°Capitolo 51°

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3 Novembre 1891

Caro diario,

L'ho incontrato.
Non ho retto il sovraccarico di emozioni e sono svenuta più volte.
Il lavoro ci impediva di allontanarci e per questo, in un modo o nell'altro, riemergevano frammenti del passato.
Sentii il bisogno di staccare così mi chiusi in bagno abbandonandomi ad un pianto liberatorio.

"Julia, tutto bene?", chiese Flynn dall'altro capo della stanza.

"Sto bene", risposi.

"Ascolta, anche io spesso perdo il controllo"

"Ah si?"

"Certo"

"Non sembravi così sconvolto quando mi hai rivelato di non potermi guardare in faccia", ribattei uscendo dal bagno carica di collera nei suoi confronti.

"Julia", disse lui stringendo le mie braccia come per proteggermi.

"Lasciami in pace", dissi scrollando le sue mani di dosso.

"Amore!", esclamò Mike.

Mi voltai di scatto.
Era terribilmente preoccupato e alla vista di Flynn la sua preoccupazione si tramutò in rabbia incontrollata.

"Azzardati a toccarla di nuovo e per te è finita", sussurrò Mike a Flynn che in quel momento era più sconvolto di me.

Uscii mano nella mano con Mike, avrei voluto girarmi per vederlo un'ultima volta, ma la vergogna mi impedì di farlo.

"Se lo merita, se lo merita", continuavo a ripetermi.

A conferenza finita, mentre Mike prendeva la sua auto, Flynn mi raggiunse all'ingresso.

"Ti rendi conto di quanto possa fare male?", esclamò.

"Cosa vuoi da me Flynn?", risposi, "mi hai lasciata, sei andato avanti con la tua vita, perché io non dovrei fare altrettanto?", aggiunsi.

"Non avrei mai voluto lasciarti e non sono mai riuscito a rialzarmi, ma è giusto così, non voglio impedirti di andare avanti"

"Flynn io non capisco, veramente", ribattei, "sei stato tu ad andartene e se non vuoi tornare che senso ha rovinarmi quel poco di vita che mi rimane?", aggiunsi.

"Sai che l'ho fatto per proteggerti, ad ogni modo hai ragione, spero solo che tu possa essere felice", furono le sue ultime parole.

"Ah un'ultima cosa", aggiunsi, "io il dolore lo avrei messo da parte pur di avere la possibilità di amarti"

Mike mi chiamò e tornammo a casa.
Non smetto di pensarci.
La verità? La verità è che da lui avrei tanto voluto sentire altre parole.
Può il dolore dei sensi di colpa sovrastare l'amore?
Penso che possa solo nasconderlo l'amore.
Non soffocarlo.
Ma prima o poi riaffiora, non è vero amore altrimenti.
Perché lo sto facendo? Perché sto sperando che lui torni anche se al mio fianco ho l'amore dell'uomo perfetto per me?
Devo scegliere, non voglio fare del male a Mike.
Mike è molto prezioso per me ed io tengo veramente a lui, ma quando è tornato al mio fianco avevo già chiarito i miei sentimenti.
Farlo restare non sarebbe giusto.
Là fuori avrebbe l'opportunità di trovare qualcuno che possa amarlo più di quanto lo ami io.
Ma lui ama solo me.
Ed io non l'ho mai amato.
Scegliere di amare o di essere amati.
In condizioni del genere ciò che è giusto non ha più valore.
In condizioni del genere non esiste giusto o sbagliato.
Ogni mio dubbio si è amplificato ancora di più nel momento in cui Flynn me lo sono ritrovato davanti casa.

"Mi ha appena chiamato George", disse affiatato come se avesse corso per chilometri, "il risveglio dall'ipnosi è temporaneo, dopo sei mesi svanisce e le persone tornano a come erano prima", concluse ansimando ancor più velocemente.

"Dobbiamo andare da Ambrose, è l'unico che può aiutarci", risposi.

Ma che deficiente vero?
Chissà perché negli ultimi due anni la lucidità non mi assiste.

"Sicura?"

"Sicura."

Domani partiremo alla volta dell'isola sperduta di Ambrose.
Io e Flynn.
Come ai vecchi tempi.

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