°Capitolo 20°

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Si fecero le sedici e nel pomeriggio in città erano stati organizzati alcuni spettacoli, ma Jamila era talmente addolorata che preferì tornare in albergo.

Appena ci vide Amelie, che si era appena svegliata, ci chiese cosa fosse successo e, mentre le spiegavo, Jamila ricominciò a piangere silenziosamente.
Cercammo di confortarla e tra lacrime, abbracci e compassionevoli sorrisi, si fecero le diciassette.

Decidemmo di assistere agli spettacoli che erano stati organizzati in città pensando che avessero potuto distrarre Jamila dal suo stato d'animo.

In quel momento era appena iniziata una comica opera teatrale che inscenava una simpatica storia d'amore.

Triste a dirsi, in mezzo alla folla le uniche persone che ridevano eravamo io, Jamila ed Amelie.
Purtroppo tutti gli altri erano vittime del l'ipnosi e, nonostante la bravura degli attori, nessuno lasciava trapelare nemmeno un'espressione divertita.

Iniziai a pensare al progetto.
Quegli articoli e quelle storie di vita sarebbero bastati a risvegliare i sentimenti, le emozioni e i ricordi delle persone ipnotizzate?

Questa domanda suscitò in me un flashback: qualche anno prima avevo assistito ad uno spettacolo di ipnosi ed era emerso che solo il mago riuscito precedentemente a soggiogare la persona tramite quel sonno artificiale, avrebbe potuto risvegliarla.

Pensai ad Ambrose, sicuramente lui sapeva come riattivare le emozioni delle persone.
Se solo fossimo riuscite a trovarlo avremmo potuto destare tutte gli individui, incluso Luke, da quella angosciosa condizione.
Quasi subito ipotizzai l'improbabilità di ciò che avevo pensato, sarebbe stato molto difficile, se non impossibile, raggiungere quel fine.

Mi venne in mente un articolo strappato che Mike aveva conservato e affiorò in me un'idea molto più abbordabile.

Quell'articolo sosteneva un gruppo di dottori e scienziati che avevano realizzato un marchingegno con lo scopo di riattivare la porzione di cervello soggiogata da Ambrose.

Grazie ad alcuni studi quegli scienziati avevano capito che c'erano molte tipologie di ipnosi, quelle più lievi, che potevano essere combattute grazie al rinvenimento di foto o oggetti legati a dei ricordi, come era successo con Erika, e quelle più intense che potevano essere annullate tramite attrezzature specifiche di cui Ambrose ostacolò la produzione.

Parlava anche di un periodo di tempo in cui alcuni medici o psicologi erano riusciti a risvegliare delle vittime, ma Ambrose aumentò l'intensità della sua ipnosi rendendo obbligatorio l'uso dei macchinari che lui stesso aveva abolito.

Per quanto assurda potesse sembrare, l'unica soluzione che mi sembrava ragionevole era quella di trovare gli ideatori di queste attrezzature e farci aiutare da loro.

Nell'articolo era anche menzionato un'importante scienziato che, per evitare l'ipnosi, scappò da Ambrose facendo perdere ogni sua traccia.

"George Hall!", mi scappò ad alta voce.

"Chi?", domandò Amelie che si era appena messa a sedere sul letto della nostra camera.

"George Hall", ripetei, "era uno scienziato che aveva scoperto come risvegliare la gente dall'ipnosi, se riusciamo a trovarlo..."

"Non metterti in testa strane idee", ribatté lei bloccandomi.

"Cosa potrà mai succedere?"

"Ti rendi conto di quello che stai dicendo?",contraddì lei, "non fraintendermi, cerco solo di essere realista, ma ci troviamo a chilometri da casa, in una città a noi sconosciuta e tu vuoi andare in giro per il mondo a cercare uno scienziato di cui non sappiamo nulla, non ti sembra di rischiare troppo?"

"Abbiamo una settimana di tempo prima che la nave possa salpare di nuovo"

"Julia ragiona!"

"Ora basta", ammonì Jamila, "è un'idea assurda e irrealizzabile tanto quanto cercare un fidanzato perso dopo un terremoto o salpare per la Nigeria per trovare la propria famiglia".

Amelie si ammutolì

"Quindi significa che sei d'accordo?"

"Io si, ma non so se Amelie approvi"

Guardai Amelie facendole gli occhi dolci e lei accettò spazientita.

Ero al settimo cielo, l'indomani saremmo potute partire alla ricerca di una soluzione per la catastrofe procurata da Ambrose.

Mi rendo conto solo ora di quanto assurde possano sembrare queste vicende e di quante strane coincidenze si siano verificate, ma posso assicurare che fu reale, altrimenti ciò che ho scritto in seguito non sarebbe potuto accadere.

Cenammo al ristorante dell'albergo, mi ricordava il ristorante dove spesso mi portò Mike. Mi mancava da morire, ero affetta da un profondo senso di nostalgia, ma grazie ad Amelie e Jamila quel momento malinconico svanì relativamente presto.

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