°Capitolo 49°

5 0 0
                                    

Sto fremendo, sono le ventidue ma non riesco ancora a prendere sonno.

Oggi, 2 Marzo 1891, ho incontrato il peggiore dei miei incubi.
Oggi, 2 Marzo 1891, ho incontrato Ambrose Murphy.

Mi trovavo nella sua stessa isola perché secondo quanto mi fu detto da Josh, una delle sue guardie, quel maledetto 10 gennaio, lì, costretto dal suo passato, quello schifoso verme non ci avrebbe mai messo piede.

Non so perché non tornai da Julia quel 10 gennaio, non so cosa mi sia passato per la mente mentre scappavo lasciandola tra le grinfie di quel pazzo.

Me ne pento amaramente.
Fin da subito me ne sono pentito.
I sensi di colpa non mi danno pace.
Solo io avrei potuto salvarla.
Solo io.
Non l'ho fatto.
Non l'ho salvata.
Sono scappato come un codardo.
Da lei.

Solo alle sei di questa mattina, incontrando inaspettatamente il maniaco sulla spiaggia dell'isola, sono riuscito a trovare tutte le risposte che cercavo.

"Flynn?", esclamò il verme.

"Ambrose?", risposi voltandomi di scatto.

"Cosa ci fai qui?", domandò.

"Scappo da te, ma a quanto pare mi hai già trovato", risposi.

"Flynn, non voglio farti del male"

"Ah si? Beh, non si direbbe da quanto è successo due mesi fa, non so se ti ricordi, ma stavi per giustiziarmi insieme a quella povera donna che mi pento di non aver portato insieme a me"

"Julia non è morta"

Lo guardai perplesso, poi mi spiegò tutta la situazione.

"E da allora mi trovo in quest'isola, l'isola sulla quale mia madre venne assassinata", concluse, "tieni, vai da lei e riportale questo", disse porgendomi questo diario.

Me ne andai senza dirgli nulla, mi affrettai a partire.

Ora sono qui, sul treno che mi riporterà da lei.
Sono ormai in partenza verso Annapolis da più di quattro ore e non so come reagirò di fronte alla mia amata Julia.
So che è viva e se non si è ancora svegliata lo farà presto, me lo sento.

Questi mesi di solitudine mi hanno inevitabilmente portato a riflettere, a pensare e ripensare a tutte le mie colpe, dal mio egoismo nei confronti di Julia all'omicidio di quella coppia, quella innocente coppia di volontari che finì disgraziatamente nelle nostre mani, nelle mani di un gruppo di adolescenti tormentati dal passato e pervasi dalla rabbia.
Ormai da più di ventisei anni i sensi di colpa si fanno sempre più laceranti.
D'altro canto chi potrebbe mai convivere sapendo di aver messo fine alla vita di due povere vittime?
Mi chiedo con quale coraggio riuscirei a guardare in faccia la bambina che portarono con loro in quella missione di salvataggio in Nigeria.
Ora sarà una donna di circa trent'anni, ma allora era una bimba indifesa, immersa nel dolore provocato dalla morte dei genitori, immersa nel dolore provocato da adolescenti intrappolati nel tunnel della droga, immersa nel dolore provocato dal ragazzino di undici anni lacerato anch'esso dalla perdita della sua famiglia, immersa nel dolore provocato da me.

Solo in presenza di una persona i sensi di colpa sparivano, solo in sua presenza il mondo era solo nostro, solo con lei tutto ciò che ci circondava spariva.
Esistevamo solo noi.
Io e Julia.
Lei, sempre motivata dalla speranza, ed io, travolto dalla sua energia.
Con lei dimenticavo tutto.
Lei era tutto.

Il Frammento Perduto Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora