°Capitolo 41°

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27 Dicembre 1890

Caro diario,

Dopo tante peripezie siamo finalmente giunti a destinazione.
Un paesino in cui nessuno, e ripeto, nessuno era stato ipnotizzato.
Come una sorta di città rifugio.
Grazie all'aiuto di Gladys, una disponibilissima negoziante che, inizialmente titubante riguardo alla nostra identità, ci ha permesso di trovare George.
Non fu facile convincerla del fatto che non avevamo intenzione di fare del male a George, ma alla fine ci riuscimmo.
Gladys ci aiutò a trovare un accogliente bed and breakfast.
Triste a dirsi verso le tre di notte i riscaldamenti della mia stanza si ruppero, mi diressi verso la reception dove venni a sapere che in quell'edificio guasti del genere erano molto frequenti, così, armata di coperte, tornai al piano superiore.

"Riscaldamento rotto?", esclamò una voce rauca alle mie spalle nel buio quasi totale.

"Eh già", risposi insonnolita.

"Se vuoi puoi dormire da me"

"Grazie ma sono apposto"

"Julia, non mi riconosci?"

Fu allora che capii che era Flynn a parlare.
Questa mattina mi sono nuovamente svegliata tra le braccia di Flynn, ma, per evitare di disturbarlo ulteriormente, sgusciai lentamente via tentando di non fare rumore, purtroppo però la scricchiolante porta del bed and breakfast non mi assistette.

"Dove vai?", sussurrò Flynn ancora mezzo addormentato.

"Nella mia stanza", risposi.

"Ma che fretta hai, si può sapere?", ribatté lui alzandosi.

"Non ho fretta, tolgo semplicemente il disturbo, comunque grazie infinite"

"Ma quale disturbo? Non ti capisco"

Non sapevo nemmeno io perché mi stessi comportando così, potevano esserci mille ragioni all'apice, ma in quel momento ero solo molto stanca.

"Scusami", risposi.

"Ma di cosa?"

Iniziai a non sentirmi per niente bene, delle forti fitte al petto iniziarono a farmi mancare l'aria, iniziai a tossire e respirare sempre più affannosamente mi sentivo perdere gradualmente il sostegno dei muscoli e delle ossa, poi non ricordo più nulla, buio totale.
Quando mi svegliai ero talmente debole da non riuscire nemmeno ad aprire gli occhi, ma sentivo la voce di Flynn, e questo mi confortava.

"Sai, ricordo bene il nostro primo incontro", disse, "lì, nel recondito seminterrato del palazzo in cui lavori. Avevi in mano delle cartelle e ti avvicinasti a passo svelto minacciandomi e ricattandomi, pur rischiando la tua stessa vita, per avere informazioni sul passato di Ambrose.
Sei stata molto impulsiva, ma anche fortunata, sai?
La tua tenacia, il tuo intuito, il tuo coraggio, ma allo stesso tempo la tua gentilezza, la tua premura e la tua sensibilità, mi hanno sempre affascinato.
Per non parlare della tua bellezza: ogni volta che ti guardo perdo il fiato. Non ho mai incontrato una ragazza come te e non penso che avrò mai modo di incontrarla. Sicuramente ora non puoi sentirmi e quando ti sveglierai queste saranno parole buttate al vento, ma te lo dico comunque: Julia, ti amo", concluse.

Sentendo quelle parole iniziai a piangere e benché non riuscissi ancora ad aprire gli occhi o a parlare, lui se ne rese conto e mi strinse la mano, poi chiamò in dottore e fui sottoposta ad una serie di controlli.
Ormai è passata qualche ora, anche se non riesco ancora parlare, posso scrivere e questo per me è un enorme privilegio.
Non so cosa mi sia successo, so solo che mi trovo nell'ospedale del villaggio a causa di un malore improvviso.
Anche Gladys e George sono venuti a trovarmi, ora sono intenti a parlare con Flynn e il dottore, ma, triste a dirsi, i loro volti paiono piuttosto preoccupati.

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