Capitolo 60 (𝑃 𝑎 𝑠 𝑠 𝑎 𝑡 𝑜)

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(MACA's POV)

Me ne sto seduta sulla poltrona che ho in camera, fissando la pioggia attraverso la finestra, che cade nel silenzio della notte.
Ho davanti a me dei fogli per un caso a cui stiamo lavorando, ma non è complicato come gli altri.
Sono passati tre giorni da quando abbiamo risolto l'ultimo caso, quello di Angeles Horpus, ma ancora Raquel non ha scoperto chi è stato ad uccidere suo marito.
Zulema.
Ancora non mi ha parlato, e ci sono stati solo piccoli baci occasionali, a causa del troppo lavoro e del fatto che abitiamo in case diverse.
Vorrei che si fidasse abbastanza per rivelarmi ciò che è successo all'interno di quel carcere. A parlato di passato, e di qualcosa che non credeva di possedere. Non so di cosa si possa trattare, ma vorrei poter sapere per aiutarla. Vorrei anche sapere cosa è successo con Katrina, e capire perché c'è andata a letto, a quale scopo.
Il campanello mi fa sussultare, risvegliandomi dei miei pensieri. Chiudo la cartellina, sistemando i fogli, per poi camminare verso la porta d'ingresso, con i piedi scalzi a contatto con il pavimento freddo.
Il clima sta cambiando rapidamente, e l'estate sembra ormai essere passata completamente. Indosso dei pantaloncini neri e corti, per via del riscaldamento, ma sopra ho un maglioncino bianco.
Apro la porta, e rimango sorpresa di chi sia, aprendo leggermente la bocca.
"Zulema..."
"Posso entrare?" Guardo dentro casa, e poi lei, per poi annuire, spostandomi lateralmente.
"Certo" mi sorride, per poi entrare, mentre io chiudo la porta, seguendola verso il divano.
"Ci sediamo?" Dice, e io le sorrido, per poi sedermi accanto a lei.
Ci guardiamo un po, poi la sua mano si alza, accarezzandomi il viso.
"Come stai?"
"Bene. Tu?"
"Ora meglio...ero un po nervosa. Volevo vederti" sorrido, abbassando il viso.
"Sono venuta anche per dirti che Raquel ha trovato l'assassino?" Faccio scattare i miei occhi nei suoi, credendo che ci sarebbe voluto molto più tempo.
"Davvero?"
"Si. È stato suo figlio. Era a conoscenza della violenza domestica che il padre infliggeva alla madre ogni giorno. Voleva strapparla da quella realtà. Cosi è entrato in casa, e sapendo dove fosse la pistola, l'ha presa, sparandogli subito dopo quando è stato scoperto. Ha confessato tutto durante l'interrogatorio. Non voleva ucciderlo, ma sentiva di dover proteggere sua madre" ammusisco, per poi passarmi una mano sul viso.
Rannicchio le gambe, tirandole sul divano, per poi appoggiare la testa allo schienale.
"Wow"
Ride leggermente, mentre si alza. Seguo ogni suo singolo movimento, e noto che si toglie la giacca, appoggiandola su una sedia, per poi dirigersi in cucina.
Aggrotto leggermente le sopracciglia, non capendo cosa stia facendo, per poi vederla tornare con una bottiglia di vino bianco e due calici.
"Come sapevi che c'era..."
"Intuito" dice con una smorfia, mentre io sorrido, girando gli occhi al cielo.
"Cosa festeggiamo?" Chiedo, mentre lei apre la bottiglia, riempiendo un po i bicchieri.
"Diciamo...la nostra fuga dalla realtà"
"Mh?" Chiedo aggrottando le sopracciglia, non sapendo minimamente a cosa si riferisca.
"Apri la mia borsa" lo faccio, e trovo una busta trasparente, con dentro dei biglietti aerei.
"Zulema...scherzi?" Dico, continuando a leggere e rileggere la destinazione.
"No..." noto che appoggia entrambi i calici, per poi mettersi seduta accanto a me, prendendomi i biglietti dalle mani e appoggiandoli accanto a lei sul divano.
"Voglio andarmene da qua. Voglio staccare un po. E voglio che tu venga con me...sempre se vuoi" dice, e io la guardo per qualche secondo, sorridendo, per poi abbracciarla, stringendo forte.
"Certo che voglio Zule" sussurro, e sento le sue mani posarsi sulla mia schiena, accarezzandomi.
"Ma come facciamo con i casi?"
"Ci penseranno Saray e Alta. Noi abbiamo una settimana tutta nostra" sorrido, e le prendo il viso, accarezzandolo, per poi avvicinarmi piano, cosi come lei.
Le nostre labbra si incontrano nel mezzo, e rimangono attaccate per qualche secondo, immobili, per poi cominciare a muoversi.
Le sue mani mi tengono dalla vita, e sento come mi tira attaccata a se, mentre le nostre lingue si trovano, intrecciandosi. La voglia di averla mi sta facendo impazzire, e la mia mano prova ad entrare sotto la sua maglia, ma lei subito la prende, riportandola sul suo viso, mentre non smettiamo di baciarci.
Mi tira, facendomi salire a cavalcioni sulle sue gambe, per poi continuare a toccarmi e baciarmi.
Le sue labbra scendono sul mio collo, mentre le mie mani accarezzano la sua testa, con le dita tra i capelli neri.
"Mh..." lascio un mugugno, mentre le sue mani entrano sotto il mio maglioncino.
Mi accarezza un po la pelle, che so essere calda, per poi staccare le labbra.
"Beviamo quel vino?" La guardo, e sorrido, per poi annuire, capendola. Aveva già detto di essere nervosa, e rispetto questo momento.
Le passo uno dei calici, mentre io prendo l'altro, per poi brindare.

𝙻𝙰 𝙻𝙴𝙶𝙶𝙴 𝙳𝙴𝙻𝙻'𝙰𝙼𝙾𝚁𝙴 -𝚉𝚄𝚁𝙴𝙽𝙰-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora