°Capitolo 15°

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Ci risvegliammo scombussolate, infreddolite, piene di dolori dalla testa ai piedi e riuscimmo ad alzarci a malapena.

Ancora stordita qualcosa sfiorò il mio avambraccio, un pezzo di carta.
Mi voltai e ai margini del letto intravidi una foto.
Uno scatto rubato di Erika e Jack sorpresi in romantici sguardi.
Rimasi sorpresa dai lineamenti di lei così freschi e armoniosi.

La mostrai ad Amelie che, prevedibilmente, dapprima si ingelosì, poi rifletté su come questo tangibile frammento di passato avrebbe potuto permettere a Erika di ricordare.

Capimmo che quella era una camera abbandonata in cui Erika entrava di rado, così ci mettemmo a cercare in giro per la stanza altre foto o oggetti che avrebbero potuto risvegliare i suoi sentimenti.

Erano le dieci e quaranta, io e Amelie, immerse nelle ricerche da circa tre ore, avevamo già trovato una decina di foto insieme a ciondoli e oggetti indissolubilmente legati a dei ricordi.

Non appena vide quegli oggetti Erika ci guardò spaesata, confusa, quell'espressione del volto ci fece dedurre che si fosse finalmente risvegliata dall'ipnosi, ma era completamente persa, come se non sapesse dove si trovasse e cosa fosse successo in tutto quel tempo.

"Amelie", balbettò guardandola,"sei proprio tu?".

Amelie annuì con un lieve cenno del capo, Erika si alzò di scatto, corse da lei e la strinse in un forte abbraccio.

Mi voltai verso Amelie che, estraniata e perplessa, le chiese a cosa fosse dovuta quella manifestazione d'affetto.

"Solo grazie a voi ricordo tutto, solo grazie a voi ho ritrovato la parte di vita che avevo perso, grazie, grazie infinite, se c'è qualcosa che posso fare per voi...", affermò Erika, colma di gratitudine.

"Si", rispose Amelie,"sai dov'è Jack?"

"Dopo il terremoto si trasferì da suo zio, ma non so altro"

"Hai per caso il suo indirizzo?", domandai io.

"Un giorno Jack mi portò a pranzo da suo zio, qualcosa ricordo su come arrivarci, ma ora non riuscirei ad indicarvi la strada", ribatté desolata.

"Perché non vieni con noi?", esclamò Amelie interrompendo il silenzio che si era creato.

La guardai estremamente sorpresa, non mi sarei mai aspettata un'affermazione del genere da lei.

Erano le quattordici in punto, giunte alla dimora dello zio di Jack, io, Erika ed Amelie, bussammo alla porta.

Era una casa un po' stravagante, richiamava molto alla mente la residenza di un cowboy. Era un'abitazione interamente in legno. Alla sinistra della porta vi era una curiosa panchina mentre a destra qualche vaso colorato di piante grasse.

Ci aprì un simpatico signore, indossava un cappello stetson di cuoio, una camicia azzurra, un gilet marrone e dei pantaloni beige.

"Buonasera", disse in maniera entusiastica,"come posso aiutarvi?"

"Salve Kent", affermò Erika sorridendo,"c'è Jack in casa?"

"La mia Erika, ho fatto fatica a riconoscerti, sai? Sei cresciuta molto dall'ultima volta che ci siamo visti", affermò il signor Kent divertito, "Jack non è qui, ha trovato lavoro in una città che si chiamava... Non ricordo, un attimo eh", disse rientrando in casa.
"a voi ragazze", esclamò con in mano una lettera sgualcita.

"South-Hill, Virginia"

Sgranammo gli occhi io ed Amelie.

"Grazie mille Kent", disse Erika tendendogli la busta.

"Se può esservi utile tenetela pure, c'è l'indirizzo completo", ribatté il signor Kent con fare gentile.

Dopo averlo ringraziato e congedato ci avviamo tutte e tre verso l'uscita.
Erika tornò a casa ritenendo di non poterci più essere d'aiuto mentre io ed Amelie tornammo alla tenuta.

"Grazie", disse Amelie guardandomi.

La scrutai con fare confuso, come per chiederle una spiegazione alla sua affermazione.

"Senza di te non avrei avuto la certezza che Jack è vivo, e poi le giornate trascorse insieme hanno rafforzato ancora di più il nostro legame.
Anche se non abbiamo trovato Jack, sono molto contenta", dichiarò.

"Hai intenzione di arrenderti?"

"Perché, tu vorresti andare a due giorni di distanza da qui solo per trovare una persona che nemmeno conosci? È un viaggio lunghissimo e poi non vai a lavoro?"

"Ho preso le ferie", ribattei,"e si, voglio andare a South-Hill per cercare Jack.
Dici che non lo conosco, da come ne parli è facile farsene un'idea".

Non mi rendevo conto di quanto fosse folle quell'idea, come non mi rendevo conto di quanto pazze fossero le scelte prese negli anni seguenti, ma l'indifferenza degli anni passati aveva creato in me il bisogno di  cercare nuove avventure e nuove emozioni, vivere esperienze diverse e soprattutto sentirmi libera nel dire "facciamolo" senza pensare alle conseguenze.

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