Capitolo 59 (L͟E͟G͟A͟L͟I͟T͟Á͟)

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(MACA's POV)

Mi sveglio con il suono metallico della suoneria del telefono, che subito afferro, con ancora gli occhi chiusi.
"Pronto?" Mi sfrego leggermente le dita sulle palpebre, cercando di svegliarmi, mentre la mia voce non nasconde il fatto che mi sono appena svegliata.
"Maca sei ancora a letto?! Sei in ritardo! Tra dieci minuti ti passo a prendere per andare in ufficio. Muovi quel culo. Ho sentito che c'è un caso importante in arrivo" la voce alta e acuta della Riccia risuona nelle mie orecchie, e sbuffo subito dopo che chiude la telefonata, lasciandomi cadere sul letto, con una mano sulla fronte.
Ho passato la nottata a pensare e riflettere sulla situazione che ho con Zulema, e mi sembra tutto cosi difficile.
Tutto impossibile.
Il fatto che sia andata a letto con un'altra mi fa stare male, ma ancora di più il fatto che io ero qua a piangerla mentre lei stava scopando con Katrina.
Perché non riesce a dirmi la verità riguardo quella notte? Perché non si fa toccare?
Davvero le hanno fatto del male, o semplicemente non vuole far soffrire me con la verità?
Mi alzo, sospirando, per poi dirigermi in bagno, dove noto le mie occhiaie nere attraverso lo specchio.
Appoggio le mani al lavandino, guardando il mio riflesso, per poi chiudere gli occhi, prendendo un enorme respiro.
Mi lavo la faccia con l'acqua gelida, cercando di svegliarmi in fretta, per poi mettere un lieve velo di crema come base per il trucco.
Copro i segni neri sotto i miei occhi con il trucco, per poi guardarmi un'ultima volta.
Zulema mi ha regalato momenti stupendi e indimenticabili, ma l'amore che provo per lei mi fa soffrire da morire.
Perché alla fine è cosi: quando ami qualcuno devi sapere che ci sono anche i momenti brutti. Quelli che ti fanno stare male. Quando dicono che l'amore non fa soffrire, mentono.
È impossibile che non ci sarà mai niente a farti soffrire, perché la vita è cosi.
Si gioisce e si soffre.
Due opposti che sono entrambi necessari.
Due facce della stessa medaglia.
Senza il dolore, non ci sarebbe quella gioia stupenda che regala la sensazione di aver smesso di soffrire.
Mi vesto rapidamente con un tailleur nero, e abbinandoci dei tacchi dello stesso colore, per poi raccogliere i miei capelli in uno chignon di media altezza, con due ciocche lasciate cadere davanti al viso.
Esco di casa, trovando la macchina della Riccia gia fuori, pronta ad aspettarmi.
"Cazzo Maca è tardi"
"Fermati da Starbucks"
"Que?! Siamo in ritardo!"
"Rizos se non vuoi che mangi la faccia a qualsiasi persona, ho bisogno del mio caffe. Quindi...fermati" sbuffa, girando gli occhi al cielo, per poi accelerare leggermente.
"Te la vedi tu con la tua fidanzatina nervosa" sorrido, per poi annuire, sapendo che la dovrò affrontare in qualche modo.
A lavoro i nostri problemi devono rimanere fuori.
Per quanto possibile.

"Avvocato Ferreiro" mi volto verso la ragazza che sta alla reception del primo piano, che mi chiama appena nota il mio ingresso alla compagnia.
"La Zahir mi ha detto di dirti che ti aspetta nel suo ufficio" abbasso gli occhi sul pavimento, annuendo.
"Vale. Gracias Marta" proseguo, mentre sento lo sguardo della Riccia addosso.
"Que?" Chiedo guardandola, mentre lei scuote leggermente la testa.
"Cos'è successo adesso?" Sorrido per il suo ottimo sesto senso, per poi guardarla dritta negli occhi.
Verde nel marrone.
"Solo...odio che abbia preso il mio posto. Quel carcere l'ha cambiata. Me l'ha portata via" si ferma di botto, e io faccio la stessa cosa. Mi prende il viso, obbligandomi a guardarla, per poi scuotere leggermente la testa.
"Lei lo ha fatto per te. Non devi odiarlo"
"Sarei dovuta andare io"
"E cosa sarebbe cambiato? Sareste in questa situazione in ogni caso, perché tu non saresti più tu. O magari saresti morta. Sappiamo entrambe quanto Zulema sia più forte di te. Non puoi negarlo..." annuisco, abbassando la testa e ammettendo per la prima volta questa cosa a me stessa.
"Lo ha fatto perché era consapevole di questo. E se quel posto ha tolto cosi tanto a lei, non oso immaginare cosa avrebbe fatto a te. Non devi odiare la sua scelta, dovresti ringraziare che l'abbia fatta" ci guardiamo intensamente per l'ultima volta, per poi staccarci. Lei va in ascensore, diretta negli uffici generali, dove lavora, lasciandomi qua a pensare.
Mentre raggiungo lo studio di Zulema penso e ripenso alle parole della Riccia, capendo quanto abbia ragione.
Non posso fargliele una colpa se è cambiata così.
Noto che sta sbraitando contro uno dei suoi avvocati secondari, facendomi accelerare il passo.
Apro la porta, con ancora in mano i bicchieri di Starbucks, attirando la sua attenzione.
"Cosa succede?"
"Che ho degli avvocati incompetenti"
"Ma avvocato Zahir, la filiale vuol-"
"Gabriel...le consiglio di uscire. Parleremo di questa cosa in seguito" dico notando l'espressione profondamente irritata di Zulema, che chiude gli occhi, abbassando la testa.
Lui annuisce, per poi uscire dall'ufficio, passandomi accanto.
Chiudo immediatamente la porta, per poi avvicinarmi a lei, aprendo le braccia.
"Sei impazzita Zulema?"
"Sono solo..." si ferma, sedendosi, con le mani incrociate poggiate sulla scrivania.
"Stanca" dico io, finendo la sua frase, mentre lei apre gli occhi guardandomi e sorridendomi.
"Si" sorrido di rimando, per poi avvicinarmi a lei, girando intorno alla scrivania.
Le porgo il bicchiere di caffe che ho preso anche per lei, per poi guardarla.
"Anche io sono stanca" faccio nuovamente il giro, per poi sedermi sul divano, a distanza da lei, cominciando a bere.
"Possiamo parlare?"
"Non abbiamo un caso?" Dico interrompendola, senza nemmeno guardarla, mentre continuo a sentire il suo sguardo addosso.
Sospira, per poi avvicinarsi, con in mano una cartellina che subito mi porge, sedendosi accanto a me.
Sparge i fogli bianchi sul tavolo di vetro davanti a noi, per poi espormi il caso.
"Angeles Horpus, è accusata dell'omicidio del marito" mi passa le immagini dell'uomo ucciso a colpi di pistola sul pavimento.
"Perché la incolpano? Ci sono gia prove?"
"È la prima sospettata perché non si sa dove fosse in quel momento, non vuole dircelo, e poi perché le sue impronte sono state trovate sull'arma del delitto. Quest'ultima era accanto all'uomo al momento del ritrovamento"
"Cazzo" sussurro, accarezzandomi la fronte con una mano.
"Esatto"
"Come la credi?"
"Te lo dirò dopo il colloquio che abbiamo con lei in carcere oggi pomeriggio" annuisco, guardandola, e per un attimo i nostri occhi non riescono a mollarsi.
La voglia di baciare quelle labbra morbide mi invade, ma allo stesso tempo ricordo il bigliettino che ha sconvolto i miei pensieri.
Sono confusa.
Ho due pensieri in conflitto tra loro.
Si avvicina piano, poggiando una mano sulla mia coscia, e il mio respiro diventa pesante, mentre i miei occhi fissano le sue labbra.
"Non posso..." dico ad un millimetro da lei, per poi alzarmi, andando sul balcone che presenta l'ufficio.
Mi segue, prendendomi un polso.
"Lasciami del tempo per capire come dirti tutto"
"Capire? Zulema non c'è qualcosa da capire. Se non me lo vuoi dire un motivo ci sarà. Hai paura di farmi male con la verità? Ti sei innamorata di Katrina?"
"Ma cosa stai dicendo?" Dice con il viso corrucciato, guardandomi con sgomento.
"Allora non me lo spiego"
"Fa male a me. In quel carcere...Ho incontrato il mio passato. Un passato che credevo di non dover affrontare mai. Credevo che non ci fosse alcun passato" aggrotto le sopracciglia, non capendo fino in fondo le sue parole, cosi enigmatiche.
"Zulema devi spiegarmi meglio. Non capisco niente se parli in codice"
"E lo farò...ti prego dammi tempo" la guardo, con gli occhi lucidi e la voglia di abbracciarla.
Scuoto la testa per un momento, per poi fare un piccolo scatto in avanti, unendo le nostre labbra.
Rimangono attaccate per qualche secondo, per poi cominciare a muoversi insieme.
La sua bocca si apre leggermente, facendomi capire che vuole approfondire il bacio, cosi lo faccio anche io.
Le nostre lingue si intrecciano, e sento le sue mani stringermi a se dal bacino.
"Dammi solo...tempo. Ti prego Maca. Fidati di me"
"Non riesco a togliermi dalla testa le immagini di te e Katrina"
"Non ci sono andata per amore...e nemmeno per interesse personale...ma devi darmi un attimo per metabolizzare quello che ti devo dire" annuisco, un po incerta, per poi sentire un bacio rapido posarsi sulle mie labbra.
"Lavoriamo?" Dice, facendomi sorridere, per poi entrare dentro all'ufficio con lei a seguito.

𝙻𝙰 𝙻𝙴𝙶𝙶𝙴 𝙳𝙴𝙻𝙻'𝙰𝙼𝙾𝚁𝙴 -𝚉𝚄𝚁𝙴𝙽𝙰-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora