati, poi le fece indossare una maglietta di Emre ,in attesa che il servizio di lavanderia riportasse i suoi abiti puliti e la fece coricare, stendendosi vicino a lei. Se la strinse al petto cercando di trasmetterle il calore del proprio corpo e tutto l'amore che provava per lei e che per orgoglio le aveva negato. Le accarezzò i capelli e piano piano sentì che si rilassava per poi scivolare nel sonno. Solo allora gli sembrò di riprendere a respirare, tanta era l'angoscia che aveva provato vedendola in quello stato e ben sapendo di essere lui il solo responsabile.

Quando si svegliò, l'indomani, lei era ancora accoccolata tra le sue braccia. Non si era mossa ed un lieve sorriso le increspava le labbra.

Can prese ad accarezzarle dolcemente la schiena e ben presto lei aprì gli occhi, alzò la testa ed incrociò il suo sguardo preoccupato.

"Buongiorno!" le disse "Come ti senti?"

Sanem si sollevò leggermente e si guardò intorno confusa. Non capiva dove fosse, né perché fosse lì.

"Non è successo niente, stai tranquilla" si affrettò a rassicurarla Can "non mi approfitterei mai di una donna che sta male...anche se tu magari pensi il contrario "aggiunse con una punta di risentimento nella voce di cui si pentì subito. "Non ricordi proprio nulla di ieri?" chiese.

"Beh..ricordo che ero alla conferenza stampa...e poi..."

"E poi?..." la incoraggiò Can

"Poi ricordo di essere uscita quando...quando..." non riuscì a continuare; nella mente riecheggiavano ancora quelle parole: una cara amica, nulla di più.

Gli occhi le si riempirono nuovamente di lacrime, un nodo le serrò la gola e cercò di divincolarsi dalla presa di Can, ma lui la trattenne deciso:"Sanem, ti prego, non fare così, parlami, dimmi cosa ti succede..." Sapeva di forzare la mano, ma doveva sapere, doveva essere sicuro dei sentimenti di Sanem, non poteva affidarsi solo alla sua intuizione. Aveva bisogno di sentirselo dire che lei lo amava, che aveva bisogno di lui tanto quanto lui aveva bisogno di lei.

Alla fine lei si fece coraggio: " Hai detto che siamo amici, nulla più di questo..."

"Sanem, non più di due giorni fa mi hai confessato di essere confusa riguardo a noi, di non credere in me....che altro avrei dovuto dire?" si difese Can

"Hai ragione...io...io non riesco a spiegare quello che provo. Sento di non poter vivere senza di te, ma allo stesso tempo ho paura che tu possa stancarti di me...io sono così diversa dalle donne che hai frequentato, sento di non essere alla loro altezza... è un'assurdità lo so..."

"Sanem è proprio perché sei diversa che ho scelto te". Lei però non sembrava convinta così lui continuò: " guardami" le ordinò prendendole il viso tra le mani " dicono che gli occhi siano lo specchio dell'anima...Guarda dentro i miei, guarda oltre le mie parole, oltre i miei gesti... ci troverai solo amore e quell'amore è solo per te.."

Sanem fece come le aveva detto ed in quello sguardo si perse. Quegli occhi che la scrutavano fin dentro l'anima la facevano sentire nel contempo vulnerabile e al sicuro, timida e coraggiosa, donna e bambina, desiderata e amata. Decise di affidarsi a quegli occhi, opporsi era impossibile. Chiuse i propri e avvicinò il suo viso a quello di Can in una muta richiesta di perdono. Lui capì e appoggiò le labbra alle sue, portandola via con sé in un turbinio di sensazioni ed emozioni.

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