!ALLERTA SPOILER!
Nel capitolo che segue si faranno alcuni riferimenti alle vicende citate nella Maledizione dell'Erede, l'opera teatrale che funge da epilogo alla saga di Harry Potter.
Ho provato ad aggiungere meno informazioni possibili per dare la possibilità, a chi ancora non ha letto il libro e magari lo vorrà fare in futuro, di leggere questo capitolo essendo fondamentale per capire il significato di certi capitoli pubblicati finora e altri che verranno scritti in futuro.La prima volta non è stato così difficile.
Cammino avanti e indietro di fronte ad un muro in pietra impaziente come non mai che Scorpius si faccia vivo e mi raggiunga prima di entrare nella Stanza delle necessità insieme.
Amelia non riuscirà a mantenere oltre il segreto, mi ripeto, anche se infondo al cuore continua ad esserci il presentimento che in realtà non lo dirà.
Che, come al solito, riuscirà ad inventarsi una soluzione per accontentare tutti.
Seguo lo stesso percorso per ancora qualche minuto quando vedo, dal fondo del corridoio, un'atletica figura caratterizzata dai capelli bianco venirmi incontro.
Ha l'aria leggermente turbata, i capelli scompigliati più del solito, e lo sguardo impaziente di raggiungermi per parlare.
"Scusa il ritardo." mi abbraccia. Sorrido provando ad assumere un espressione rassicurante, tutto il contrario di quello che sto provando in questo momento. Neanche un briciolo di sicurezza.
Davanti a noi si staglia una logora porta in legno che, una volta aperta ci trasporta in una stanza dalle alte pareti color bianco, spoglie da qualsiasi altro tipo di arredo. Al centro del pavimento in semplice parquet, risiede un pianoforte.
Identico a quel pianoforte che ci ha accompagnatati in un tratto importante della nostra vita.
Nella stanza si sente solamente il suono provocato dai nostri respiri pieni di consapevolezza di cosa la camera ci voglia comunicare. Non a caso le hanno dato il nome di Stanza delle necessità, abbiamo esattamente la necessità di ricordare.
Rimango ferma davanti al maestoso strumento che, per quanto nuovo, sembra essere stato abbandonato da anni a se stesso. Come se ormai nessuno si curasse più di lui e di accordare i suoi tasti di un lucente bianco.
Sento Scorpius muoversi di fianco a me e, in poco, compare sulla mia visuale, tra la panca col cuscino rosso fuoco in velluto adagiato sopra, e il piano dal legno scuro.
Accarezza i primi tasti suonandoli uno dopo l'altro in modo distratto.
Il pianoforte che li ha regalato sua madre prima di lasciarci.
Si adagia sulla panca mantenendo lo sguardo fisso sul copione di quell'ultimo regalo così importante.
Lo raggiungo titubante, non so se sia la cosa migliore da fare, ma quando mi avvicino abbastanza il suo sguardo si posiziona su di me.
I grigi occhi che hanno sempre mostrato un velo d'indifferenza tra quello che accade nel mondo esterno e tutto quello che il passa per la testa sono diventati improvvisamente lucidi, da un momento all'altro non mi stupirei di vedere una salata lacrima solcarli la calda guancia.
E mi distrugge vederlo così.
Si sposta per farmi posto a sedere mentre riporta il suo sguardo sul pianoforte, il roseo labbro che trema.
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Qualsiasi cosa accada | SCOROSE
FanfictionLa storia non sarà finita finché tu Rose non deciderai che lo sarà. Mi sono persa tante volte per strada non riuscendo a capire quale fosse quella più veloce per raggiungere casa. Per quanto quel viaggio sia stato duro sono arrivata finalmente alla...