°Capitolo 46°

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9 Gennaio 1891

Caro diario,

Quest'oggi nel primo pomeriggio siamo arrivati a destinazione.
Angus mi prese per un braccio, ma la presa non era forte, era.. Delicato.
Mi condusse verso un lungo corridoio pieno di cubicoli sbarrati.
Aprì la porta di una di queste celle facendomi cenno di entrare.
Era una stanzetta buia, non riuscivo a vedere nulla, riuscivo solo ad avvertire un odore a me familiare, eppure non sapevo distinguere a chi o a che cosa appartenesse.

"Julia, sei tu?", sentii una voce chiamarmi da dietro.

"S..si", risposi intimorita.

Indietreggiando riuscii a trovare un interruttore, così non esitai nell'accendere la fioca luce che illuminava il centro della stanza.

"Hai paura di me?", disse la voce.

"Vieni sotto la luce", risposi.

Quando si avvicinò rimasi senza parole, era Flynn ma versava in condizioni orrende.

"Sicuramente Ambrose ha provato a convincerti del fatto che io ti abbia tradita, ma non è così, ho fatto di tutto per portare avanti il piano, ma Ambrose ha agito a mia insaputa.
Poco dopo il nostro primo incontro ha fatto installare delle videocamere all'interno dello scantinato e da lì è risalito al piano.
Ho fatto di tutto per non svelargli di George o dell'invenzione, ma nei video ci sei anche tu e per quanto io abbia provato a salvare almeno te, lui non mi ha voluto credere", confessò lui abbattuto.

Lo abbracciai talmente forte che per un'attimo ho tenuto di fargli male.

"Non fa nulla Flynn, è tutto apposto"

Lui alzò lo sguardo con quegli occhi sofferenti e illuminati.

"Che cosa hai fatto qui?", disse indicando qualche livido e ferita risalenti all'aggressione di tre giorni fa.

"Nulla di che, tu piuttosto?"

"Ho solo provato a salvare la tua situazione e questo è il risultato"

"Mi dispiace tanto Flynn, è tutta colpa mia", balbettai piangendo.

"Non è colpa tua e non piangere, mi fa ancora più male vederti così", replicò lui asciugandomi le lacrime.

"Bene bene bene", esclamò Ambrose che ci aveva ormai raggiunto, "il mio migliore amico e la mia più fidata dipendente che complottano alle mie spalle", aggiunse.

"Cosa vuoi fare, Ambrose?", domandò Flynn con tono deciso.

"Ah, non sei ancora riuscito a capirlo?", ribatté Ambrose.

"Ambrose non è giusto", dichiarai, "non è sua la colpa", aggiunsi.

"Ah no?", rispose sbeffeggiandomi.

"No! La colpa è solo mia, Flynn voleva solo sostenere la tua impresa, sono stata io a ricattarlo"

"Julia che cosa stai dicendo?", sussurrò Flynn.

"Stai al gioco", risposi accennando una complice occhiata.

"Di chiunque sia la colpa sempre di complotto si tratta e voi sapete bene qual'è l'epilogo di chi tradisce", concluse Ambrose lasciandoci soli.

"Julia!", sentii gridare da lontano.

Erano Jamila ed Amelie che erano furtivamente entrate dalla porta sul retro.

"Ragazze", balbettai sofferente.

"Troveremo il modo di farti uscire di qui tranquilla", sussurrò Jamila.

"Non scapperò da sola", ribattei voltandomi verso Flynn, "inoltre se scoprissero che mi avete aiutato ad uscire da qui ucciderebbero anche voi", aggiunsi.

"Cosa possiamo fare?", domandò Amelie.

"Aiutate George e Gladys a portare avanti la missione e sensibilizzate in qualche modo quel cuore di pietra", risposi.

"E tu?", ribatté Jamila.

"Non preoccupatevi per me ragazze, abbiate fiducia", dichiarai con decisione.

Non c'era nulla di cui avere fiducia e già iniziavo a rassegnarmi al mio destino.

Si fecero le diciotto, Flynn non smetteva di guardarmi pensieroso.

"Julia"

"Dimmi"

"Forse tu puoi ancora salvarti"

"Forse, ma non ti lascio qui da solo"

"Julia, sei la cosa più preziosa che io abbia mai avuto, non sopporterei l'idea che tu possa morire"

"E io non sopporterei l'idea di vivere senza di te"

"Julia scappa, fallo per me"

"Flynn, sarò sempre accanto a te qualsiasi cosa accada, non scapperò senza di te, non pensare a ciò che accadrà, godiamoci questi momenti insieme, domani troveremo una soluzione migliore"

"No, non posso permettere che..."

Lo interruppi baciandolo teneramente, da quel momento nessuno aprì più bocca.

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