capitolo 1

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"sono Evah, E-V-A-H, devo dirlo in un' altra lingua per caso?" ripeto per la quarta volta al citofono dell'enorme grattacielo "mi scusi signorina ma io non ho nessuna Evah nella lista" risponde la voce maschile dall'altra parte.

Sbuffo sonoramente per cercare di non incenerire il portone in acciaio lucido, mantenendo sotto controllo tutto il nervoso che mi scorre nel petto. "Apra questo maledetto portone o lo manderò giù io a forza di calci" lo avverto scocciata avvicinando le labbra al citofono per farmi sentire meglio, nonostante io sappia benissimo che il poveretto dall'altra parte abbia una buona acustica.

  "Il signor Stark mi ucciderà" borbotta, e dopo un istante il rumore del portone aperto mi riempie le orecchie. Senza esitare entro lasciando che le porte trasparenti si chiudano dietro di me con un tonfo elegante.

"Posso prenderle il soprabito signorina?" un signore di mezz'età allunga le sue braccia verso di me "molto gentile" sorrido e gli porgo la giacca.

"Sa dove posso trovare la festa?" domando guardandomi attorno "deve prendere l'ascensore e arrivare all'ultimo piano, signorina" annuisco "grazie ancora, buona serata" saluto il signore, e con passo svelto raggiungo le porte di vetro, che chiudono l'ascensore. Premo il bottone accanto ad esso e con velocità le porte si allontano così da permettermi di entrare.

"ci metterò più tempo a salire con questo aggeggio di quanto io ne abbia impiegato per arrivare qui" borbotto sotto voce, facendo scivolare le mani lungo le pieghe del vestito dorato, che si sono formate mentre aspettavo che quel maledetto ragazzino mi aprisse il portone.

"Maledetto damerino, maledetto, maledetto" mentre impreco contro il poveretto, l'ascensore si ferma lentamente, e con la stessa calma le porte si aprono.

Come al solito la sobrietà di Tony  Stark si fa notare; Le note della musica rimbalzano da una vetrata all'altra, facendo quasi vibrare il pavimento color rame, che da quanto scintilla fa dubitare del fatto di essere resistente a un tacco a spillo. Potrebbe frantumarsi sotto i tuoi piedi da un momento all'altro.

La gente che mi è intorno fa sicuramente parte di qualche grande impresa, o più probabilmente sono agenti dello S.H.I.E.L.D.

mi guardo intorno per cercare il banco-bar. Lo scintillio emanato dalle bottiglie di vetro, ancora stracolme di alcol mi indica il piccolo tratto di strada da percorrere, e senza pensarci due volte, con un gesto veloce afferro il mio vestito tirandolo su, così da non rischiare di cadere e fare una grossa figuraccia davanti alle poche persone presenti.

"Potrei avere un Martini per favore?" domando gentilmente alla ragazza dai capelli rossi, impegnata a cercare qualche bottiglia "si, ma solo perché hai detto per favore" acconsente ridacchiando.

"Oh ringrazio che mi abbiano insegnato le buone maniere, perché non saprei come affrontare una serata alla Stark Tower senza il miglior Martini di sempre" esclamo, mentre la ragazza si gira, i suoi occhi ancora mi ignorano, ma riconoscerei quella grazia nei movimenti e il suo modo di parlare ovunque.

"Non c'è miglior Martini di quello dei Roman-..." lei inizia a parlare "... di quello dei Romanoff" finisco io la frase, che avrò sentito ripetuta almeno un centinaio di volte.

Quando le sue iridi verdi mi scrutano per la prima volta, si mette a ridere "che diavolo ci fai qui?" mi domanda inclinando la sua chioma rossa di lato. Scavalca con facilità il bancone per venirmi a stringere in un abbraccio. Il suo profumo di violette e bergamotto mi inebria le narici, facendomi tornare nel passato, a qualche anno prima.

Afferro il mio bicchiere di Martini, allontanandomi dal dolce abbraccio e me lo porto alle labbra " ho sentito che voi Avengers vi divertite a fare il culo ai cattivi, e quindi ho deciso di aggregarmi" spiego poggiando i gomiti nudi sul top in marmo nero con le venature dorate. " piccola peste" sussurra Natasha ancora con il suo solito sorriso sul volto.

Back to New York||Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora