°Capitolo 25°

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Presi di nuovo il mio piccolo quaderno e iniziai a scrivere pensando che mettere tutti i frammenti nero su bianco mi avrebbe aiutato a ricostruire il mio passato:

"Circa un mese fa incontrai Amelie, lei mi spiegò che in origine il suo vero nome era Kapera ed io, riflettendo sul significato del nome, rammentai la scena in cui ero seduta su una barchetta colma di persone, probabilmente migranti, con in braccio una bambina molto più piccola di me.
Quando Jamila mi spiegò come i suoi genitori si fossero sacrificati per permettere alle sue due sorelline più piccole, Malika e Kapera, di essere salvate, cercai di collegare il mio frammento alla sua storia presupponendo che fossimo sorelle.
Questa ipotesi non è mai stata messa in discussione fino ad oggi.
Come hanno riferito i miei genitori adottivi, i miei genitori biologici erano morti in una missione di salvataggio per migranti e ciò riporta alla mia mente l'atroce episodio che avevo ricordato di una coppia uccisa da alcuni trafficanti di persone.
Jamila però ricordava che i suoi genitori erano ancora vivi dopo che Malika e Kapera erano salpate per le Americhe.
Probabilmente quindi i miei genitori biologici mi portarono con loro in una missione di salvataggio, ma io non ero nata in Nigeria, ero piuttosto figlia di volontari che spesso si trovano in posti del genere.
Ma se non si trattava di Amelie, chi era allora quella bambina?".

La penna iniziò a scorrere sul foglio in maniera disinvolta, ma tutte le mie Infondate certezze erano svanite nel nulla.

"Quando pensavi di dirmi di tutta questa messa in scena?", gridò Amelie arrabbiata dopo aver saputo ciò che era successo.

"Quale messa in scena?"

"Io, te, Jamila, i genitori, la Nigeria, non riesco più a capire nulla"

"Sono confusa quanto te"

"Questo perché sei testarda e precipitosa, qualsiasi idea ti venga in mente è quella giusta e non pensi che potrebbero esserci altre varianti, farti ragionare è impossibile e non mi riferisco solo alla partenza per la Nigeria", concluse lei come se avesse ripreso il lume della ragione.

Non ero arrabbiata, ma delusa, soprattutto da me stessa.
Ciò che mi faceva più male era che aveva ragione, ultimamente ero diventata piuttosto irragionevole e non potevo darle torto.

"Siamo tutti molto confusi e, in alcune persone, questa confusione si traduce in una rabbia incontrollata, tranquilla, le passerà", stilò saggiamente Jamila con lo scopo di confortarmi.

Riuscii a parlare con Amelie solo a qualche ora di distanza dal nostro arrivo.

"Ho cercato di dirti più volte che mi dispiace, so di essere testarda e precipitosa e non mi sono resa conto che le mie decisioni hanno un effetto anche sugli altri", confessai.

"Ma ti rendi conto di quello che dici? Siamo su una nave a chilometri da casa, ho fatto innumerevoli sacrifici, ho rinunciato alla casa, al lavoro, al tempo che avrei potuto passare con Jack, ho affrontato ostacoli e incidenti per poi scoprire che mi sono fidata di un'infondata presupposizione, per non parlare del viaggio che abbiamo fatto per risvegliare Luke, Jamila ha perso la parola ed io ho ancora dei dolori allucinanti, sai una cosa? I tuoi sensi di colpa erano l'unica cosa che non era infondata, per non parlare di tutte le volte in cui ho provato a farti ragionare, ma tanto hai sempre ragione tu, dobbiamo fare quello che dici tu, la tua positività si è trasformata in irrazionale testardaggine, dammi un solo motivo per cui... ", si bloccò accorgendosi che aveva esagerato ed io avevo ricominciato a piangere silenziosamente.

Quelle parole mi ferirono profondamente, in pochissimo tempo era passata lei dalla parte del torto, ma per non peggiorare la situazione uscii di corsa dalla stanza.

Il capitano ci avvisò che eravamo quasi arrivati a destinazione, eravamo in Nigeria, ma tutto il mio entusiasmo si era ormai dissolto completamente, iniziai a pensare che nulla aveva più senso, se non il fatto che Jamila era sicura delle sue origini e, almeno lei, avrebbe potuto ritrovare la sua famiglia, forse era un modo per farmi perdonare, forse avrebbe ritrovato la voce.
Poi guardai Amelie, ero profondamente dispiaciuta, decisi di non parlarle fino a quando non si fossero placate le acque.

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