thirty-third chapter

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Tra una domanda e l'altra alla fine anche a causa di un compito in classe sono riuscita a sfuggire dalla curiosità inedita di quella donna dai capelli rossi.
Okay magari sembrerò veramente una sottona ma non ho fatto altro che pensare al sorriso di Vinnie e alla mia gioia non appena le parole del coach toccarono le mie orecchie.

La giornata passò così più che altro, non successe nulla di ché davvero solo qualche sguardo lì e qua ma nulla che potessi considerare un avvenimento indispensabile.
<Faith vieni con noi?> le domando mentre usciamo da scuola.
<Oh no esco con Zack> mi sorride per poi andarsene mentre io mi reco verso la macchina.
Essendo che io e Faith abitiamo letteralmente vicine di solito viene con me e mia mamma ma stavolta forse, meglio così, il fatto che abbia rifiutato.

Prima di entrare in macchina mi guardo intorno per cercare un suo sguardo mancante, <Kylie daii! Devo andare a lavoro!> mi sgrida mia madre contro a causa dell'orario.
Sbuffo e salgo in macchina senza proferire parola ma solo aspettando di vedere casa mia e di entrare nelle mie solite quattro mura.

Ed è così non appena percepisco la macchina fermarsi subito apro lo sportello andandomene.
Ho bisogno di pensare, rinchiudermi.

Mi chiudo a chiave sedendomi subito di fronte alla finestra rannicchiata con le ginocchia al petto guardando la finestra e quei mini particolari che sfuggono sempre all'occhio dell'uomo.

A volte penso che vorrei essere normale.
Non vorrei avere tutti questi 'miseri' attacchi di panico, che non vorrei sentirmi così diversa dagli altri e di non ricevere ogni mattina gli sguardi strambi e contorti della gente contro...

Poi penso che infondo essere diversi in realtà è meglio di essere "normali" inoltre nessuno ha mai dato una vera e propria definizione di "normale" cos'è il "normale" per l'uomo?
È solo una fase soggettiva della persona.
Il normale non esiste.

Penso.

Ma questi pensieri così contorti, pesanti e diversi tra loro beh mi mandano in questa fitta fottuta confusione dove mi ritrovo a dondolare su me stessa in mezzo a quattro mura che mi fanno sentire al sicuro, che tengono alla larga tutti dai miei mostri interiori mentre guardo davanti a me una finestra dove sporgendomi vedo il cielo infinito proprio come i miei pensieri.
Tutto combacia alla fine dei conti.

Una notifica, che mi fa sobbalzare, mi risveglia da questi pensieri.
Mi alzo piano piano cercando il mio telefono e una volta afferrato vedo che è Jordan: come sempre.
Si, speravo in una sua di notifica, in una sua chiamata, in un nostro incontro ma dopo aver rovinato tutto cosa mi posso aspettare? nulla.

Inizio a prepararmi così da raggiungere Jordan, che grazie al messaggio, mi ha detto di raggiungerli allo skate park.
Non ho, a dire la verità, tutta questa voglia di uscire ma forse il mio cervello ha bisogno di aria al di fuori di scuola mia.

<Finalmente!> il mio migliore amico subito mi fa spazio tra le sue braccia, mi è ancora strano questo nostro rapporto poiché mi sembra esser stato ieri quando lo guardavo storta e pensavo che fosse un imbecille.
<Justin non Bieber> non ci vediamo da un bel po' con lui in realtà, in questi giorni come sempre non ha avuto la minima idea di presentarsi a scuola e vederlo è un miracolo.

<Hey bellissima> Maddy mi lascia un bacio in guancia, questa ragazza è davvero stra carina ma- No.
No.
No.
No.
No.
No.
No.
E altri milioni di no.
La mia ansia inizia a salire forse di troppo o non lo so, mi blocco.

<Mi avete chiamato?> ci raggiunge, la sua voce così tranquilla mi fa sentire in imbarazzo, non lo so.
Fortunatamente mi squilla il telefono, è mio papà? perché mai mi chiama a questa ora? mi allontano da tutti rispondendo.

<Hey tesoro>
<Papi>
<Come va li?> inizia a domandare
<Tutto bene te li?> sento un sospiro da parte sua, mi dovrei spaventare?
<Vorrei che tu venissi in Canada, se non vuoi stare con me almeno solo per conoscere la persona che amo>
Deglutisco.
I miei occhi spalancati.
Delle vibrazioni che si fanno parte lungo il bacino.
Il mio respiro spezzato.
Io- dovrei fare qualcosa? non riesco.
Io pensavo che lui riprovasse ad mettere apposto le cose con mamma- Ne ero certa, io non voglio avere dei genitori separati.
Le lacrime iniziano a rigare il mio volto, non penso sia una cosa passeggera questo argomento.

Sento che lui mi fa diverse domande da dietro lo schermo mentre la mia mano allontana dall'orecchio il telefono staccando la chiamata.
Rimango qui.
Ferma e immobile.
"Sto bene, può capitare" mi continuo a ripetere.

Inizio a respirare profondamente per ritornare in me, odio questi miei momenti dove non ho più il controllo del mio corpo.
Percepisco la presenza di qualcuno, magari sono i miei amici.
<Kylie...> la sua voce mi fa alzare la testa incrociando il suo sguardo con il mio.
Mi era mancato questo tipo di contatto visivo.
Mi avvicina a sé, alle sue braccia dove riesco a "risvegliarmi" come se mi avessero appena fatto la rianimazione a causa di troppo tempo passato sotto acqua.

Ma con lui è sempre così.
È come se mi sentissi rinata.

<sono qui...> mi bisbiglia tenendomi stretta a sé.

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▪️ciao ragazz*
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ci ho messo davvero tanto per vari problemi etc ma comunque spero vi piaccia.
Per qualsiasi cosa potete contattarmi su instagram nella bio del profilo trovate tutto, nei commenti ma anche nella chat provata di wattpad.

Inoltre se avete consigli li accetto ma davvero di tutti i tipi, mi aiutereste e ve ne sarei grata.

fvckbennii🦋
-6 marzo 2021
-951 words

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