°Capitolo 34°

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9 Novembre 1890

Caro diario,

Non so come, ma oggi mi sento estremamente soddisfatta.
Dopo minuziose e accurate ricerche ho scoperto che l'incontro tenutosi il due di Novembre, si sarebbe tenuto ogni settimana, nello stesso giorno e alla stessa ora.

Allora un'idea folle balenò nella mia ottusa testolina.

Perché in effetti quella voglia di sistemare le cose, di fare chiarezza e di intraprendere rischiose avventure ce l'ho già da prima del regime.
Accentuata dal passato, la mia esagerata intraprendenza, mischiata alla voglia che tutto questo sparisca al più presto, non ha mai smesso di farmi agire sconsideratamente.

Erano le venti precise ed io, nascosta sotto la fioca luce del mio soffuso ufficio, monitoravo attentamente ogni singolo movimento.
Ero in costante apprensione, il cuore batteva all'impazzata, l'agitazione si faceva sempre più forte.

Alle venti e dieci il signor Johnson uscì dal nascondiglio chiudendolo accuratamente a chiave e si incamminò verso la porta d'emergenza sul retro.
Fu allora che attuai il mio piano.

Dopo essermi assicurata che se ne fosse andato, corsi nel nascondiglio grazie alle chiavi di scorta che il signor Johnson aveva accuratamente nascosto nel suo ufficio e che io presi furtivamente qualche giorno fa, in un momento di assenza.
Mi incamminai a passo svelto verso il collega del signor Johnson.
Ad ogni mio movimento il battito cardiaco accelerava, ma passo dopo passo fui pervasa da una rigenerante carica di sicurezza, una scossa di determinazione non indifferente.

Ed è qui che un nuovo gesto impulsivo e sconsiderato ebbe inizio.

"Fermo", gridai all'amico di Ambrose che stava per andarsene.

Lui si voltò di scatto.

"Julia, piacere", dissi tendendogli la mano.

"Flynn", rispose lui esitante.

"Felice di conoscerti Flynn", affermai sicura di me stessa come mai prima,"allora, trovato questo uno percento?"

"Chi sei?"

"Un'amica nonché stretta collaboratrice di Ambrose, ma è altamente improbabile che tu mi conosca visto che opero nei settori più reconditi di questa società"

Mi guardò con aria sospetta.

"Sarò breve, ho bisogno di alcune informazioni e in cambio avrai il nome esatto dell'unica persona non collaboratrice di Ambrose sfuggita all'ipnosi"

"Come fai a saperlo?"

"Segreto professionale, in ogni caso fai menzione di questo incontro ad Ambrose e ti garantisco che vedrai improvvisamente la tua vita sfumare davanti ai tuoi occhi in un battibaleno"

"Cosa vuoi da me?"

"Te lo dirò in seguito", dissi lasciandogli un bigliettino.
Mi voltai a testa alta verso la porta d'uscita dello scantinato.
Uscendo dall'ufficio notai però uno stralcio di foglio di giornale, una notizia di cronaca risalente a circa venticinque anni fa.

"Coppia... Strage... Nigeria", erano le uniche parole che riuscii a leggere.

Molto probabilmente era caduta ad Ambrose o a qualche collega ipnotizzato che aveva l'incarico di eliminare tutti gli articoli di giornale che durante l'assenza di Ambrose erano stati riportati alla luce con lo scopo di sensibilizzare le persone.
Avevo l'impressione che si trattasse della stessa coppia di cui parlò Flynn al signor Johnson, o forse dovrei dire Ambrose, ma l'emozione dovuta all'impresa appena portata a termine non mi permise di soffermarmici.
Ora sono qui, a riportare su carta l'assurda e irragionevole impresa portata a termine oggi stesso.
Non so cosa mi aspetterà, non so cosa farò o mi inventerò da qui in poi, so solo che non ho più paura, non mi importa più nulla, correrò il rischio e tenterò di riportare il mondo a com'era prima a qualsiasi costo, dovessi anche morire o, peggio ancora, essere ipnotizzata.
Questa briosa sconsideratezza inizia a piacermi.

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