Capitolo 48 (Fidati di me)

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19 Gennaio

ZULE's POV

"Avvocato Garrido, prego. A lei la parola" guardo l'avvocato della controparte alzarsi, dirigendosi al centro dell'aula, dandoci una rapida occhiata.
Poso lo sguardo su Maca, seduta al mio fianco, nel suo tailleur elegante, nero, mentre muove una gamba nervosamente, e tiene le mani intrecciate in grembo, stringendole, tanto da far notare le nocche bianche.
La mia mano si posa sulla sua coscia, fermandone il movimento, e quando mi guarda, scuoto quasi impercettibilmente la testa, facendole capire che è okay, e sembra rassicurarla leggermente.
Noto una profonda preoccupazione nel suo sguardo, che mi fa letteralmente tremare, per la paura che qualcosa vada storto.
Per la paura di non essere forse abbastanza per salvarla da questo problema che è fin troppo grande.
"La signorina Ferreiro è accusata di omicidio di primo grado, per la morte della sua amica, nonché compagna di studi, Yolanda Montero. Ferreiro è stata l'ultima a vedere viva la signorina Montero, e dopo quest'ultima è stata ritrovata morta"
"Obiezione vostro onore. Niente prova la colpevolezza della mia cliente, e il semplice fatto che l'ha vista per ultima, non prova assolutamente niente" dico, sbattendo le mani sul tavolo, e sento lo sguardo di Maca su di me, impaurito.
"Avvocato Zahir, sa come funziona. Stanno esponendo il caso che è stato portato a processo. Le consiglio di sedersi, e aspettare il suo turno. Obiezione respinta" dice il giudice: è una donna forse sulla cinquantina, con i capelli biondi tirati in uno chignon di media altezza, e che ha una posizione molto elegante, professionale.
Stringo la mascella, per poi chiudere gli occhi, risedendomi con una rabbia incredibile dentro.
Viviamo in un mondo dove la politica è senza senso, con leggi stupide e regole da rispettare che non dovrebbero nemmeno esistere.
La colpevolezza a volte viene data per piccolissimi cavilli, e mi chiedo spesso a cosa serva lottare, se bastano semplici regole, che impediscono agli avvocati di difendere al meglio i primi clienti, per farti sbattere dentro.
Leggi e regole limitanti, a volte crudeli.
Leggi e regole che dovrebbe essere rinnovate.
Leggi e regole che ho affrontato per tutta la vita, ma adesso sembrano così terribilmente gravanti, così dure.
Probabilmente perché questa volta, seduta al mio fianco non c'è una semplice cliente, non è semplice lavoro.
Sto proteggendo la persona più importante della mia vita, e se fallisco, la perderò.
Mi risiedo, guardando Macarena, che cerca di mantenere uno sguardo impassibile, ma noto da come punta gli occhi verso il pavimento, che sta nascondendo la paura.
Prendo un enorme respiro, sapendo che non posso fare assolutamente niente qui dentro, perché agli occhi di tutti non siamo niente.
La guardo, ancora, e ancora, mentre le parole dell'avvocato dell'accusa arrivano ovattate alle mie orecchie.
Vorrei spostarle quella ciocca di capelli che ha davanti al viso, per poi darle un piccolo e delicato bacio, facendole capire che andrà tutto bene.
Ma non posso farlo, quindi decido semplicemente di prenderle la mano che teneva in grembo, stringendola appena, per farle capire che non è sola.
Sono qua con lei e non la lascio.
Non affronterà mai nulla da sola.
Quando la mia mano tocca la sua, alza la testa, guardandomi, e noto un piccolo sorriso di gratitudine, che io ricambio con una stretta.
I nostri occhi non si mollano, rimanendo uniti in questo scambio di sensazioni ed emozioni, che avrei voluto non finisse mai, ma le parole del giudice mi riportano alla realtà.
"Avvocato Zahir!"
Poso gli occhi sulla donna seduta dietro quella struttura, posta in una posizione di rilievo rispetto a noi, per poi annuire.
"Mi scusi vostro onore. Cosa diceva?" Noto dissenso sul suo volto, per poi prendere un leggero respiro.
"Dicevo se è d'accordo con l'esposizione dei fatti dell'avvocato Garrido" guardo l'uomo nel suo abbigliamento elegante, per poi alzarmi in piedi.
"Con l'esposizione dei fatti si, ma non con le accuse. L'accusa come può fare ipotesi, se la mia cliente non ha detto assolutamente nulla quando è stata interrogata?" Dico, sapendo perfettamente che tutto ciò che hanno, posso 'affondarlo' momentaneamente, riuscendo ad ottenere un rinvio del processo, che è quello a cui punto, per avere più tempo a disposizione.
"Vostro onore vorrei chiamare a testimoniare Monica Agazzi, che sarà utile per confermare le mie parole"
"Obiezione, non è nella lista testimoni!" Dico verso la donna bionda, che scuote la testa, battendo il martelletto per richiamare il silenzio in aula.
"Avvocato Zahir sa bene che se la testimone è arrivata questa mattina stessa, non poteva essere inserita nella lista, la prego di mantenere la calma e di abbassare i toni" scuoto la testa, per poi tornare nervosamente al tavolo, sedendomi con rabbia.
La mano delicata di Maca si posa sulla mia coscia, facendomi calmare per un momento, mentre una ragazza sulla trentina, con i capelli riccissimi e castani, si avvicina alla sbarra.
"Signorina Agazzi, può confermare di aver visto la ragazza seduta là litigare con la vittima?"
"Si. Stavo tornando a casa, e ho sentito delle voci alte, così mi sono avvicinata e ho visto che stavano litigando animatamente. Urlavano entrambe abbastanza, ma la ragazza bionda sembrava profondamente irata per qualcosa"
"E questo cosa prova scusi?" Dico alzandomi, sbattendo le mani sul tavolo.
"Avvocato Zahir! Se la devo richiamare, la espulgo da questo caso. Chiaro?"
"Zulema..." dice Macarena con un filo di voce, facendomi chiudere gli occhi, per poi risedermi, facendo un enorme e pesante sospiro.
"Potrà contro-interrogare la testimone appena l'avvocato dell'accusa ha finito. Sa le regole"
"Va bene..." dico, contrariata dal fatto che stanno facendo passare Macarena per la carnefice, quando non farebbe mai del male a nessuno.
"Può quindi confermare con certezza, che la ragazza seduta laggiù, è quella che litigava con la vittima, poco prima di essere ritrovata morta?"
"Si" Macarena sussulta, e noto come sta cercando di non scoppiare a piangere, ma le risulta particolarmente difficile.
Tutta questa situazione non dovrebbe esistere, e vorrei non doverla vedere soffrire in questo modo, dopo che ha perso la sua migliore amica.
"Bene. Ho finito" dice l'avvocato Garrido, ritornando al suo posto, mentre io al contrario mi alzo, dirigendomi verso la testimone.
"Signorina Agazzi, una domanda: lei ha visto la mia cliente avere atteggiamenti aggressivi nei confronti della vittima?"
"Beh...non lo so..."
"Si o no?"
"No"
"Bene..." dico, cominciando a camminare leggermente per la stanza, guardando il pavimento.
"E mi dica, lei ha mai avuto amicizie?"
"Obiezione vostro onore. Il senso di questa domanda?"
"Servirà per la mia successiva affermazione"
"Respinta, avvocato Zahir continui" guardo il giudice, per poi annuire.
"Signorina Agazzi risponda"
"Si, certo"
"E mi vuole dire che nella sua vita non ha mai litigato animatamente con una di queste sue amicizie?" Noto titubanza nel suo sguardo, e una rapida occhiata viene gettata all'avvocato della controparte, facendomi inarcare le sopracciglia al gesto inaspettato.
È come se cercasse una risposta da parte dell'avvocato dell'accusa, come se avesse paura di sbagliare a dire qualcosa, ma una testimone normale non dovrebbe aver timore di esporre i fatti realmente accaduti.
"Cosa cerca? Consenso?"
"Come?" Chiede la donna, guardandomi con una leggera ansia sul viso, che mi fa capire che qualcosa non va.
"Vuole che le riponga la domanda? Non l'ha sentita abbastanza bene? O sta aspettando che l'avvocato dell'accusa le dia una risposta da darmi?"
"Avvocato Zahir! La smetta con questo atteggiamento supponente. Glielo ripeto per l'ultima volta" alzo le mani, annuendo.
"Va bene. Scusi vostro onore. Vorrei che la testimone rispondesse alla domanda"
"Signorina Agazzi, risponda" dice il giudice, facendomi annuire in approvazione.
"Si. Si ho avuto litigi simili"
"E ha ucciso i suoi amici dopo queste litigate?"
"No"
"Bene. Ho finito vostro onore" dico, tornando seduta, sapendo di aver smontato questa prova, che non aveva alcun fondamento giuridico.
Maca mi sorride, in approvazione, e io faccio lo stesso, per poi guardare il giudice, che scrive sul suo foglio.
"Prego avvocato Garrido, ha altro da aggiungere?"
"Si, vorrei fare riferimento all'alibi della cliente dell'avvocato Zahir" mi guarda, e io socchiudo gli occhi, sapendo dove vuole arrivare.
Non avevo mai visto questo avvocato, e tutto questo processo ha qualcosa di strano, di fin troppo accusatorio.
"Sa bene che non esiste" dico con tono leggermente scocciato ed irritato, guardando dritto negli occhi l'uomo dell'accusa.
"Esatto, quindi la sua cliente potrebbe aver ucciso la vittima, per poi scappare una volta fatto. Giusto?"
Sto zitta, abbassando la testa, per poi guardarlo nuovamente, sbuffando una risatina.
"Vostro onore credo che questa affermazione sia irrilevante. È vero che la mia cliente non ha un alibi, ma non vedo nessuna prova materiale cha affermi che si trovasse in quel luogo al momento dell'omicidio"
"Accolta e condivido questa sua affermazione. Avvocato Garrido ha altre prove?"
"Vostro onore stiamo lavorando alle telecamere di sorv-"
"Risponda alla domanda"
"No vostro onore. Non abbiamo altre prove che accusano la signorina Ferreiro"
"Benissimo, allora rinvio il processo alla prossima seduta per mancanza di prove" sbatte il martelletto, e un piccolo sorriso vittorioso di forma sul mio viso, mentre raccolgo frettolosamente i fogli.
Do una rapida occhiata all'avvocato dell'accusa, notando come mi guarda, e gli faccio un occhialino, per poi sussurrare a Maca di alzarsi e seguirmi.

𝙻𝙰 𝙻𝙴𝙶𝙶𝙴 𝙳𝙴𝙻𝙻'𝙰𝙼𝙾𝚁𝙴 -𝚉𝚄𝚁𝙴𝙽𝙰-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora