forty-sixth chapter

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Continuo a camminare con una meta ben precisa.

Gli alberi, le macchine, le persone che danno vita a queste strade mi circondano.

Le guardo.
Mi guardo.

Mi sembra tutto così vuoto ma pieno allo stesso tempo.
Come se ci fosse qualcosa che non andasse.

In effetti c'era.
Anzi c'è.
È iniziato tutto il primo giorno di scuola quando i ragazzi, incontrati il giorno prima per caso, mi presentarono lui.

Lui: Vinnie Hacker.

Ora mi ritrovo a camminare per strada con le lacrime agli occhi, come sempre, mentre lo penso.

Mentre cerco di non richiamarlo e fare uso di quella droga nuovamente.

Non mi sono mai piaciute le droghe perché lui mi piace? perché mi fa impazzire? perché mi sento vuota senza lui?

Mi siedo su questa panchina.
Sotto al lampione, esattamente come quella sera.

Non sono più ritornata qui, mi ero ripromessa di non farlo e che mi sarei sentita meglio o almeno pensavo che ce l'avrei fatta.

**
Scendo le scale dopo essermi svegliata a causa dell'alto volume della televisione.
Non appena mi fermo davanti al divano per rimproverare mia mamma dell'alto volume, estremamente esagerato, della televisione mi blocco.

Delle lacrime mi rigano il volto non appena vedo la sua foto sullo schermo e sentendo le parola della giovane donna.

Jackson.

<Kylie> mi richiama mia mamma mentre il naso mi pizzica dal trattenimento delle lacrime.

<Cosa che può sembrare al quanto schiocca ha portato ad un ragazzino, Jackson Smith, alla morte> continua la signorina leggendo un foglio di carta con totale indifferenza. <Aumenta> dico a mia mamma prima che possa spegnere la televisione.

Le strappo via il telecomando dalle mani rimanendo lì a fissare la sua foto dietro la donna <Era notte quando venne investito, fu portato in ospedale ma non riuscì a resistere ma nonostante ciò aveva un sorriso in faccia>

<"mi ha guardato negli occhi sorridendomi" disse la madre al quanto sconvolta dalla scena e dallo strano comportamento del ragazzo, solo dopo capii...> avanzai sedendomi sul divano, ormai le lacrime scendeva senza alcuna sosta sul mio viso.

Quel ragazzo di ieri sera è appena andato via.

<"Berretto" era la parola che il ragazzo continuava a ripetere mentre sapeva che tutto ciò stava per finire e che prima o poi, nel giro di qualche minuto, ci avrebbe abbandonato.>

Spengo la televisione rimanendo lì immobile.

Berretto.
**

Berretto...

Berretto...

Berretto...

È per questo che ormai non riesco a farne a meno di quel berretto.
Del suo berretto.
Per questo che iniziai ad andare in skate nonostante, non appena venni scoperta, mi fu impedito.

Volevo ricordare Jackson.
Mi aveva aiutato quella sera ma io non ho aiutato lui.
Piansi per settimane e la cose si portò alle lunghe per mesi anche.

Qualche sera capitava che crollavo pensando a quelle parole e alla sua immagine in televisione o semplicemente a quella sera.
Ogni volta che quella scena, di lui e me insieme davanti a casa mia, si proietta nella mia mente io mi pietrifico.

Non ho mai accennato di lui a nessuno.
L'ho tenuto per una cosa mia, privata, importante anzi preziosa.

Le sue parole furono preziose.
Lui era prezioso.

Berretto.

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▪️hey ragazz*
Come vi sembra questo capitolo?
Ecco finalmente la storia del nostro caro Jackson che avevamo incontrato nei capitoli precedenti.
Cosa ne pensate?

Spero vi piaccia questo capitolo al quanto importante e speciale diciamo che da questa storia "c'è un po' di tutto".

Comunque il prossimo capitolo come vi piacerebbe? Sul punto di vista di qualcuno o comunque avete delle idee o qualcosa che vorreste vedere/leggere?

Potete trovarmi su instagram ( fvckbennii ) o sulla chat privata di wattpad per qualsiasi cosa.
Veramente di tutto.
Ci sono sempre💕

fvckbennii
-18aprile2021
613words

«𝗱𝗼𝘃𝗿𝗲𝗶 𝗮𝗻𝗱𝗮𝗿𝗲»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora