Capitolo 4

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Di fronte a me ho mio padre, che mi ha abbandonato sette anni fa. Impeccabile nel suo completo elegante. Mi ricordo mio padre, la sera in cui ricevette la chiamata... i giorni che passavano ed io che lo vedevo sempre di meno, a sentirlo sempre meno, fin quando non scomparve nel nulla. Da bambina consideravo mio padre il mio eroe, la persona di cui mi sarei potuta sempre fidare, la persona che stimavo di più.

 Nonostante l'assenza di una forma paterna al mio fianco, sono sopravvissuta lo stesso. Non posso dire di esser stata circondata da persone che mi amassero. Al mio fianco rimase solo mia madre, i miei due ex migliori amici mi abbandonarono, come ha fatto lui. 

Sono pietrificata, non so cosa dire. Non sembra invecchiato di una virgola. I capelli un tempo neri, adesso sono brizzolati.  Ha qualche ruga sul viso snello e ben tracciato. Gli occhi non sono cambiati. Quell'azzurro intenso che tanto adoravo guardare, adesso mi fa provare un senso di vuoto e malinconia. Viene verso di me per accarezzarmi una guancia, ma prontamente mi allontano prima che lo faccia. Da una parte sono felice di vederlo dopo tutto questo tempo, ma dall'altra no. Ho tante domande da fargli.

Perché mi ha abbandonato? Gli sono mancata? Che cosa è successo con la mamma? 

<< Hope, come stai? >> domanda. Che cosa dovrei dirgli?

-Bene papà, la prossima volta quando hai intenzione di sparire, mandami un fax...-

<< Stavo meglio prima >> rispondo in tono acido.

<< Fiorellino io... >> mormora triste. 

Mi diede quel soprannome quando ero piccola. Dietro casa mia, a Los Angeles, c'era un campo fiorito. Da bambina ogni weekend ci andavamo e ci divertivamo a rincorrerci e sdraiarci sui prati verdeggianti e rigogliosi di fiori. Guardavano il cielo e davano delle forme alle nuvole. Mi piaceva cogliere i fiori per poi portarli alla mamma. Papà mi metteva sempre una margherita in mezzo ai capelli. Tornavo sempre a casa ricoperta di fiori su tutti i vestiti. Papà da quell'episodio incominciò a chiamarmi sempre fiorellino.   

Mi viene da piangere, mi mancano i momenti che passavo con lui. Mi manca lui, ma finché non avrò risposte, non potrò mai perdonarlo.

<< Hope, mi dispiace per tutto... non avrei mai voluto causarti altro dolore... so che adesso non capirai, ma...dovevo farlo. >> dice guardandomi con occhi tristi.

Che cazzo vuol dire "dovevo farlo"?

<< Stai scherzando spero, mi hai abbandonato, ci hai lasciati a me e alla mamma. Dopo quella sera, non mi hai mai più risposto al telefono. Ti ho chiamato, ti ho scritto...ma non ti sei mai fatto vivo. Non mi hai dato nemmeno nessuna spiegazione. Perché, perché?>> urlo ormai in lacrime, che prontamente asciugo. Lui non merita le mie lacrime, non merita di sapere cosa ho passato dopo che lui se ne è andato. Non merita manco il mio perdono.

Per adesso.

<< Ti prego Hope, ho bisogno solo di...>> inizia lui.

<< Di cosa? Di tempo? Hai già avuto abbastanza tempo, sette anni per l'esattezza, non ti sono bastati? >> lo interrompo bruscamente. 

Non ha nemmeno il coraggio di guardarmi: ha il capo chino sul pavimento e con mano tremante sta torturando i suoi capelli.

<< Mi dispiace, sul serio. So che adesso non capirai, ma forse un giorno...sì. L'ho fatto per te.>> dice guardandomi. 

Per me? Stronzate-.

Sto per sputargli addosso tutto il rammarico che ho nei suoi confronti, ma siamo interrotti dal rumore della porta di casa aprirsi vedendo spuntare la chioma bionda di Chloe. 

Odio e Amo - Non posso stare senza di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora