capitolo 63

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Il sonno idilliaco che mi stava cullando fino a qualche istante fa viene interrotto burberamente dal rumore del cigolio della porta che si spalanca e si richiude velocemente. Spalanco gli occhi mettendomi a sedere sul letto, stretta intorno alla coperta di lana e ancora nuda dopo la notte precedente.

Bucky mi fissa come se fossi ricoperta di sangue dalla testa ai piedi. Come se si fosse scordato che ero lì dentro. Mi giro a guardare fuori dalla finestra. Il sole è abbastanza alto, a tradire che siamo quasi allo zenit. Ritorno a guardare il soldato con il presentimento di ciò che è successo attaccato alla pelle nuda.

Mi alzo furiosa afferrando dal borsone lanciato sulla poltrona un maglione e un paio di mutande e me le infilo distrattamente. Mi metto davanti a lui che mi fissa senza parole. Osservo la ferita rossa e violacea che gli occupa lo zigomo e il rivolo di sangue che gli scende vivido dalla tempia.

"Perché?" ringhio stringendo i pugni lungo i fianchi. Rimane in silenzio cercando di mascherare il dolore che si cela dietro il colpo che ha preso alla testa. Afferro il bavero della sua giacca trascinandolo fino al bagno. Accendo la luce e lo obbligo a sedersi sul bordo della vasca, sbuffando in preda a una rabbia frustrante che mi si agita nello stomaco.

Sospira togliendosi la giacca nera quando gli rivolgo un'occhiata fulminante nel momento che gli torno incontro con cotone e disinfettante. "Siete andati senza dirmi nulla" sibilo tra i denti versando abbondante disinfettante sul cotone bianco.

Glielo poggio delicatamente sullo zigomo, senza far trapelare il tremolio che si impadronisce delle mie mani a vedere le ferite sul suo viso così bello e mozzafiato. Rimane silenzioso stringendo le labbra tra i denti per non farmi vedere che la ferita brucia sotto il liquido di cui è impregnato il cotone.

"Perché?" ripropongo la domanda osservando il cotone colorato di rosso scuro per poi buttarlo nel cestino ai miei piedi. Sospira, cercando di evitare il mio sguardo che gli si punta addosso impertinente e indagatore.

Afferro l'altro pezzo di cotone e comincio a pulirgli il sangue incrostato sul lato della fronte e che scende sulla tempia. "Perché dormivi così profondamente, come se non lo facessi da giorni, e io non ho avuto la forza e la volontà di svegliarti per portarti in un incontro che doveva essere non più di una missione per raccogliere informazioni" dopo un lungo sospiro mi espone la sua scusa.

Indurisco lo sguardo su di lui, strisciando involontariamente più forte il cotone sulla tempia. Strizza gli occhia quell'aumento di forza, e io mi obbligo a fermarmi, ormai che il viso è pulito e le ferite disinfettate. "E allora perché sei ricoperto di sangue?" domando sprezzante, cercando di nascondere il tremolio delle parole.

"Perché ci hanno attaccato" risponde a monosillabi ruotando le spalle, facendo guizzare i muscoli delle braccia quasi del tutto scoperte. "Sei veramente un deficiente." sputo acida nascondendomi il viso tra le mani che cerco di non far tremare per la rabbia.

Il terrore di averlo potuto perdere ed essere rimasta a dormire come se nulla fosse. "Io faccio parte di questa squadra, e tu non puoi impedirmi di partecipare alle missioni solo perché ti sembro stanca. Avete rischiato. Perché?" Scaccio barbaramente una lacrima dal viso, per puntare i miei occhi glaciali su di lui.

Ricambia lo sguardo stringendo le dita intorno al bordo bianco della vasca. "Perché avevi bisogno di riposo. Lo vedo che tenere quei muri alzati intorno a tutti noi ti affatica, ti stanca. Conosco ogni segnale del tuo corpo, ogni tremito e ogni guizzo degli occhi. Riesco a capire quando sei allo stremo. Ma tu non lo dici mai perché sei troppo orgogliosa per ammetterlo, ma io di certo non ti porto alla stregua solo perché sei più testarda di un mulo" sbotta mantenendo però un tono calmo a pacato.

Puntello le mani sui fianchi lasciando uscire un sospiro dalle labbra, rimanendo in silenzio perché non saprei cosa ribattere alla verità di quelle parole. A volte mi scordo di quanto bene Bucky mi conosca, di quanto sia in grado di capirmi meglio di quanto faccia io stessa.

Back to New York||Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora