Uscii dal bar mutata, quei due incontri mi avevano trasformata, avevo ancora il bigliettino di Amelie tra le mani. Ero impaziente, avrei voluto aprirlo immediatamente, ma andavo di fretta.
Prima di tornare a casa infatti sarei dovuta passare urgentemente in ufficio per terminare alcuni incarichi.Cercando un documento che avevo perso trovai uno stralcio di giornale contenente l'immagine di alcuni migranti.
Riuscii a leggere solo qualche parola del titolo:"Straziante... Coppia... Missione"
Avvicinando lo sguardo notai una bambina in primo piano che teneva un tenero pupazzo tra le braccia.
In quegli occhi carbone lasciava trapelare sentimenti indecifrabili e, nonostante il gracile corpicino, sembrava serbare una profondità d'animo quasi terrificante.Presi quel frammento di storia e mi affrettai a concludere.
Si fecero le sedici, ero stremata.
Tornata a casa mi gettai a peso morto sul letto, sfinita.
Fossai un po' quel soffitto color pesca, ma, sentendo gli occhi sempre più pesanti, mi addormentai.
Feci uno strano sogno.Tutto partiva dal vero nome di Amelie:"Kapera".
Era un nome africano, significa 'anche questa figlia morirà'.
In paesi del genere è normale avere quasi la certezza che i propri figli possano morire, le cause sono infinite tra cui guerra, fame e malattie. Amelie però si ricordava solo di essere stata in orfanotrofio.Spesso l'unico mezzo con il quale i bambini venivano portati qui dall'Africa erano delle piccole imbarcazioni simili a canoe.
Riaffiorò la prima scena della mia infanzia: io e una bimba molto più piccola di me su una barchetta. Non mi era mai venuto in mente che quella potesse essere un'imbarcazione di salvataggio colma di immigrati provenienti dall'Africa.
Dovevo sapere di più su Amelie!
Mi svegliai di colpo, guardai l'orologio, si erano fatte le diciassette e trenta.
Il mio sguardo si posò sul bigliettino ripiegato di Amelie appoggiato al comodino. Lo presi e lo aprii. Recitava le seguenti parole:
" Parco di Kensington High Street, Giovedì, ore quindici".
Era un martedì pomeriggio, avrei dovuto attendere due giorni prima di rincontrare Amelie in quel parco, ma ero impaziente.
Cercavo di ricordare qualcosa dei miei genitori biologici, nulla, non riuscivo a ricordare.
Anche io ero stata in orfanotrofio, ma solo per qualche giorno, poi un'accogliente famiglia mi adottò.
Ho avuto due genitori fantastici, delle volte non ricordavo nemmeno di essere stata adottata.Mia madre era sterile, in passato avevano avuto una bambina, ne parlavano come un miracolo vivente, una goccia di sole caduta sulla terra, ma morì a circa sei anni a causa di una malattia incurabile. Quando mi videro in orfanotrofio gli ricordai molto la loro bambina, il raggio di sole che avevano perso. Così, senza indugio, mi inclusero amorevolmente nella loro famiglia, il mio piccolo angolo di paradiso.
Poi salì al potere Ambrose, il dittatore, tramite le sue strane ipnosi cancellò dai cuori dei miei genitori tutto l'amore che provavano per me. Avevo appena compiuto venti anni, lavoravo nel settore giornalistico da circa due anni. Ormai loro non provavano più nulla per me, nonostante io, miracolosamente sfuggita all'ipnosi, provassi ancora grande affetto per loro.
Non sopportavo quella situazione, la loro mancanza di affetto mi turbava, andai a vivere da sola, lontana da loro, in un appartamentino isolato a quindici minuti dall'ufficio.
Quel martedì sera non toccai cibo, non avevo fame, erano le venti ed io, appena terminata qualche faccenda in casa, andai a dormire, cercando di dimenticare solo per qualche ora i ricordi di quella serata.
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Il Frammento Perduto
AcciónIn un mondo vuoto in cui sentimenti ed emozioni sono ormai scomparsi, Julia, un'impulsiva ragazza nonché giornalista intraprendente, cerca di sensibilizzare il cuore delle persone ritrovando nel percorso frammenti di infanzia e riscoprendo due valor...