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Cammino per i corridoi isolati, il ticchettio dei miei passi si percuote all'interno delle alte mura decorate, tic tic, l'odore dell'erba bagnata si percepisce anche a metri di distanza dall'effettivo luogo, prendo un respiro profondo.

Ho indosso la divisa, un maglioncino Grifondoro con sotto una linda camicia di cotone bianca. La gonna grigia che arriva poco sopra il ginocchio e ai piedi le ballerine che battono ad intervalli veloci sul liscio e brillante pavimento.

Giro un altro dei numerosi corridoi e una figura sicuramente più preoccupata della mia marcia verso il luogo comune ad entrambi: "È la volta buona che mi schianta!" afferma lasciandomi capire da sola di chi sta parlando, i soliti capelli neri, i soliti occhi verdi, la camicia quasi trasparente con i primi tre bottoni sbottonati, forse fatto apposta, forse perché nella fretta ha evitato di abbottonarli, i soliti pantaloni neri come le solite scarpe pulite ed eleganti. Tra le mani stringe un maglioncino grigio-verde, con lo stemma della sua casa in vista ed un plico di fogli.

Albus spalanca la porta ed entriamo in Sala Grande dove le altre tre persone prese alla sprovvista si voltano verso di noi: "Buongiorno fiorellini, avete incontrato un basilisco venendo qui?" con tono di rimprovero Amelia si alza dal suo posto avvicinandosi prevalentemente a mio cugino che prontamente, capendo le sue intenzioni, le porge il plico di fogli: "Per colpa tua Rose ho dovuto sopportare il tuo ragazzo e la sua amichetta per dieci minuti." "Scusami?" interviene Albus che sono quasi certamente convinta si stia riferendo all'appellativo che Amelia ha usato per il biondo: "Sei sordo?" continua neanche sprecandosi di voltarsi incominciando però a controllare la carta.

"Quella sorda sei te." va a sedersi di fianco a lei, voltandosi dal lato opposto a quello giusto e appoggiando la schiena al tavolo tenendosi attraverso i gomiti: "Che hai setto scusa?" Amelia domando dando fede all'affermazione che poco fa Albus ha esclamato. A tutti scappa una leggere risata ed incominciamo anche noi ad avvicinarci a loro: "Dovresti finirla." le suggerisco mettendomici dirimpetto nella panca dinnanzi: "Per una volta hai detto qualcosa di ragionevole." mi affianca furetto: "Senti, se te non riesci a capire che tutte le cose che escono dalla mia bocca sono ragionevoli si conferma la mia ipotesi che quello stupido sia tu." con la coda dell'occhio lo vedo voglioso di ribattere ma ancor prima viene interrotto: "Scorpius." la puntualmente civettuola voce di Abigail si fa sentire, dico civettuola, perché lei stessa la definita in questo modo non per altro.

"Che vuoi?" "Evita." basta soltanto quella semplice parola per farlo distrarre dall'idea di continuare la lite. Vedere Malfoy come un piccolo cagnolino obbediente al seguito di Abigail fa strano: "Basta così poco." interviene Amelia: "Basta che ti dica una parolina con la sua vociotta stridula e te obbedisci anche Scorp?" "Che intendi dire scusami?" Abigail si posiziona meglio sulla panca aggrovigliandosi ulteriormente al corpo del biondo: "Se qualcuno ti stesse anche minimamente rivolgendo la parola saresti tenuta a fare domande, ma essendo che io personalmente non ti sto degnando di particolari parole non voglio che tu lo faccia certamente a me." disconcentra per un momento l'attenzione dai fogli guarda davanti a se dalla parte destra.

"Le permetti di parlarmi in questo modo." Abigail si alza dalla posizione guardando minacciosa il ragazzo che tranquillamente le sbadiglia affianco, dopo aver fatto un po' di versi soffocati: "Non sono nessuno per decidere quello che può o non può dirti." il, ormai sempre meno frequente, animo pacifista di Scorpius Malfoy si dà a vedere in questi momenti. Mi fa capire che dentro ci lui c'è ancora quel briciolo di carattere che aveva da piccino. Avvolte mi vedo a domandarmi dove quell'animo da ragazzetto spaventato da qualsiasi cosa fino al secondo anno si sia ormai rifugiato, quando ancora aveva quella leggera cotta per me e, come d'altronde Albus, erano le persone meno popolari e propense al Quiddich di questa scuola.

In questa bellissima e soleggiata giornata noi cinque siamo rinchiusi nella deserta Sala Grande, la maggior parte degli studenti, essendo sabato si è recata ad Hogsmeade e così avremmo preferito fare anche noi se non avessimo dovuto pensare a come allestire questa medesima stanza per la festa di Halloween che si terrà da qui a pochi giorni. Tutti quanti stiamo aspettando che Amelia finisca di controllare ogni nostra singola lista di idee. Ogni qualvolta si faccia un lavoro di gruppo lei se ne proclama sempre e autonomamente leader, è un impulso più forte di lei, la sua voglia di comandare sugli altri è sproporzionata.

Qualsiasi cosa accada | SCOROSEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora