Spiaggia mozzafiato, sabbia di un colore roseo, mare limpidissimo e centinaia di pesciolini in quel lucido velo di trasparenza.
Non c'erano turisti, era un luogo sufficientemente appartato.
Poco più in là si innalzava qualche scoglio, ma rendeva il tutto ancora più attraente.
Dietro di noi qualche palma ombreggiava piccole porzioni di superficie. Non illuminata dal sole, in quelle frazioni di spiaggia, la sabbia diventava quasi di un rosso chiaro, era tutto estremamente incantevole.In lontananza si potevano notare delle grandi isole.
Riemersero dei frammenti del mio passato risalenti alla prima età quando, voltandomi dalla barca che mi portò qui insieme ad Amelie, salutai una coppia che presupponevo fossero i miei genitori e una bambina, forse Jamila.Cercai di focalizzarli meglio i miei presunti genitori, mio padre aveva la pelle rosea, come se provenisse da un paese europeo o britannico, mentre mia madre aveva la pelle molto più scura, caratteristica dell'Africa.
Quel paesaggio fece riaffiorare nella mia mente un ricordo ormai dimenticato e avrebbe potuto fare lo stesso effetto alle persone che avevano perso tutti i ricordi insieme alle emozioni.
"Perché non inseriamo delle immagini di paesaggi nel progetto?", dissi io interrompendo la quiete,"potrebbero suscitare dei piacevoli ricordi legati a dei sentimenti", aggiunsi.
"Come ti vengono queste idee?", rispose lui, meravigliato nonostante la banalità di quell'idea.
"Osservando quelle isole laggiù mi è tornato in mente un frammento di infanzia che ritenevo ormai perduto", esclamai.
"La trovo un'idea vincente", affermò lui riferendosi all'inserimento delle immagini nel progetto.
Poi mi invitò a camminare per qualche chilometro a riva, sul bagnasciuga.
Quella passeggiata fu solo l'inizio.
Passeggiamo per chilometri sulla riva, ore e ore sembrate pochi minuti.
Poi un romantico tramonto attirò la nostra attenzione.Il cielo era caratterizzato da sfumature mozzafiato, dal blu più freddo al rosso più caldo.
Sembrava un dipinto quasi surreale.
Il sole era di un arancio acceso e si specchiava sul pelo dell'acqua con venature rossastre, le nuvole erano diventate di un rosa chiaro e qualche gabbiano abbelliva quel quadro.
La sabbia sembrava rossastra, era molto particolare.Rimanemmo entrambi affascinati.
"Non è stupendo?", commentai allibita.
"Una bellezza soprannaturale, oserei dire", rispose lui guardando me, "comunque puoi chiamarmi semplicemente Mike", aggiunse spostando lo sguardo verso l'orizzonte.
Qualcosa toccò la mia mano, era un contatto lievemente percettibile, come una breve folata di vento, ma io l'avvertivo bene.
Io e Mike eravamo talmente vicini, poteva capitare che ci sfiorassimo per puro caso, ma quell'avvicinamento non era accidentale.
Guardai in basso e mi resi conto che, nonostante Mike scrutasse dritto il tramonto,con la mano cercava un lieve contatto, ma gli bastava quello perché dal volto traspariva pura felicità.Presi io la sua mano e la strinsi delicatamente, come per palesare quella vicinanza.
Ripeto che la mancata possibilità di creare rapporti interpersonali durante il regime mi aveva fatta appigliare a qualsiasi cosa, bastava un pretesto anche minuscolo per farmi repentinamente avvicinare a qualcuno.
Lui non spostò lo sguardo verso di me, ma sorrise dolcemente, e, quasi imbarazzato, chinò leggermente la testa.
Rimanemmo ad osservare quell'incantevole paesaggio, mano nella mano.
Avrei voluto bloccare il tempo, fermare il sole e far durare quel tramonto ancora per qualche minuto, ma si fece buio.
Eravamo fortunatamente arrivati in un lido facilmente accessibile e a pochi metri c'era una strada ben illuminata.
Mi svegliai da quello che sembrava un sogno, lasciai dolcemente la sua mano e ci incamminammo verso la via principale.
Distaccati, freddi, imbarazzati, come due adolescenti che non vogliono ammettere la realtà.
Iniziò a fare freddo, Mike fece un gesto che mi ricordò i film d'amore caratteristici del periodo prima del regime: si tolse la sua giacca e la appoggiò molto dolcemente sulle mie spalle.Lo ringraziai sentitamente, poi i nostri sguardi si persero l'uno nell'altro. Ero ammaliata.
Andare a piedi sarebbe stato rischioso così, dopo aver congedato Mike, presi un taxi che mi accompagnò alla tenuta.
La mia testa era fra le nuvole, ero spensierata, felice, emozionata.
Si risvegliò in me un sentimento, qualcosa che non riuscivo più ad identificare.
Non semplice gioia o emozione, era molto più forte, ma non capivo ancora.Quella notte riposai tutto d'un fiato, ero persa nei miei sogni, alla lista di desideri se ne era aggiunto uno: Mike, Mike Edevane.
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Il Frammento Perduto
AksiIn un mondo vuoto in cui sentimenti ed emozioni sono ormai scomparsi, Julia, un'impulsiva ragazza nonché giornalista intraprendente, cerca di sensibilizzare il cuore delle persone ritrovando nel percorso frammenti di infanzia e riscoprendo due valor...