Il Frammento Perduto

°Capitolo 48° [Terza Parte]

Primo giorno di Marzo, ore sei del mattino.

Quasi due mesi fa, a questa stessa ora, Julia stava per essere giustiziata da me, Ambrose Murphy.

Erano le sei e dieci quando raggiungemmo il luogo dell'esecuzione, un luogo isolato di montagna.

Avevo giustiziato molte persone, ma quella volta fu diverso.

Lo sguardo di Julia era rivolto verso il basso, potevo percepire la sua impotenza, la sua fragilità, la sua emotività.

"Dai Angus, non abbiamo tutto il giorno", esclamai ad una delle mie guardie che tentennava da più di cinque minuti.

"Non ci riesco", balbettò con le lacrime agli occhi.

"Dammi qua, ci penso io", affermai.

Stavo per sparare quando Josh mi si piombò addosso facendomi scivolare nei pressi di un dirupo.

Ero terrorizzato, se nessuno mi avesse aiutato di lì a poco sarei stato vittima di una caduta letale, riuscivo a rimanere aggrappato a malapena.

"Ambrose!", esclamò Julia che era riuscita a liberarsi.

"Julia?", risposi incredulo.

"Dammi la mano", affermò.

Ero confuso, perché una persona che cinque minuti prima avrei dovuto uccidere stava cercando di aiutarmi? Cosa c'era dietro?

Julia si accorse del mio tentennamento, ma allungò ancora di più la mano e mi chiese di fidarmi.

Riposi in lei la mia fiducia ed ebbi salva la vita.

Purtroppo però mentre tentavo, con l'aiuto di Julia, di risalire, mi appoggiai distrattamente sulla pistola che tenevo in mano facendo accidentalmente partire un colpo verso Julia, la quale cadde a peso morto.

I sensi di colpa mi assalirono tanto da spingermi a scappare.

Ora mi trovo su un isola sperduta in mezzo all'oceano Atlantico.

Nessuno sa dove sono, nessuno tranne Scott, che mi seguì fino a quando non gli confessai dove fossi diretto.

Sono quasi certo che sia stato lui, quasi un mese fa, a farmi trovare questo diario all'ingresso della modesta abitazione nella quale mi trovo.

In un bigliettino aveva scritto, in forma anonima, che Julia era in coma e che versava in condizioni gravissime.

Da quando lessi questo diario e quel biglietto provai il desiderio di tornare, ma la paura che qualcuno possa cospirare un assassinio contro di me è molto forte.

Spero che un giorno Julia si risvegli e spero che un giorno avrò la possibilità di scusarmi e rimediare ai miei errori.

Sono combattuto.

So che non dovrei continuare a scrivere in questo diario, ma ci tenevo a lasciare qualcosa di me, qualcosa che resti, qualcosa che a parole non riuscirei a spiegare.

So che questo diario non rimarrà a me, ne sono sicuro perché in qualche modo tornerà dalla sua legittima proprietaria, ed è per questo che sto scrivendo queste poche righe, perché quando guarderò in faccia la motivazione di tutto ciò non riuscirò ad aprire bocca.

Dal momento in cui questo diario mi ha fatto tornare in mente sentimenti legati al passato ho provato forti sensi di colpa, tanto da voler morire e forse, non appena sarò sicuro che Julia si sia ripresa, mi abbandonerò a qualche gesto estremo.
Dal momento in cui ho preso coscienza delle mie azioni ho realmente capito quanto l'orgoglio mi abbia consumato.

Ho sempre creduto che alla base delle disgrazie ci fossero i sentimenti ed in parte è vero, ma abolirli significa annientare sé stessi e gli altri impedendo di percepire la bellezza della vita.

Vorrei rimediare ai miei errori.

Non è possibile tornare indietro nel tempo, non è possibile cambiare il passato, ma è possibile agire sul presente, è possibile rendere migliore la vita del futuro.

Non so cosa stia succedendo nei paesi dove ho esercitato la mia influenza, non so se Julia sia viva e non so se il processo di recupero dall'ipnosi sia andato avanti, ma di una cosa sono certo: tornerò indietro, tornerò indietro fosse anche l'ultima cosa che faccio, mi lascerò alle spalle tutte le azioni malvagie e permetterò all'umanità di risvegliarsi sperando che prima o poi il mondo possa tornare alla normalità.

Julia, se stai leggendo queste poche righe ti prego perdonami, ti supplico, accetta le mie più sentite scuse.